Bambini a Gaza (foto AP)

Repellente appropriazione ideologica dei bambini di Gaza, e indebita

Giuliano Ferrara

La civiltà progressista occidentale promuove una sua crociata Unicef a favore dei bambini di Gaza, e figuriamoci se non sia lodevole la buona intenzione umanitaria, lo dico sul serio, ma ho delle domande.

La civiltà progressista occidentale promuove una sua crociata Unicef a favore dei bambini di Gaza, e figuriamoci se non sia lodevole la buona intenzione umanitaria, lo dico sul serio, ma ho delle domande. Siete o non siete gli stessi che i bambini abortiti, un miliardo e più in trent’anni, fanno bensì preoccupare (dico i migliori tra di voi) ma non fino al punto di promuovere politiche pubbliche contro l’aborto, non fino al punto di imporre una tregua al clash of absolutes, mettendo a discutere su come evitare gli aborti e la mentalità antinatalista i capi della pianificazione riproduttiva e demografica, annidati anche loro in cose tipo Unicef, e quelli che resistono nel mondo su una posizione pro life? Siete o non siete gli stessi che in nome della liberale fecondazione eterologa sono pronti a negare, nel caso delle madri single, una linea di paternità ai bambini? E a raddoppiare bizzarramente la loro paternità o maternità nel caso delle fecondazioni dentro coppie gay? Siete o non siete gli stessi che scambiano la maternità biologica, per quanto essa valga e forse qualcosa vale, con l’utero in affitto di una povera che cerca di fare reddito producendo quel che può? Siete o non siete gli stessi che chiudono un occhio o tutti e due quando si parli su larga scala asiatica di selezione per sesso dei bambini nascituri, con esclusione commerciale delle femmine? Siete o non siete gli stessi che sono disponibili ai sogni realistici dei piccoli dottori Faustus che vogliono usare i bambini come farmaco o come magazzino di pezzi di ricambio? Gli stessi che voltano le spalle di fronte al fenomeno dell’esclusione di bambini down o semplicemente non-biondi nella linea di produzione à la carte che deve sostituire l’attesa di una vita come prodotto d’amore?

 

Siccome siete gli stessi, consentitemi di non credere alle vostre raccolte di fondi per i bambini di Gaza. Ho troppo vivo il ricordo dei sassi, delle bottiglie, delle bombe carta e delle uova che mi avete tirato, con le mie compagne e i miei compagni antiabortisti, quando appena qualche anno fa i bambini erano l’oggetto di una lista autonoma e autofinanziata per la Camera dei deputati e di un’idea politica di riscatto del diritto alla nascita con una moratoria sugli aborti che non era carcere per le donne o interruzione clandestina delle gravidanze ma progetto liberale di sradicamento della cultura dell’aborto. Tra i linciatori a Bologna abbondavano ubriachi e portatori insani di kefiah, qualcuno di loro si sarà imbarcato per rompere l’embargo ad Hamas, ma l’embargo ai concepiti aspirati o resecati non è mai cessato, furoreggia come testimonianza di libertà femminile e di prepotere maschile. Anche nella chiesa cattolica, del tutto estranea alla mia crociata laica e dei miei, progredisce l’idea che gli atti d’amore, tra cui la fede, possano restare senza conseguenze. E voi festeggiate questa svolta nel momento in cui affettate una straordinaria preoccupazione per i bambini di Gaza. Che sono angeli, è appena ovvio, finiti stretti e ammazzati dietro lo scudo al terrorismo come vittime di guerra, ma non sono davvero i vostri beniamini più di quanto non siano i miei, e l’appropriazione ideologica ha qualcosa di repellente anche se con il timbro delle Nazioni Unite.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.