Giovanni Conso, Salvatore Settis e Giorgio Napolitano (foto LaPresse)

Metti l'art. Settis a pagina 24

Redazione

Ecco dove sono finite le belle intemerate per la Costituzione di L&G

Ecco, ci siamo, erano appena sei ore che non usciva un appello allarmato, una lettera accorata, e francamente cominciavamo a preoccuparci: va bene che Barbara Spinelli è emigrata a Strasburgo, e va bene che Sandra Bonsanti costeggia solo costituzionalisti della statura di Matteo Salvini e Roberto Calderoli (“con la Lega raccogliamo firme contro la riforma del Senato)”, ma era davvero con il groppo in gola che da un po’ ci chiedevamo che fine avesse fatto Libertà e Giustizia. Non avranno pensato mica di lasciarci soli? E la Costituzione? E la deriva autoritaria? E il caro Beppe Grillo? E la volgaritè tracimata sul corpo delle donne? E insomma, qualcosa ci mancava. Dove sono finiti mai i nostri cari professoroni, gli adorabili, dove sono finiti Zagrebelsky e Stefano Rodotà, dove sono i castigamatti d’Italia, dov’è Nadia Urbinati? Aridatece Roberta De Monticelli!

 

Ma ecco, finalmente, quando ormai quasi disperavamo, ecco brillare, ieri, in fondo in fondo a pagina 24 di Repubblica, nel folto della carta, insaccato tra lo sport e la rubrica delle diete estive, ecco, ecco finalmente, ecco il professore Salvatore Settis. Ah, che goduria. “Caro Matteo Renzi le scrivo com’è diritto di ogni cittadino…”. Tutto un fregarsi di mani indignate, che bello: e Renzi che non ha vinto le elezioni perché il suo 40 per cento è in realtà un 25 per cento; e Renzi che malgrado ciò, buzzurro, pretende di governare; e Renzi, sciagurato, che si concentra su “questioni di ingegneria istituzionale”; e Renzi che se ne impipa, impipone, della Costituzione più bella del mondo. E poi, ancora, Renzi che se ne cale del “diritto al lavoro (art. 4)”, “della funzione sociale della proprietà (art. 42)”, “della pari dignità sociale dei cittadini (art. 3)”, “della garanzia per tutti a un’esistenza libera e dignitosa (art. 36)”, “del diritto alla cultura (artt. 9, 21, 33)”, “del diritto alla salute (art. 32)”… E qui purtroppo Settis s’è dovuto fermare. Ma solo perché gli era finita la Costituzione. Giusto lo spazio per un’ultima bella domanda, ma di quelle serie, dritta al punto: “Vale la pena dilapidare l’eredità della sinistra in un abbraccio mortale con Berlusconi mediante un patto i cui contenuti precisi non vengono resi pubblici?”.  Bravo. Ecco. Finalmente gliele hai cantate. Ora una domanda la facciamo noi a Settis: e dei chip impiantati sotto pelle ne vogliamo parlare?

Di più su questi argomenti: