Silvio Berlusconi (foto Ap)

“Tranquillo Matteo, ghe pensi mi”

Salvatore Merlo

Il Cav. e Renzi si vedono per tre ore, Forza Italia brontola ma non molla il Nazareno. L’Italicum marcerà, sennò tutti al voto sereni.

Governare dall’opposizione, stare all’opposizione ma governando. Nel giorno in cui Silvio Berlusconi a Palazzo Chigi dà una pacca sulle spalle a Matteo Renzi e gli dice “tranquillo ci siamo qui noi”, il suo partito, Forza Italia, diventa un travolgente festival barocco della parola, impastato com’è di protesta e di assenso, di urletti e di singhiozzi, di gioia e di dolore. E dunque c’è Renato Brunetta che sparge polvere urticante con lampo soddisfatto: “Caro Matteo, adesso con i gufi come la mettiamo?”. E c’è Maurizio Gasparri che bolle tumultuosamente come una caldaia: “Non possiamo non rilevare l’inadeguatezza di Renzi. Le imprese sono al palo, i consumi fermi, gli ottanta euro un boomerang”. E insomma Forza

 

Italia, in superficie, sembra vivere d’ondeggiamenti della volontà e viene osservata da alcuni amici di Renzi con la stessa curiosità che si deve alle cose bizzarre, al riformatore che non vuole riformare, al costituente che non vuole scrivere la Costituzione, come l’uomo che scambiò sua moglie per un cappello, un caso per il neurologo Oliver Sacks: “Guarda, guarda gli alleati di Renzi che attaccano Renzi”. Ora avversari, ora conniventi. Ma questa è la superficie. E lo stesso premier ragazzino, che ogni tanto sbuffa dispettoso per le intemerate di Brunetta, per le apparizioni televisive di Minzolini, per i tuìt di Capezzone, tempo fa ha rivelato così, ai suoi collaboratori, lo strano caso di Forza Italia: “Io parlo solo con Berlusconi. E Berlusconi mi ha spiegato tutto. Sull’economia mi romperanno le scatole. Devono. Ma niente di serio”. E Berlusconi, tre giorni fa, a Palazzo Grazioli, richiesto da alcuni suoi bellicosi cortigiani di commentare i dati economici, a un certo punto ha allargato le braccia: “Terribili, certo. Ma Renzi è lì da sei mesi. Cerchiamo d’essere obiettivi, non c’entra niente lui”. E insomma la sindrome forzaitaliana, con l’altalena dei suoi sgangherati contegni, forse conferma semplicemente l’ambigua complicità tra Berlusconi e Renzi, che si sono voluti incontrare ieri a Palazzo Chigi, proprio nel giorno in cui sarebbero divampate le fredde fiamme dei numeri e delle previsioni di crescita dell’Istat.

 

Si sono abbracciati quasi a mo’ di sfida, l’uno avvinghiato all’altro, sempre più soci nel marasma e sempre più necessari, il giovane al vecchio, il vecchio al giovane, legati nel tramestio della contesa parlamentare, nelle baruffe con la sinistra declinante, nel gestire gli sbalzi della terzana politica, e infine nella trama d’una legge elettorale intessuta a misura di Cavaliere e di Rottamatore. Così si sono stretti la mano di fronte a Gianni Letta e Lorenzo Guerini, e hanno parlato per tre ore con l’aria di quelli che s’intendono, condividono un codice. “Ci vediamo tra un mese”, si sono detti dopo aver concluso che le soglie di sbarramento si possono abbassare ma non tanto come vorrebbero Vendola e Alfano.

 

Si rivedranno, dunque, a settembre, quando la legge elettorale entrerà nel vivo del balletto parlamentare, quando entrambi pensano di poter chiudere con profitto una partita senza alternative. E Berlusconi, a un certo punto, con ottimismo ludico, si è persino lasciato andare a confessioni sul futuro. “Se tu fossi in difficoltà, sappi che si può anche andare a votare con il proporzionale”, ha detto il Cavaliere a Renzi, rivelando una subordinata per lui sempre valida. “Ma la riforma elettorale è meglio farla. Sui nostri voti puoi contare. Sto aspettando la sentenza di Strasburgo, mi assolveranno. Vedrai. Tra qualche anno potrei anche ricandidarmi”. E nei loro colloqui il potere politico valica il confine della propria naturale solitudine partigiana e si adatta, in una sofistica e ribalda contrattualità di rapporti, alla convivenza complice. E insomma “quei due si amano”, esagera Daniela Santanchè. “Noi facciamo le riforme con Renzi ma stiamo anche all’opposizione. Siamo fuori della maggioranza, ma siamo con Renzi tutta la vita”.

 

E la Pitonessa dice così, mentre in realtà, tutt’intorno, in Parlamento e a Palazzo Grazioli, a casa di Raffaele Fitto e nello studio di Brunetta, nei corridoi di Forza Italia, tutti fanno baruffa con Renzi a nome del Cavaliere. Il caos è il naturale di Berlusconi. Apparire, sparire, disegnare spirali, confondersi e confondere, per poi risolutamente decidere in un intreccio esuberante di commedia.

  • Salvatore Merlo
  • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.