Il segretario di Stato americano John Kerry durante i colloqui con il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi oggi al Cairo (Foto Ap)

Kerry al Cairo. Cessate il fuoco lontano e Israele dice no a una tregua

Redazione

Sforzi diplomatici continui sull'asse Cairo-Doha. Il ministro Livni dice che "non c'è luce in fondo al tunnel". Un razzo di Hamas finisce vicino all'aeroporto di Tel Aviv. Ban Ki moon condanna l'uso da parte di Hamas di luoghi civili a scopi militari.

Israele continua a bombardare Gaza e afferma che nessun accordo per il cessate il fuoco è al momento probabile. Mentre il segretario di Stato americano John Kerry si trova al Cairo per riavviare il processo di mediazione dell'Egitto, il segretario generale delle Nazioni unite, Ban Ki moon è in Israele. Ma nella Striscia di Gaza il fitto lancio di missili non si è interrotto e Hamas ha risposto con il lancio di altri razzi, uno dei quali ha colpito un villagio non troppo lontano dall'aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv. Hamas ha chiesto una tregua di cinque ore per ragioni umanitarie ma Israele ha declinato la richiesta per motivi di sicurezza.

 

E' stata il ministro della Giustizia israeliano, Tzipi Livni a chiarire che "non si intravede una luce in fondo al tunnel", parlando delle possibilità di raggiungere un'intesa su un eventuale cessate il fuoco. Una soluzione che "non è vicina", secondo quanto ha riferito alla radio dell'esercito israeliano. Così, mentre Hamas festeggia annunciando la cattura di un soldato israeliano diffondendo il suo numero di matricola e i suoi documenti di identità, Israele ha annunciato di aver ucciso finora 183 militanti islamici. Dal lato palestinese il bilancio è di 546 morti, inclusi un centinaio di bambini. L'operazione di terra "Protective edge" ha invece causato la morte di 27 militari israeliani dall'inizio dell'offensiva dell'8 luglio scorso, tre volte il numero di vittime al termine della precedente invasione di Gaza nel 2008 e 2009.

 

Ban Ki moon, intervenendo in conferenza stampa con il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha condannato "l'uso di Hamas di luoghi civili a scopi militari", riferendosi alle scuole e alle moschee che i guerriglieri usano come avamposti per condurre gli attacchi. Contemporaneamente, la visita di Kerry al Cairo non sembra al momento lasciar trasparire possibilità di un accordo per una tregua. Il governo del presidente anti-islamista, Abdel Fattah al Sisi, del resto, ha da tempo dichiarato guerra ad Hamas e ai Fratelli musulmani. Il governo dei generali egiziani ha inoltre ripreso a chiudere i tunnel che mettevano in comunicazione l'Egitto alla Striscia di Gaza e attraverso i quali arrivavano anche generi di prima necessità. Il peso diplomatico egiziano sembra quindi ridimensionato e la trattativa vive una fase di stallo. Lo stesso Kerry prevedeva di restare al Cairo non oltre mercoledì mattina. Ma la volatilità degli eventi rende impossibile programmare tempistiche o nuov tappe in Medio Oriente. A quanto risulta, il segretario di Stato potrebbe decidere di volare in Qatar già domani. L'emirato è tuttavia un interlocutore ancor più complesso da affrontare, dato il suo appoggio e i suoi legami stretti con i movimenti islamisti e con Hamas.

 

Nonostante il 47 milioni di dollari in aiuti umanitari che Kerry ha promesso ai militanti palestinesi al rangiungimento di un'intesa, Hamas continua a chiedere la fine del blocco imposto a Gaza da Israele ed Egitto e il rilascio di diverse centinaia di prigionieri. Condizioni considerate inaccettabili finora sia da al Sisi sia da Netanyahu.

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