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A Gaza quasi 500 morti. Sventato un attacco dei miliziani di Hamas in Israele

Redazione

L'Onu chiede il cessate il fuoco. Il gruppo terroristico: "non cederemo a nessuna pressione internazionale". Netanyahu: "Andremo in fondo". Colpito un ospedale nella Striscia.

I militari israeliani sono riuesciti a sventare l'incursione armata di due commando palestinesi che avevano tentato di infiltrarsi nel sud di Israele da Gaza. Durante gli scontri 10 miliziani di Hamas sono rimasti uccisi e il tunnel grazie al quale erano riusciti a oltrepassare il confine, sdistrutto. A riferirlo è stato il portavoce militare israeliano.

 

"Vogliamo un processo di pace con l'Autorità palestinese, con l'auspicio che ci possa essere una interruzione fra l'Autorità palestinese e l'organizzazione terroristica Hamas. In questo modo potremo ritornare al tavolo negoziale". Lo ha detto l'ambasciatore israeliano in Italia, Naor Gilon, alla trasmissione Radio anch'io su Rai Radio1. "Da una parte abbiamo Abu Mazen - ha proseguito - col quale abbiamo avviato un processo di pace, finché non ha deciso di formare un governo di unità con Hamas. Un governo che ha posto grossi problemi quando Abu Mazen ha cercato di porre fine all'attacco a Israele e non c'è stata risposta da parte di Hamas". L'intervista è andata in onda poche ore dopo il nuovo messaggio di Hamas nel quale assicura "non cederà a nessuna pressione internazionale" per acconsentire a un cessate il fuoco ribadendo che "la resistenza armata continuerà" contro Israele fino a quando le "aspirazioni" del popolo palestinese non verranno soddisfatte.

 

Diventano così più problematici i tentativi della comunità internazionale di arrivare una tregua. Il segretario di Stato John Kerry è atteso al Cairo per tentare di ravvivare il tentativo di mediazione egiziano. L'impresa sembra complicata dato che il generale Abdel Fattah al Sisi ha a suo tempo dichiarato guerra ai Fratelli musulmani d'Egitto, con stretti legami con Hamas, spodestandone il presidente del 2013 con un colpo di Stato. Il peso diplomatico al Sisi, quindi, potrebbe non bastare per convincere i militanti a un cessate il fuoco. Prima di arrivare in Egitto, Kerry ha appoggiato l'offensiva israeliana, intesa come misura difensiva tesa a individuare le postazioni militari terroristiche e i tunnel di Hamas che attraversano illegalmente la frontiera con Israele.

 

Intanto i carriarmati israeliani continuano la loro avanzata a Gaza per colpire gli obiettivi militari di Hamas dopo che ieri si è conclusa la giornata più sanguinosa dall'8 luglio, giorno dell'inizio dell'offensiva. Il bilancio delle vittime, che sale di ora in ora, conta ora 447 morti, di cui la gran parte civili palestinesi. Nel solo distretto di Shejaia, nel nord est di Gaza, 72 persone sono state uccise da domenica a oggi. Anche Israele ha registrato un aumento nel numero dei morti, 13 solo ieri, nel corso dell'invasione di terra. In totale, gli israeliani hanno patito 18 morti dall'inizio dell'offensiva e altri due civili deceduti per i razzi di Hamas. Numeri che Israele non registrava sin dal conflitto contro Hezbollah nel 2006 in Libano.

 

Dopo un'ora di tregua nel primo pomeriggio di ieri, per permettere alla Croce rossa di soccorrere i feriti, il cessate il fuoco è stato bruscamente interrotto e i carriarmati israeliani hanno ripreso la loro avanzata. L'obiettivo era quello di rintracciare il soldato catturato da Hamas e fatto prigioniero durante i combattimenti a Shejaia. Una tesi però smentita poco dopo dallo stesso ambasciatore israleiano alle Nazioni unite, Ron Prosor. "Non esiste alcun soldato israeliano rapito", ha affermato da New York il diplomatico prima di una riunione di emergenza del Consiglio di sicurezza per discutere della crisi di Gaza. Era stato Abu Abaida, portavoce dell'ala armata delle brigate di Hamas, denominata Izz al Deen al Qassam ad annunciare il rapimento del militare. Si tratterebbe di Shaul Aron, identificato tramite la matricola riportato da Abaida.

 

Contemporaneamente, il segretario delle Nazioni unite, Ban Ki moon si è recato a Doha, per un incontro con il presidente palestinese Abu Mazen: "Occorre fermare qusto bagno di sangue", ha detto. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu, nel frattempo, si è limitato a condannare gli atti di violenza contro i civili e a chiedere un ritorno all'accordo per il cessate il fuoco del novembre 2012 tra Israele e Hamas. Un invito poco ascoltato da entrambe le parti. Il premier Benjamin Netanyahu ha subito ribadito la volontà di "andare fino in fondo nel compimento dell'operazione".

 

Oggi in un raid israeliano è stato colpito l'ospedale "Martiri di al-Aqsa", come riferito il portavoce del servizio sanitario di Gaza, Ashraf al-Qudra, sul suo account Twitter. L'ospedale si trova a Deir al-Balah, a sud di Gaza City. Le notizie sull'evento sono ancora però contradittorie: secondo quanto riferito da alcuni  palestinesi sempre sul social network, l'edificio è stato colpito durante un bombardamento degli F-16 israeliani, mentre il direttore generale dell'ospedale, Mehdat Abbas, ha riferito al Guardian che è stato attaccato in "un pesante bombardamento dell'artiglieria".