La maggior parte delle donne ha bisogno soprattutto di una sensazione tattile reale

Come fossi una bambola

Julie Beck

Breve storia del sesso di plastica. Da Pigmalione all’iPhone passando per Dalí e le (leggendarie) nazi-mannequin.

Pubblichiamo ampi stralci dell’articolo “A (Straight, Male) History of Sex Dolls” di Julie Beck pubblicato sull’Atlantic il 6 agosto

 

La storia di Pigmalione è questa: uno scultore crea una statua dalle sembianze di una bella donna. La statua è così bella che lo scultore si innamora di lei, prega per farla diventare reale, vede realizzato il suo desiderio e da allora vive felicemente per sempre. Sin dalla sua prima apparizione nelle “Metamorfosi” di Ovidio la storia è stata ripresa innumerevoli volte in “Pinocchio”, “Frankenstein”, “My Fair Lady” e nel remake “She’s all That” degli anni Novanta. L’origine di queste storie è tutto nel mito di Ovidio. Il vero erede moderno di Pigmalione potrebbe essere Davecat, un uomo che vive nel sud-est del Michigan con tre lussuose bambole sessuali. Il suo primo acquisto, che ha chiamato Sidore Kuroneko, lo considera sua moglie. Le altre due bambole, Elena e Muriel, sono solo amiche intime. Anche se non le ha scolpite, quelle bambole sono creazioni di Davecat. Ha progettato i loro corpi prima che fossero fabbricati e ha immaginato la loro personalità dopo il loro arrivo. “Non c’è mai stato un momento in cui le bambole fossero un oggetto per me”, mi ha detto quando abbiamo parlato lo scorso anno. Davecat è di sicuro uno dei più noti proprietari di queste moderne bambole gonfiabili – con all’attivo un blog, varie apparizioni sui media, documentari, e spot pubblicitari – ma fa parte di una comunità che si chiama iDollators. Lussuose bambole anatomicamente perfette che vengono usate dai proprietari per il sesso, per l’amore, l’arte e la compagnia.

 

Se Pigmalione vivesse in questo mondo, niente di tutto questo gli sarebbe estraneo. Secondo il libro “The Erotic Doll” di Marquard Smith, capo ricercatore al Royal College of Art’s School of Humanities, nella storia originale di Ovidio si trova qualche rifermento al fatto che lo scultore non fosse solo innamorato della statua ma che avesse fatto anche del sesso con lei. In tutta l’antichità classica si trovano racconti di amori con statue. Per esempio il retore greco Ateneo scrisse di un uomo che ebbe una relazione fisica con una statua di Cupido. Per prendere un esempio più recente, nel 1877 un giardiniere è stato beccato mentre tentava di divertirsi con una riproduzione della Venere di Milo.

 

Nel corso della storia, gli uomini che non avevano accesso alle bellissime statue – ma con una tendenza ad avere rapporti fisici con degli oggetti a forma di donna – hanno inventato vari modi. I marinai hanno spesso utilizzato delle bambole di pezza per le fornicazioni, conosciute come dame de voyage in francese e dama de viaje in spagnolo. Nel moderno Giappone, le bambole da sesso sono conosciute come “mogli olandesi” – in riferimento ai burattini da masturbazione di cuoio cuciti a mano dai marinai olandesi del 17esimo secolo, quando mercanteggiavano con i giapponesi. Sebbene le bambole dei marinai erano solo sostituti generici delle forme femminili – generiche forme femminili – in alcuni casi gli uomini hanno creato delle bambole come controfigure di donne specifiche.

 

Nel 1916, dopo che l’artista austroungarico Oskar Kokoschka era stato piantato dalla sua amante, la pianista e compositrice Alma Mahler, scrisse di aver “perso ogni voglia di passare di nuovo attraverso il calvario dell’amore” (questo è un ritornello che i possessori di bambole gonfiabili si sono ripetuti per secoli). Egli però desiderava ancora Mahler, tanto da fornire alla sua sarta alcune istruzioni incredibilmente dettagliate perché cucisse una replica a grandezza naturale della sua amata, specificando non solo il suo aspetto ma perfino come avrebbe dovuta essere al tatto la sua pelle. Gli storici non sanno cosa sia successo dopo che Kokoschka ha ricevuto la bambola. Una cosa è certa: era estremamente pelosa, e il rivestimento in “pelle” ricordava più un peluche che una donna. Qualcuno dice che l’artista fosse rimasto “rapito” lo stesso dal suo oggetto; altri dicono che rimase deluso. Kokoschka lo ha comunque disegnato diverse volte, e, secondo alcune testimonianze, alla fine la distrusse a una festa, oppure la bruciò o la seppellì nel suo giardino.

