All'angolo del Senato s'accascia il grillino dormiente, sfinito di rivoluzione

Marianna Rizzini

L’angolo buio del Senato e l’anfratto con divano e il corridoio con boiserie li conoscono bene, i poveri senatori a Cinque Stelle esausti e tramortiti dal prepartita prima ancora che dalla partita anti riforme che inizia oggi.

L’angolo buio del Senato e l’anfratto con divano e il corridoio con boiserie li conoscono bene, i poveri senatori a Cinque Stelle esausti e tramortiti dal prepartita prima ancora che dalla partita anti riforme che inizia oggi: sono quelli che vagolano distrutti alla ricerca di un caffè al bar dei dipendenti, piegati dalle sedute semi-notturne in commissione Industria (accadeva nei giorni scorsi); quelli con la valigetta colma di carte da leggere e sottolineare all’ora di cena; quelli che attraversano come ombre il cortile tra Palazzo Madama e Palazzo Carpegna, con la camminata ciondolante di chi è conscio di essere soltanto a metà giornata e di dover resistere, resistere, resistere (anche alla staffetta tra Grillo e Casaleggio e tra Casaleggio e Grillo, con relativi, repentini cambi di linea sul dialogo con il Pd, ultimo dei quali la “spiegazione” da dare in piazza ai cittadini sulla “battaglia” in “difesa della Costituzione”, come diceva ieri il senatore a Cinque Stelle Mario Giarrusso all’uscita della riunione congiunta dei deputati e senatori grillini con Beppe Grillo sceso a Roma). Sono i primi ostaggi dell’estate politica, i senatori a Cinque Stelle che, dice Giarrusso, “devono ancora decidere” come articolare il combattimento fuori dal Palazzo, avendone uno imminente all’interno, per giunta superati dalla tormentata Sel per numero di emendamenti anti-riforma messi in cantiere (duecento contro seimila).

 


La rivoluzione non viene dormendo, e dunque resistono pure al sonno che incombe sulle sere d’estate e di lotta, i travet dello stato di agitazione permanente: è un anno e mezzo che a casa Grillo ci si sbraccia contro gli “zombie” degli altri partiti, un anno e mezzo che si corre qui e là, in comizio e in Aula, facendo fronte presso la “base” ai numerosi “contrordine compagni” diramati dal quartier generale della Casaleggio&Associati. Solo che, sul più bello, fantasmi (se non zombie) si rischia di apparire in casa propria, sui divanetti dove i senatori in combattimento perpetuo contro il nemico impalpabile, prima, e palpabile, ora, si accasciano, ripiegati nelle giacche ma comunque intenti a rispondere all’oppositore su Twitter, provati dalla lotta di posizione su leggi che magari non c’entrano nulla con la riforma del Senato, e poi dalla grancassa telematica (c’è da controbattere al seguace esacerbato su Facebook, e  da disinnescare la gragnuola di “vaffa” che arrivano a chi si mostri più dialogante di Grillo se Grillo dialoga e meno dialogante di Grillo se Grillo non dialoga).

 

E insomma: c’è da chiedersi come faranno, i senatori a Cinque stelle, a fronteggiare l’aumentato carico di lavoro (anche auto-imposto), ora che Beppe Grillo annuncia la madre di tutte le proteste contro il premier “capitan rottame” che straccia la Costituzione (il comico chiama alla guerra pure gli “artisti” e gli “intellettuali” un tempo maltrattati via blog per la loro disponibilità a parlare con il Pd, e chiede loro di “prendere la parola” contro “le cose incredibili” che stanno per accadere – e meno male che Dario Fo si è messo avanti col programma, parlando di “leggi indegne” prossime venture e della situazione sempre più simile “a una farsa di Aristofane”). E chissà se basterà la presenza fisica di Grillo, a rinvigorire l’intendenza senatoriale che ha speso troppe energie preventivamente, e ora si aggira con la forza di volontà del naufrago che vede a malapena la riva (a differenza dei colleghi d’opposizione di altri partiti, meno giovani e più smaliziati). Ora che l’antesignano dei senatori a Cinque stelle appisolati (il Vito Crimi agli esordi, più di un anno fa) si fa notare per vigore dopo l’annuncio di rinnovata bellicosità grillina (non si dialoga anche se, come dice Grillo, sulla legge elettorale si va “avanti”), i più ligi tra i suoi colleghi fanno i conti con la durezza dell’essere “cittadino portavoce che apre la scatola di tonno”.

 

Hai voglia, ora, a conformarsi psicologicamente all’immagine dell’ultimo volantino a cinque stelle, quello che mostra un esercito di guerrieri simil-greci lancia in resta. Hai voglia a ridare spolvero all’“andate a casa” che (non senza disagio) si era creduto di dover accantonare per fare posto all’educato e pignolo tavolo della legge elettorale tra i cosiddetti “esponenti dialoganti” del M5s (il contestato Luigi Di Maio) e la delegazione del Pd. In attesa che le forze tornino, non resta che ingurgitare l’ennesimo tramezzino, conforto minimo per anime pensierose: chi fuma, chi sbadiglia, chi guarda il cielo che spunta dal cortile, chi sospira dietro la colonna vedendo Augusto Minzolini che parla con l’ex Cinque stelle Luis Alberto Orellana. E alla fine non si sa più a chi dare i resti, ché, nell’imminenza delle “guerriglie democratiche”, come le chiama Grillo, tocca pure discutere del dl Franceschini. Sbadigli.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.