Sergio Marchionne (foto LaPresse)

Addio senza incentivi

Redazione

L’uomo è di quelli che non tradiscono mai, almeno a livello di comunicazione schietta e fuori dalla retorica. Ieri, qualche ora prima che il governo presentasse con l’ottimismo che è nello stile del presidente fiorentino i dieci punti per sbloccare l’Italia, l’amministratore delegato di Fiat-Chrysler Sergio Marchionne ha detto la sua.

L’uomo è di quelli che non tradiscono mai, almeno a livello di comunicazione schietta e fuori dalla retorica. Così ieri, qualche ora prima che il governo presentasse con l’ottimismo che è nello stile dell’altro uomo, il presidente fiorentino, i dieci punti per sbloccare l’Italia, e ogni punto ha il suo bel nome mediatico, da “sblocca edilizia” a “sblocca reti”, l’amministratore delegato di Fiat-Chrysler Sergio Marchionne ha detto la sua:  “Spero che il governo non decida incentivi per il settore auto. Non voglio incentivi perché drogano il mercato. Non chiediamo niente ma non vogliamo ingerenze nel mercato. Lasci che il mercato vada dove vuole”.

 

Libertà di fare, senza i troppi paletti e le trappole tese da sindacati e altre reti di interesse consociativo. E in cambio la rinuncia, quasi sprezzante, senz’altro insofferente, a quel sistema di consorterie tra stato e azienda che ha minato. Così l’ad di Fiat, Sergio Marchionne, sulle proposte annunciate dal ministro Maurizio Lupi a sostegno del comparto. E questo nonostante l’annuncio ventilato nei giorni scorsi dei possibili incentivi avesse dato un aiuto positivo alle azioni Fiat in Borsa. Le parole schiette del manager italo-canadese segnalano che non è questa la crescita industriale che il gruppo automobilistico ormai transatlantico vuole per sé. Una notizia ottimista e positiva, nel giorno in cui ieri, nell’ultima assemblea di Fiat, o anzi meglio Fca – Fiat Chrysler Automobile – a Torino ha sancito il definitivo trasferimento  del cuore del gruppo automobilistico tra Usa, Regno Unito e Olanda.

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