Barbara Spinelli (foto LaPresse)

Lo stupro alla Carta

Guido Vitiello

“Chi oltraggia la natura ora riscrive la Costituzione”. La Carta come novissima Justine nelle mani dei libertini, sul punto di essere stuprata. Le fantasie di Spinelli & Co. sulla Più Bella del Mondo e lo schema della “damsel in distress”.

Il 12 ottobre scorso, quando Libertà e Giustizia e altre associazioni convocarono a Roma il Pride dei feticisti della Costituzione – iniziativa encomiabile, perché ogni forma dell’erotismo umano deve poter esprimersi alla luce del sole – il cartello di un manifestante mi colpì al punto che nove mesi dopo son qui ancora a pensarci. Diceva così: “Lo stupro della Costituzione è femminicidio”. Lì per lì mi spinse a meditare sulla misteriosa Legge di Agglutinazione delle Scemenze, sulla facilità cioè con cui esse si combinano a formar grappoli e altre insolite figure, quando invece si fatica tanto a mettere insieme due o più idee intelligenti. Le cronache recenti offrono buone illustrazioni di questa legge maligna: c’è il deputato grillino Sibilia che paragona Gaza al Senato sotto le bombe renziane; e c’è Barbara Spinelli che associa in modo non meno allucinatorio la sentenza del processo Ruby all’eccidio di Via D’Amelio. Ma è anche per altre vie, più dirette, che l’articolo della Spinelli sul Fatto quotidiano del 23 luglio mi ha riportato alla mente quel cartello feticista, e precisamente per la chiusa in cui stabilisce un’analogia tra Sade e Berlusconi, tra libertinismo e sprezzo delle regole, sotto il titolo: “Chi oltraggia la natura ora riscrive la Costituzione”. La Carta come novissima Justine nelle mani dei libertini, sul punto di essere stuprata.

 


Intendiamoci, Barbara Spinelli è campionessa olimpionica nella disciplina della Citazione a Vanvera (ancora ricordo la tortura, questa sì sadica, che inflisse alla povera Cristina Campo, abusando del saggio sulla fiaba per commentare il patto del Nazareno e i processi di Berlusconi), ma in questo caso – o felix culpa! – il suo sproposito aiuta a illuminare un tema più profondo. Si direbbe che le fantasie dei feticisti della Costituzione obbediscano allo schema antichissimo della “damsel in distress”, la damigella in pericolo, archetipo letterario che da Perseo e Andromeda arriva attraverso i secoli fino a Superman e Lois Lane. Di solito, si tratta di liberare la giovane dalle grinfie di un mostro. Nel caso di specie, la Più Bella del Mondo è ostaggio dei due Draghi Nazareni, peccato solo che manchi l’Eroe soccorritore (di tanto in tanto i liberi e giusti s’illudono di ingaggiare Grillo per l’impresa, che è come dire addomesticare Calibano, e si è visto con che esiti). Ma questo immaginario allegorico della principessa e del drago ha avuto per secoli anche una declinazione politica, specie nell’età dei nazionalismi, quando la damigella era la Nazione e a tenerla prigioniera era il mostro invasore. In un bellissimo libro dedicato al tema, “L’onore della nazione” (Einaudi), lo storico Alberto Maria Banti menzionava una stampa francese del 1799 che fa tornare tutti i conti. S’intitolava “Costituzione dell’anno III… Stuprandomi tre volte hanno provocato la mia morte! Requiescat in pace”, e mostrava una Marianne in berretto frigio e a seno scoperto moribonda per le violenze sessuali subite, ossia per i tentati colpi di Stato. Un filo nascosto lega queste antiche raffigurazioni, il cartello del feticista in piazza, le raccolte di firme contro lo spaventapasseri della P2 e l’articolo della Spinelli. Ma accade – legge ancor più misteriosa – che l’Agglutinazione delle Scemenze, oltrepassata una certa soglia di complessità, sprigioni involontarie scintille d’intelligenza. E così la scelta di citare proprio il marchese de Sade ottiene di capovolgere l’intento allegorico; perché sappiamo bene che fine fa Justine – a suo modo una “damsel in distress” – a voler conservare inflessibilmente la propria virtù: è la stessa fine che rischierebbe di fare la Carta in mano ai sacerdoti e ai monaci che giurano di custodirla.

 


Tutti ricordano quel vecchio manifesto elettorale, “La Dc ha vent’anni”, sotto il quale una mano anonima aggiunse: “E’ ora di fotterla”. La Costituzione ne ha molti di più, e anche se i suoi focosi adoratori organizzano convegni dal titolo “A 65 anni è sempre più bella”, non ce la sentiamo di riproporre il consiglio. Ma ecco, senza per questo farne una Juliette, la sorella viziosa di Justine, non sarebbe ora, per il suo bene, che la più bella si lasciasse mettere un po’ le mani addosso?

 

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