La senatrice Cattaneo (Foto Lapresse)

Eugenisti a vita

Giuliano Ferrara

Spiace polemizzare con la senatrice Cattaneo, ma in fatto di eterologa sembra Orwell risciacquato in Svezia.

Non abbiamo mai fatto polemiche rozze sui senatori a vita, ma ci era sembrato che Elena Cattaneo, ricercatrice di buona formazione, giovane e donna, coinvolta nella polemica, che la sua parte culturale e civile perse ai voti, del referendum sulla fecondazione assistita, fosse una scelta sbagliata. Non sapevamo fino a che punto avessimo ragione e quanto ella stessa si sarebbe presto incaricata di dimostrarlo. In una breve intervista al Corriere sulla questione della possibilità di scegliere per occhi e pelle del nascituro un donatore compatibile ad esclusione di tutti gli altri, cioè la sanzione finale dello spirito eugenetico di varie sentenze che ora diventano legge, la senatrice ha inanellato una serie di platitudes che non onorano la sua cultura, la sua esperienza, il suo rango politico e istituzionale. Prima ha lodato la ministra Lorenzin, della Salute, perché parlando in Senato ha limitato all’aspetto del diritto sanitario, con esclusione delle altre questioni rilevanti, l’illustrazione del decreto che introduce la nuova variante eugenetica del figlio à la carte. E l’ha lodata per questo atteggiamento reticente dicendosi sorpresa, ché “sembrava di stare in Svezia”. La Svezia è forse un modello di welfare, ma è un inferno etico, e comunque è risibile affidarsi a un idolo luterano di cultura e organizzazione sociale con tanta spocchia e tanto disprezzo per radici diverse, le nostre, che hanno anch’esse una loro profondità e dimensione rispettabile, o dovrebbero averla nelle parole di un senatore a vita compos sui. Il vezzo poi di scavalcare le Alpi, lasciarsi alle spalle il Mediterraneo e le civiltà del sud europeo, per bagnarsi soddisfatti nella spa del nord europeo e nelle sue acque gelide, è quanto di più banale, roba da treno, si possa immaginare.

 

Poi la senatrice Cattaneo ha criticato la posizione, nascosta dalla Lorenzin al Senato ma presente nelle sue interviste ai giornali, contraria alla garanzia di compatibilità genetico-razziale che i centri del desiderio di aver figli richiedono pressantemente (com’era ovvio da principio e come qui fu denunciato senza toni isterici). Ed è arrivata non solo una ulteriore caduta di gusto e di cultura, è arrivata proprio la nullità argomentativa e la brodaglia del pregiudizio come presunti elementi di un’opinione spacciata per solennemente democratica. “La compatibilità tra coppia ricevente e donatori del colore di occhi e pelle” – dice la Cattaneo – “è nella natura delle cose”. Un figlio bianco e con gli occhi azzurri è un diritto. Da domani anche chi adotti deve poter portare al peso, come si fa con i cavalli, i bambini adottati (conseguenza logica). Cattaneo aggiunge, mostrando i danni cerebrali dell’alleanza di esperti e pseudoscienziati con la mentalità corrente: “Studi in merito sottolineano che anche questo sia un bene da garantire”. Infine la solita positio della summa dei faciloni e noncuranti: “Diversamente, le coppie continueranno ad andare all’estero”. La Svezia copia-incolla come criterio legislativo massimo. Non manca un esempio di tolleranza: “Si potrebbe (condizionale, ndr) eventualmente lasciare la libertà di non conoscere la compatibilità di colore di pelle e occhi a coloro che non lo vogliono sapere”. Se proprio non vuoi un campione della razza che più ti piace, se proprio decidi di avere un figlio in provetta eterologa, ma come Dio comanda, allora l’Autorità orwelliana potrebbe eventualmente consentirtelo.

 

Non so se è chiaro. In meno di dieci anni, nonostante una strategica e storica sconfitta popolare della posizione faustiana di provetta selvaggia, malgrado sia stata salvata nelle urne una legge equilibrata e molto umana che le sentenze emesse in nome dei desideri troppo umani hanno stracciato alla faccia della democrazia liberale, in meno di dieci anni un solone della Repubblica, sconfitto allora nell’argomentazione e nell’agorà, ora ripropone, e nel modo più sciatto, senza nemmeno preoccuparsi problematicamente di quello che dice, il pregiudizio favorevole all’eugenetica.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.