 

Ma il preludio alla moderna bambola sessuale è l’arte mannequin creata da surrealisti come Man Ray e Salvador Dalí. Un lavoro chiamato “Mannequin Street”, in mostra all’Esposizione Internazionale del Surrealismo alla Galerie des Beaux-Arts nel 1938, comprendeva 16 manichini vestiti da diversi artisti, mentre la “Rainy Taxi” di Dalí era un manichino dalle sembianze femminili, mezzo svestito, sul quale strisciavano lumache vive. Man Ray una volta ha detto che i surrealisti non solo avevano riempito queste opere di erotismo, ma che avevano personalmente “violato” i loro manichini. Una leggenda metropolitana narra che Adolf Hitler accusò uno dei suoi comandanti delle SS di progettare bambole sessuali per i soldati tedeschi durante la Seconda guerra mondiale, per impedire loro di placare la loro sete con donne non ariane. Vero o no, l’origine commerciale della bambola del sesso si trova proprio in Germania. La bambola Bild Lilli – inventata nel 1950 e ispirata alla protagonista di un fumetto chiamata Lilli, sexy ed esplicita – era una bambola di quasi 30 centimetri non penetrabile. Nel suo libro “The Sex Doll: A History”, Anthony Ferguson chiama la Bild Lilli “una caricatura pornografica”. Anche se commercializzata solo per adulti, la bambola è ampiamente citata come fonte di ispirazione per la Barbie.

 

Negli Stati Uniti le bambole sessuali hanno iniziato a essere pubblicizzate sulle riviste porno attorno al 1968, quando divenne legale vendere dispositivi sessuali via posta. A partire dal 1980 sarebbero state reperibili nella maggior parte dei sexy shop – anche quelle gonfiabili, più adatte per un regalo alla festa di una confraternita che per fare realmente sesso con qualcuno. “L’attenzione e la cura nella produzione era concentrata soprattutto nelle aree di penetrazione, bocca, vagina e ano”, scrive Ferguson, ma “la bambola gonfiabile non è adatta per sopportare un certo peso e le cuciture si deteriorano con l’utilizzo”. Il realismo e l’uso delle bambole sessuali hanno avuto un gigantesco balzo in avanti sul finire degli anni Novanta, quando l’artista Matt McMullen ha iniziato a lavorare su un manichino in silicone molto realistico e a documentare i suoi progressi sul suo sito. Dopo poco ha iniziato a ricevere email in cui gli utenti chiedevano se il manichino fosse… anatomicamente corretto. A quel tempo non lo era. Ma la domanda era lì, e così McMullen ha fornito l’offerta.

 

E’ così che è nata la RealDoll. Dopo uno scherzo-choc durante il quale Jock Howard Stern fece finta di fare sesso con una bambola durante il suo programma radiofonico, la società di McMullen crebbe rapidamente, e ora vende dalle 200 alle 300 bambole personalizzabili all’anno. La maggior parte delle bambole di McMullen sono donne. Fa un piccolo numero anche di quelle maschili, ma ci sono meno opzioni per la loro personalizzazione, e rappresentano solo il 10 per cento delle vendite. “Come artista, sono sempre stato attratto dalla forma femminile, è per questo che il mio soggetto era quello”, dice McMullen, “le forme femminili sono state la mia musa”. McMullen insiste col dire che le donne reali non hanno nulla da temere dalle sue bambole. “L’imitazione è la più sincera forma di adulazione. Se penso che le bambole potrebbero sostituire le donne o minacciarle? Assolutamente no”.

 

Nel corso della storia – da Pigmalione e la sua sposa di marmo fino a Oskar Kokoschka e la sua compagna pelosa – i creatori e gli utilizzatori di bambole sessuali sono stati prevalentemente, se non esclusivamente, uomini eterosessuali. […] Due sono le domande che questo problema solleva: “Perché non ci sono donne che usano bambole del sesso?” e poi: “Perché tanti uomini attratti da loro?”. Alcune risposte sono puramente pratiche. Per esempio solo il 25 per cento delle donne può raggiungere l’orgasmo con il solo sesso vaginale, il che rende una bambola lontana dall’ideale di efficienza di un giocattolo del sesso. Inoltre, se parliamo delle RealDoll e simili, tutti quelli con cui ho parlato mi hanno detto che sono pesanti (una RealDolls femmina pesa tra i 75 e i 115 kg). Alcuni lo dicono timidamente, altri lo dichiarano realisticamente, ma c’è un consenso generale su un fatto: le bambole sono difficili da manovrare per molte donne.

