Conquistato anche l'Hautacam, sorridi Nibali, il Tour è tuo

Redazione

Lo Squalo blinda la sua maglia gialla con un assolo di 10 km sull'ultimo arrivo in salita della corsa. Ha dimostrato per l'ennesima volta a scettici e malelingue che è lui il più forte e che cadute e ritiri non contano.

Nibali aveva davanti due strade. L'attesa, per dover di firma, per non dilatare troppo la classifica, oppure il sigillo, per rendere chiaro a tutti quello che era già ovvio, ovvero che il Tour è suo. Ha scelto la seconda, pennellata gialla, anzi giallissima, di superiorità ed eleganza. La salita di Hautacam è stata Scala del ciclismo, il palcoscenico del soliloquio dello Squalo dello Stretto. Un assolo di 10 chilometri, prima alle spalle del redivivo Chris Horner, 42 anni, nonno del Tour, poi a riprendere solitario Nieve, spagnolo d'assalto della britannica Sky, infine da solo al comando, un'accelerazione lunga una salita, per dimostrare che è lui il migliore, per fare tacere tutte quelle malelingue sempre pronte a sottolineare le assenze da cadute, quelle di Froome e Contador, ovvero chi doveva essere parte di quel terzetto di fenomeni che doveva monopolizzare il Tour.

 

Nibali non se l'è presa per la poca considerazione, ha sempre risposto con un sorriso a chi gli faceva notare l'evidente, chiuso a monosillabi i discorsi. Perché le parole sono inutili ed è la strada a contare. E la strada ha parlato di un corridore maestoso, la cui leadership non è stata mai messa in discussione. Perché è in maglia gialla dalla seconda tappa, perché oggi ha conquistato il quarto successo, il terzo in salita, perché la differenza l'ha fatta, quando c'era ancora Contador, anche sul pavé, sulle stesse pietre che hanno affossato il keniano-britannico e respinto il Pistolero. Vincenzo ha dimostrato di essere il più forte, il più completo, il più affamato. Il suo successo non è sindacabile, è editto, teorema inconfutabile. Lo Squalo ha divorato un Tour finalmente disegnato come una qualsiasi corsa a tappe, senza il monologo delle volate per una settimana, senza la dittatura delle cronometro, senza tappe in salita piatte all'inizio e mosse solo alla fine, così come è sempre stato per almeno un trentennio. E' stata una corsa mossa e nervosa, all'Italiana, un su e giù continuo, senza pause, che ha premiato il corridore che in assoluto si è dimostrato, sia nella carriera, che nella corsa, il più completo di tutti.

 

Alle sue spalle, a un minuto e dieci, le migliori leve del ciclismo mondiale. Thibaut Pinot, 24 anni, francese; Rafal Majka, 25 anni, polacco, Tejay Van Garderen, 25 anni, americano; poi il vecchietto, 37enne, Jean-Christophe Péraud, unico della vecchia guardia a resistere alla gioventù a pedali. Alle sue spalle i suoi futuri avversari per il gradino più alto del podio nelle prossime grandi corse a tappe. Perché Vincenzo ha 29 anni compiuti, e almeno 3 anni (e forse di più) di grande ciclismo davanti. Quelli che probabilmente non avrà Alejandro Valverde, 34enne, che oggi ha incassato un colpo che destabilizza, 2 minuti da Nibali, 50" dagli altri, che lo rende meno sicuro del podio, che forse ne segna il declino da corse a tappe: ha una cronometro lo spagnolo per provare a scacciare i giovanotti che vogliono mettergli le ruote davanti.

 

Nibali ha (quasi) vinto. Manca domani, sprint, dopodomani, cronometrano finale, poi sarà passerella sino agli Champs-Élysées dove sotto l'Arc du Triomphe, brillerà la sua maglia gialla. Forza Vincenzo. Te la sei meritata.

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