Padre Paolo Dall'Oglio

Ebrei e cristiani uniti nella persecuzione

Emanuel Segre Amar

"Vorrei ricordarvi un fatto che fu distorto dai media italiani, che non considerano “politicamente corretto” chiamare terrorista chi a mano armata attacca chiese e prende in ostaggio dei frati, quello sacerdote gesuita Paolo Dall'Oglio". La lettera al Foglio di Emanuel Segre Amar, vicepresidente della comunità ebraica di Torino.

Vorrei ricordare - oltre al fatto che Israele è il solo paese del medio oriente in cui le comunità cristiane, non solo non sono minacciate, ma godono di completa libertà religiosa e sono cresciute in numero - oltre ai continui assalti jihadisti ai cristiani, ora che di Ebrei da perseguitare non ne hanno piú, in tutti i paesi musulmani del medio oriente e dell’Africa -  vorrei ricordarvi un fatto che fu distorto dai media italiani, che non considerano “politicamente corretto” chiamare terrorista chi a mano armata attacca chiese e prende in ostaggio dei frati - vorrei ricordarvi l’assalto a mano armata dei terroristi arabi alla Chiesa della Natività, il 2 Aprile 2002, dove i terroristi del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, un gruppo marxista cosiddetto “laico”, rimasero asserragliati con i frati in ostaggio per 39 giorni (frati che, come poi confermò Padre Pizzaballa, il Custode di Terrasanta, erano ostaggi). La chiesa fu dissacrata, urinarono e defecarono ovunque, compreso sul sacrario e cosparsero i muri di scritte in Arabo che dicevano “Prima [ci occupiamo de] il Popolo del Sabato, poi [di] quelli della Domenica”, un proverbio molto diffuso in medio oriente…di cui i media italiani in genere "si dimenticarono” di riferire.


 
Il nostro pensiero va anche al Sacerdote gesuita Paolo Dall’Oglio, che da circa trent’anni viveva in Siria, da cui fu espulso nel 2012 da Assad per aver parlato con dei ribelli, ma vi fece ritorno nella zona controllata dai terroristi islamici e fu rapito il 29 Luglio 2013.  Da allora non se ne hanno piú notizie. Proprio ieri era un anno dal suo rapimento.

 

Una sorte migliore, visto che è vivo e libero, toccò al giornalista de La Stampa Domenico Quirico, rapito dai terroristi islamici il 9 Aprile 2013. Fu “trattato come un animale”, secondo le sue stesse parole riportate dai media soprattutto stranieri e fu poi liberato l’8 Settembre 2013.  Da allora si dedica a sensibilizzare sulla questione dell’islamismo e sulle minacce al mondo occidentale da esso provenienti, ancora una volta nel quasi totale silenzio mediatico italiano.

 

Il conflitto siriano ha da tempo superato i 200.000 morti e molte comunità cristiane sono state eliminate con pulizia etnica e massacri.  Gli Ebrei li avevano già eliminati negli anni ’50-’60-’70.

 

Il conflitto iracheno di morti ne ha fatti oltre un milione e anche lí le comunità cristiane sopravvivono quasi solo nella zona curda. Gli Ebrei, oltre 150.000, li avevano già eliminati negli anni ’50.

 

Recentemente, anche la millenaria comunità di Ninive, città del Profeta Giona a Mosul, è stata ripulita e la moschea dov’era la tomba di Giona è stata fatta saltare in aria dalle forze del califfato, che considerano da distruggere tutti i segni di ogni civiltà che preceda l’Islam, poihé per loro si tratta del tempo della Jahiliyyah (Arabo: جاهلية‎ ǧāhiliyyah/jāhilīyah): cioè il tempo dell’ignoranza del vero insegnamento divino, cioè TUTTO ciò che precede l’Islam... stessa ragione per cui hanno distrutto le sculture mesopotamiche in Iraq, la sinagoga plurimillenaria con la tomba del Profeta Elia in Siria, e in Afghanistan avevano distrutto ogni segno di altra religione che li precedeva, cosí come in Terra d’Israele, sin dal 1996, hanno ripetutamente distrutto la Tomba di Giuseppe, il figlio di Giacobbe, a Shchem (conosciuta in Italia col nome arabo Nablus) e hanno distrutto - in barba agli accordi di Oslo che ne prevedevano la conservazione e il libero accesso, mai garantito de facto, agli Ebrei - la piú antica sinagoga al mondo, quella di Gerico, coi suoi preziosi mosaici.

 

Israele non è che la prima linea di questo fronte anti-jihadista e combatte per tutti noi.

 

Oggi bisogna veramente suonare l’allarme e reagire, soprattutto visto che molti imam, in lingue che troppi di noi ignorano, ammaestrano – anche in Europa - i giovani musulmani ad odiare gli “infedeli” (cioè in pratica ebrei e cristiani).  Non dimentichiamo che persino in occasione della tanto celebrata "riunione di preghiera” nei giardini vaticani, l’imam lí presente lesse al microfono davanti a tutti parti della fine della Seconda Sura, la Sura Al Bàqara, Aya (linea 286), del Corano, che dice (il video non censurato di al Arabiya ne è testimone, “Perdonaci, abbi pietà di noi, tu che sei il nostro guardiano e dacci la forza di sconfiggere gli infedeli”, messaggio ben compreso da ogni musulmano.  Altro che pace! Era un aperto richiamo al Jihad, per chiunque volesse capirlo… Come sempre, in Inglese parlano di pace per gli occidentali creduloni, mentre in Arabo fanno appello al loro dio che li aiuti nel Jihad, come fanno da secoli in occasione di ogni battaglia.

 

Ma le mire espansioniste dell'islam coinvolgono direttamente anche noi italiani: Roma è detta essere la quarta città santa dell'islam, perché le armate musulmane furono fermate alle sue porte quando tentarono di conquistarla; buona parte del meridione, la Sicilia e la Sardegna sono considerate terra islamica, così come lo sono Francia e Spagna. Ma tutte queste informazioni le troviamo nei paesi islamici, ma non le leggiamo nei nostri giornali, non le ascoltiamo nelle nostre televisioni.

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