 

Ci sono poi alcune osservazioni da fare sulla differenza di masturbazione tra uomini e donne. Nel suo libro del 1936 “Studies in the Psychology of Sex”, lo psicologo inglese Henry Havelock Ellis ha scritto che gli uomini sono più visivi, mentre le donne sono più fantasiose e si basano di più sul senso del tatto. Sia Smith che McMullen hanno confermato questo giudizio, e, tenendo conto delle differenze individuali, sembra una spiegazione abbastanza plausibile del perché la maggior parte delle bambole – come la maggior parte del porno – sono realizzate pensando al piacere degli uomini. La maggior parte delle donne ha bisogno soprattutto di una sensazione tattile reale, mentre agli uomini piacciono le cose che sembrano reali. Quando un uomo si dà da fare con una bambola, soprattutto una di quelle moderne con la pelle in silicone e l’espressione quasi umana, è più facile pretendere che anche lei lo voglia.

 

Ci sono alcune donne che comprano le bambole femminili. Ma McMullen dice che molte di loro le comprano assieme al compagno – o con l’intenzione di vestirle e giocarci come fossero manichini fashion: “A un sacco di donne piacciono le bambole perché sono come le Barbie a grandezza naturale”, dice.

 

Barbara, una sessantunenne piccola imprenditrice della California, è una delle poche donne che fa parte della comunità di iDollator. Dice che ha sentito parlare per la prima volta delle bambole perché alcune persone le utilizzavano per ingannare le carpool lane (corsie preferenziali con passeggero). Poi ha visto Davecat in tv, lo ha contattato e lo ha trovato “estremamente accogliente”. La comunità accoglie membri di sesso femminile, pur essendo prevalentemente maschile, dice. Barbara e suo marito possiedono quattro bambole, che lei dice di usare solo per la fotografia, anche se non ha “la minima riserva verso chi le utilizza per il loro proprio scopo”. “Le femministe sembrano inorridire di queste bambole, il che mi lascia perplessa, da femminista”, mi ha detto Barbara in una email. “Dicono che le bambole ‘rendono degli oggetti’ le donne perché sono così belle che le donne reali non possono competere con loro”.

 

La maggior parte delle femministe, però, probabilmente non si oppone perché è preoccupata di partecipare a un concorso di bellezza con le bambole. La denuncia riguarda gli uomini che trattano le donne come oggetti – ignorando sentimenti e vedendole come meri strumenti da utilizzare per fini egoistici. Le bambole sessuali sono oggetti; sono anche oggetti che si possono possedere. E questi oggetti che puoi possedere sono modellati, praticamente da sempre, per assomigliare alle donne. La sessualità è un appetito, non diverso dalla fame, ma trattiamo i dispositivi utilizzati per il soddisfacimento del proprio appetito in modo diverso. Se i proprietari di una bambola non fanno male a nessuno, perché dovremmo condannare qualcosa che è fondamentalmente solo masturbazione? Eppure le bambole gonfiabili conservano qualcosa di sporco, anche se altri giocattoli del sesso come i vibratori sono diventati più mainstream. Questo perché le bambole evocano domande su sesso e potere, mentre i vibratori no.

 

Secondo Smith, qualsiasi tipo di comportamento sessuale non riproduttivo è sempre stato considerato perverso. Oggi però molte persone sono d’accordo con il sesso non-riproduttivo. Siamo meno inclini ai legami emotivi che non sono socialmente produttivi, e quindi sembra che il disgusto sia più forte per quel piccolo sottoinsieme di uomini che sostengono di avere delle relazioni sentimentali con le loro bambole, piuttosto che usarle per il sesso. Ci aspettiamo che un rapporto sia basato su un mutuo consenso, una sorta di uguaglianza e reciprocità che è impossibile avere con una bambola. Per sua natura, il rapporto è unilaterale. Ma ci sono bambole realistiche che spesso ispirano affetto, e anche devozione. Alcuni uomini assegnano personalità e gusti alle bambole che progettano (le bambole di Davecat hanno anche degli account Twitter), e parlano di loro come si farebbe di un convivente. “C’è genuina empatia”, scrive Smith: “Quello che i tedeschi chiamano Einfühlung, entrare nei sentimenti di un altro”. L’amore per una propria creazione, però, è anche, in un certo senso, l’amore di sé, narcisismo. “Questo è il motivo per cui gran parte di esso ha a che fare con la masturbazione”, dice Smith. “Non sono cose scollegate”. Narcisistico o meno, un certo tipo di legame può portare all’isolamento. Smith sottolinea che, soprattutto nell’èra della tecnologia, le relazioni intime con gli oggetti non sono così infrequenti. “Pensate al modo in cui usate il vostro iPhone”, dice. “Lo prendi, lo accarezzi, lo scorri. Lo tieni vicino all’orecchio mentre parliamo. E’ una parte di te, un’estensione di te”.

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