Centrodestra con juicio

Redazione

Come ricostruire un’allenza politica seria nelle condizioni date

Il clima nel centrodestra si è rasserenato anche nei toni, dopo la sentenza che ha assolto Silvio Berlusconi, ma non è tornato al bello stabile ed è prudente non illudersi che divergenze e fratture, da quella più antica con Pier Ferdinando Casini a quelle più recenti con Angelino Alfano, si possano sanareIl clima nel centrodestra si è rasserenato anche nei toni, dopo la sentenza che ha assolto Silvio Berlusconi, ma non è tornato al bello stabile ed è prudente non illudersi che divergenze e fratture, da quella più antica con Pier Ferdinando Casini a quelle più recenti con Angelino Alfano, si possano sanare in quattro e quattr’otto. Le antiche capacità di federatore di Berlusconi non sono certo rinate miracolosamente in un giorno: erano legate a una capacità personale di attirare l’elettorato che va verificata ora nel tempo e nella nuova dimensione renziana. Gli altri possibili alleati del centrodestra, per parte loro, non possono pensare che, ora che Berlusconi non rischia più la galera, si possa archiviare con più leggerezza (e senza rimorsi) il berlusconismo – cioè l’alternativa moderata e liberista alla sinistra – per passare a un patto tra partiti col sapore della Prima Repubblica. Quella che si apre ora è però la stagione in cui conviene interrogarsi con realismo sulle condizioni per riorganizzare un centrodestra non subalterno, non monolitico ma nemmeno rassegnato a personalismi e capetti.

 

Riaprire il dialogo, senza fretta e senza ultimatum, e permettere la collaborazione tra presenze politiche caratterizzate differenti ma non alternative sarebbe già molto. Il tempo c’è, visto che nessuno, né chi sta in maggioranza né chi è all’opposizione, ha interesse a dare qualche spallata al governo prima che abbia realizzato il percorso delle riforme istituzionali. I primi segnali inviati da Berlusconi ad Alfano (ma anche a Matteo Salvini) vanno in questo senso. Senza nascondersi che nel centrodestra un qualsiasi rapporto durevole e serio va ricostruito quasi da zero. in quattro e quattr’otto. Le antiche capacità di federatore di Berlusconi non sono certo rinate miracolosamente in un giorno: erano legate a una capacità personale di attirare l’elettorato che va verificata ora nel tempo e nella nuova dimensione renziana. Gli altri possibili alleati del centrodestra, per parte loro, non possono pensare che, ora che Berlusconi non rischia più la galera, si possa archiviare con più leggerezza (e senza rimorsi) il berlusconismo – cioè l’alternativa moderata e liberista alla sinistra – per passare a un patto tra partiti col sapore della Prima Repubblica.

 

Quella che si apre ora è però la stagione in cui conviene interrogarsi con realismo sulle condizioni per riorganizzare un centrodestra non subalterno, non monolitico ma nemmeno rassegnato a personalismi e capetti. Riaprire il dialogo, senza fretta e senza ultimatum, e permettere la collaborazione tra presenze politiche caratterizzate differenti ma non alternative sarebbe già molto. Il tempo c’è, visto che nessuno, né chi sta in maggioranza né chi è all’opposizione, ha interesse a dare qualche spallata al governo prima che abbia realizzato il percorso delle riforme istituzionali. I primi segnali inviati da Berlusconi ad Alfano (ma anche a Matteo Salvini) vanno in questo senso. Senza nascondersi che nel centrodestra un qualsiasi rapporto durevole e serio va ricostruito quasi da zero.

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