Culture war a Trento

Redazione

L’insegnante lesbica, le suore, la vita privata e la libertà di educazione.

Tiene banco sui giornali la vicenda di una professoressa di Trento che sarebbe stata licenziata dalla scuola cattolica paritaria in cui ha insegnato per cinque anni perché lesbica. Il caso della donna – “umiliata dalle suore” che dirigono la scuola – è arrivato al ministro dell’Istruzione, a cui l’insegnante ha chiesto “un reale controllo sui finanziamenti erogati alle scuole paritarie”. “Se c’è stata discriminazione sessuale agiremo con severità”, ha promesso il ministro. E ci mancherebbe. A maggior ragione se fosse vero che il licenziamento è avvenuto dopo un colloquio in cui la direttrice avrebbe fatto domande sulla vita privata della donna. E da queste colonne abbiamo senz’altro più titolo di altri nel difendere l’intangibilità delle vite private. Ma col passare del tempo sono emersi dettagli che fanno apparire la storia come una montatura grossolanamente ideologica. Innanzitutto, l’insegnante non è stata licenziata. Il suo contratto era scaduto a fine giugno, e il colloquio in cui le sarebbero stati chiesti particolari sulle sue preferenze sessuali è avvenuto due settimane dopo.

 

La donna non è ancora abilitata all’insegnamento, e pertanto difficilmente le sarebbe stato proposto un nuovo contratto, anche perché la scuola, in difficoltà economiche, deve tagliare i costi e privilegia chi l’abilitazione ce l’ha. Il colloquio, interlocutorio, è avvenuto “in vista di eventuali futuri contatti”, si legge in una nota dell’istituto. La domanda sulle preferenze sessuali della donna è stata fatta dopo le lamentele dei genitori per alcuni discorsi dell’insegnante sulla sessualità non in linea con il progetto educativo. Se così stanno davvero le cose, parlare di “discriminazione” appare fuorviante, e il tema potrebbe invece divenire un altro: può una scuola paritaria poter essere libera di far lavorare chi vuole, purché decida su basi professionali e culturali e non discrimini in base a richieste intrusive sulla vita privata?

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