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I mille e più morti della guerra nel cuore dell'Europa che solo ora riconosciamo

Paola Peduzzi

La guerra alla frontiera est dell’Europa ha causato, da metà aprile a oggi, millecentotrenta morti e tremilacinquecento feriti, quasi ottocento “desaparecidos” e centomila sfollati, secondo l’ultimo report delle Nazioni Unite.

Milano. La guerra alla frontiera est dell’Europa – quella guerra mai riconosciuta, mai affrontata, definita “asimmetrica” come per mettere le mani avanti, che si combatte tra l’esercito ucraino e i separatisti filorussi – ha causato, da metà aprile a oggi, millecentotrenta morti e tremilacinquecento feriti, quasi ottocento “desaparecidos” e centomila sfollati, secondo l’ultimo report delle Nazioni Unite. Le perdite tra i civili sono altissime, e in aumento nell’ultima settimana, dopo che è stato abbattuto l’aereo della Malaysian Airlines con i suoi trecento passeggeri risucchiati nel vuoto e schiantatisi a terra. Buona parte delle vittime è stata causata dall’esercito di Kiev – come ha sottolineato Mosca e come ripete a ciclo continuo Rt, la tv che gestisce alla grande l’immagine del Cremlino – che usa armi pesanti per riconquistare il territorio controllato dai filorussi.

 

I generali ucraini smentiscono, dicono che è vietato usare l’artiglieria nei centri abitati, ma i racconti delle persone lì, come registrato ancora ieri dal New York Times, portano a confermare le accuse all’esercito di Kiev (tranne che per quel che riguarda i rapimenti e le sparizioni, che pare una tecnica quasi esclusivamente adoperata dai filorussi). Il report dell’Onu non fa mistero di questa responsabilità, ma precisa il rapporto causa-effetto: i separatisti hanno creato una struttura parallela alle istituzioni esistenti in molte città importanti dell’est Ucraina, Kiev ha l’obiettivo di riportare sotto il suo controllo un territorio che sta dentro ai suoi confini. Il prezzo è molto alto, e l’insofferenza in queste città martoriate dagli attacchi e dalle nuove istituzioni (che rendono la quotidianità impossibile: provate a chiedere un banalissimo certificato di nascita) è così grande che molti esperti dubitano che la frattura con Kiev possa essere rimarginata quando la guerra sarà finita.

 

Ma può finire una guerra che non è mai nemmeno stata dichiarata, che si combatte su un confine identitario riconosciuto (e violato) geograficamente ma non ideologicamente? Due giornalisti di Reuters hanno pubblicato ieri un’esclusiva in cui raccontano di aver visto un “diario” di un missile terra-aria con scritte in cirillico – numero, provenienza, costruzione, mantenimento: 20 pagine di specifiche – con i suoi trasferimenti a cavallo del confine tra Russia e Ucraina, in direzione di Rostov, la cittadina a 50 km dalla frontiera, dove secondo gli americani vengono addestrati i separatisti. I reporter ammettono di non aver potuto verificare la veridicità del “diario”, quindi il legame diretto tra Russia e separatisti è ancora nell’ambito della “strong evidence”, ma non della certezza.

 

Gli americani mostrano immagini satellitari per provare il coinvolgimento della Russia nell’abbattimento dell’aereo civile e ora accusano  Mosca di aver violato il trattato del 1987 che vietava all’Urss di fare test missilistici (non è la prima volta, ma in questi giorni ha una rilevanza maggiore). Gli europei stanno adottando un pacchetto di sanzioni mai tanto duro con l’obiettivo di intensificare l’isolamento economico-finanziario di Mosca. Ma la polizia internazionale non è ancora riuscita a raggiungere la carcassa dell’aereo abbattuto: intorno si combatte, gli ucraini vogliono approfittarne per riconquistare le città perdute dell’est, i separatisti si difendono, tutti si accusano di voler alterare le prove nei pressi dell’aereo. Nessuno ha intenzione di fermarsi, ma a differenza della guerra, la pace non può essere asimmetrica.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi