Robin Williams

Il posto in paradiso di chi ci fa ridere

Mariarosa Mancuso

Robin Williams lo ha fatto, e bene. Molto meno con la melassa. Diamo addio al simpatico alieno Mork proveniente dal pianeta Ork di “Mork & Mindy”, serie televisiva di culto per i ragazzi degli anni 80.

In paradiso era sicuro di andarci (anche a noi piace pensare che lassù abbiano un occhio di riguardo e posti prenotati per chi ci ha fatto ridere). Aveva anche pensato alla scena, e la raccontava in uno dei suoi spettacoli da stand up comedian, il sesto grado della comicità: da solo sul palco con un microfono, gli spettatori già pronti alle pernacchie, ai mormorii, al gelido silenzio che fa tornare scornati dietro le quinte. Robin Williams immaginava che Dio lo avrebbe accolto dicendogli “c’è ancora un posto in prima fila”. Accompagnandolo nella sala da concerto dove stavano per esibirsi Mozart e Elvis Presley.

 

Diamo addio al simpatico alieno Mork proveniente dal pianeta Ork di “Mork & Mindy”, serie televisiva di culto per i ragazzi degli anni 80. Era apparso per la prima volta in una puntata di “Happy Days”: di rosso vestito e ignaro dei rituali di corteggiamento umani, toccava a Fonzie svezzarlo. Robin Williams si era presentato al provino già in parte, accomodandosi sul divano del produttore Garry Marshall con la testa affondata nei cuscini. Scritturato all’istante. Come si conviene a un giovanotto uscito con il massimo dei voti dalla Julliard School. Quattro anni da extraterrestre perplesso davanti agli usi e ai costumi americani possono stroncare una carriera, tenendo conto che in quegli anni il salto dal piccolo al grande schermo era molto più difficile di adesso. Non per Robin Williams. Nel 1980 Robert Altman lo volle come Braccio di Ferro in “Popeye” (Olivia era Shelley Duvall). Nel 1987 era il dj Adrian Cronauer in “Good Morning Vietnam” di Barry Levinson: sboccato e in guerra con le autorità, teneva allegre le truppe al fronte. (Lo ha fatto anche nella vita, non solo al cinema: nel 2003 dava spettacoli per i soldati in Iraq).

 

Piena confessione: non abbiamo amato tutti i suoi film. Il clown “Patch Adams” (diretto da Tom Shadyac) ci fece fuggire per eccesso di nasi rossi e melassa sentimentale. A vedere il professore che in “L’attimo fuggente” di Peter Weir invitava a strappare le pagine dei libri abbiamo avuto un momento di furia: già tutti pensano che per diventare poeti basta un cuore sensibile e una ragazza che ti lascia, figuriamoci se a rilanciare questi cascami di romanticismo ci si mette pure un film immediatamente diventato di culto. Meglio ricordarlo da comico stralunato, in “Il mondo secondo Garp” di George Roy Hill, tratto dal romanzo di John Irving: Garp non voleva far lo scrittore per vocazione, bensì per conquistare la ragazza dei suoi sogni. Da venditore di auto che si improvvisa negoziatore in “Cadillac Man”, quando Tim Robbins irrompe nel salone e minaccia una strage. Da strizzacervelli in “Will Hunting - Genio ribelle”: il ruolo – scritto dai quasi debuttanti Matt Damon e Ben Affleck – che fece vincere a Robin Williams un Oscar come attore non protagonista. Avremmo voluto vedere per intero i suoi spettacoli teatrali, non solo i brandelli che stanno su YouTube. Non è da tutti affittare (con i propri soldi) il Metropolitan di New York, salire sul palco e sparare battute a ripetizione.

 

Cambiando accenti e personaggi, non risparmiando niente e nessuno. “Sono stato una volta a un talk-show tedesco, e una signora mi ha chiesto: ‘Signor Williams, perché pensa che la Germania non sia una terra di comici?’. Ho risposto: ‘Ha mai riflettuto sul fatto che le persone divertenti le avete uccise tutte?’”. Scherzava anche sulle dipendenze che lo avevano portato a disintossicarsi in clinica (meno sul fatto che aveva incontrato John Belushi allo Chateau Marmont prima del cocktail fatale: sta scritto nei rapporti di polizia). “La cocaina è il modo scelto da Dio per dirti che hai troppi soldi”. E sui numeri dei comici, da qui il consiglio: “When in doubt, go for the dick joke”, mettici una battuta sul sesso. La sua preferita era: “Dio ha dato agli uomini un cervello e un pisello, ma sangue sufficiente per irrorare uno solo dei due”. Ce n’è anche per le minoranze: “Due rapinatori gay hanno fatto irruzione in casa mia e hanno risistemato il mobilio”.

 

Da poco Robin Williams era tornato in televisione con una serie tutta sua, “The Crazy Ones”. Storie e follie di pubblicitari alla “Mad Men”, nella Chicago di oggi, con Sarah Michelle Gellar di “Buffy l’ammazzavampiri”. In onda sulla Cbs dal settembre dell’anno scorso, è stata cancellata per scarso successo dopo la prima stagione. Succede, e chi lavora nello spettacolo dovrebbe farci il callo. Ma nessuno la prende bene.  

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