Haider al Abadi è il nuovo primo ministro dell'Iraq (Foto Ap)

Il nuovo premier dell'Iraq è al Abadi. Maliki mobilita i suoi soldati

Redazione

Il presidente Masoum lo ha incaricato di formare un nuovo governo. Si teme però il golpe del premier uscente che schiera le sue truppe a Baghdad. Gli Usa: "I raid non basteranno per sconfiggere lo Stato islamico". Mogherini propone di armare i pesh merga curdi.

Il presidente iracheno Fouad Masoum ha nominato il viceportavoce del Parlamento, Haider al Abadi, nuovo primo ministro con il compito di formare un esecutivo entro 30 giorni. In mattinata, l'Alta corte dell'Iraq dato il via libera a une terzo mandato del premier uscente Nuri al Maliki. Secondo il tribunale, il leader sciita, dopo le passate elezioni, aveva la maggioranza adeguata per essere incaricato dal presidente di formare un nuovo esecutivo. Ciononostante, fonti dell'Alta Corte avevano smentito qualunque comunicato ufficiale.

 

Nelle ultime ore, il blocco dei partiti sciiti che si opponevano a Maliki, aveva trovato un accordo per proporre al Abadi come nuovo premier. L'annuncio dato da lui stesso via Twitter, creando ulteriore tensione a Baghdad. Maliki aveva infatti ribadito di non avere alcuna intenzione di fare un passo indietro, sebbene fosse stato accusato di adottare politiche settarie e discriminatorie verso le minoranze (mettendo così in crisi l'alleanza con gli Stati Uniti). In un discorso televisivo, Maliki aveva ripetuto che la carica di premier gli spettava di diritto. Poche ore dopo, secondo Abadi, Maliki avrebbe ordinato alle forze speciali a lui fedeli di occupare i punti strategici di Baghdad. Il Presidente iracheno Fouad Masoum aveva fatto slittare la scadenza per la nomina del nuovo primo ministro, e Maliki lo aveva minacciato di fare ricorso alla Corte Suprema accusando Masoum di aver violato la Costituzione. Si era quindi diffuso il sospetto che Maliki stesse organizzando un golpe, tanto che le guardie che proteggono la Green Zone, il quartiere dove sorgono i palazzi delle istituzioni, erano state messe in allerta. Dopo la sentenza dell'Alta Corte, ora, lo scenario potrebbe mutare nuovamente con il presidente Masoum vincolato costituzionalmente a nominare Maliki, malvisto dai sunniti e soprattutto dagli Stati Uniti.

 

Per Washington, infatti, la soluzione del caos in cui versa il paese deve essere politica. Finché non si creerà un nuovo governo e un primo ministro non sarà nominato, secondo Obama, l'Iraq non potrà attuare politiche inclusive. Intanto, grazie all'intervento militare statunitense in Iraq, i combattenti curdi sono riusciti a sferrare un contrattacco contro lo Stato islamico riconquistando due cittadine strategiche nel nord del paese. Una di queste, Gwer, è tornata sotto il controllo dei pesh merga, i combattenti curdi, poco dopo uno dei bombardamenti americani che hanno distrutto la postazione di un mortaio e alcuni mezzi blindati. I curdi hanno inoltre conquistato la cittadina di Mahmour, a mezz'ora di strada da Erbil, la capitale del governatorato curdo minacciato dall'avanzata dei jihadisti.

 

Anche sul monte Sinjar, dove la minoranza yazida è stata costretta a fuggire per via del massacro perpetrato dallo Stato islamico, i bombardamenti americani hanno portato a effetti positivi. Dopo cinque raid aerei, i pesh merga sono riusciti a scortare gli yazidi fino alla cittadina curda di Fishkhabour, al confine con la Siria. Tuttavia, come hanno specificato dalla Casa Bianca, i bombardamenti di questi giorni, così come quelli che seguiranno, difficilmente potranno creare un corridoio umanitario sicuro per permettere una via di fuga alle decine di migliaia di yazidi ancora intrappolati sulle montagne. "Si tratta di una missione focalizzata, non di una vasta campagna militare", ha tenuto a specificare il Tenente Colonnello Ed Thomas, portavoce dello Stato maggiore americano. "I nostri obiettivi sono limitati", ha aggiunto facendo capire che lo Stato islamico non potrà essere sconfitto dai raid aerei.

 

Gli Stati Uniti potrebbero inoltre fornire ai pesh merga curdi armi e munizioni per continuare la controffensiva contro lo Stato islamico. La notizia, riportata dall'Associated Press, non è stata smentita dalla Casa Bianca. "Non possiamo andare nel dettaglio. Abbiamo molte alternative allo studio in questo momento", ha riferito in merito un funzionario dell'Amministrazione Obama. L'Italia nel frattempo ha chiesto all'Alto rappresentante della politica estera europea, Catherine Ashton, di convocare con urgenza un Consiglio dei ministri degli Esteri dell'Ue per affrontare la crisi in Iraq, quella libica e quella di Gaza. "Siamo contro qualsiasi intervento armato in Iraq", ha detto il ministro Federica Mogherini, "ma l'Ue dovrebbe fornire ogni tipo di assistenza e aiuto ai curdi" per arrestare l'avanzata dello Stato islamico.