Sparisci, sgorbio

Annalena Benini

La superiorità delle belle ragazze nella stupidità degli elenchi per punti: cucinano e sono più gentili

Nella mania dei cataloghi, degli elenchi, del mondo spiegato in sedici punti, tutto assume un’aria frizzante e definitiva, come se fosse vero, come se i sette indizi di un matrimonio in crisi (non sopporti la vista di lui che mangia, non sopporti le cose che dice, non sopporti che ti sfiori la gamba per sbaglio mentre dormite, ad esempio) fossero davvero illuminanti riguardo al fatto che ci si detesta ed è meglio che uno dei due si cerchi un altro posto dove stare, e che senza leggere quell’elenco non l’avremmo mai capito, che ci odiavamo. Facciamo elenchi sensazionali, annunci per punti su qualunque cosa, anche su come andare in bicicletta con la gonna senza che la gonna svolazzi qua e là: credevamo di avere bisogno di mollette da bucato, di mutandoni sotto la gonna, di pantaloni sopra la gonna, di rinunce alla bicicletta con la gonna, e invece bastava un euro. Un euro da incastrare, legare con un elastico al centro della stoffa della gonna, per immobilizzarla, e pedalare per sempre felici. Si trova nell’elenco delle cose che abbiamo sempre sbagliato (compreso il taglio della torta, che va fatto in perpendicolare e non in diagonale, e il modo di far uscire le tic tac dalla scatolina senza rovesciarne cinquanta, a cui sinceramente non avevamo mai pensato), ci convinciamo che quelle cose non le abbiamo mai azzeccate, abbiamo sempre sbagliato tutto, ma grazie al cielo adesso è arrivato un elenco a salvarci, una breve formula per punti a mostrarci la strada giusta, la via del paradiso e delle azioni perfette.

 

Così, quando ci troviamo davanti a un elenco veramente idiota, non ce ne accorgiamo subito, ipnotizzati dall’idea semplice di chiudere il mondo dentro un foglio A4, ridendoci sopra. A un certo punto dentro questi siti pieni di cataloghi e di spiegazioni in sette mosse su quello che ci succede se decidiamo di rinunciare al caffè (risparmiamo un po’ di soldi e andiamo incontro a qualche fallimento lavorativo), ecco diciassette piccole cose che le belle ragazze fanno diversamente, cioè meglio, insomma diciassette spiegazioni della superiorità delle belle ragazze su tutte le altre. Le altre quali? Ponendo, ad esempio, come metro di bellezza Angelina Jolie, bisogna accettare che da Jennifer Aniston in giù si trovi l’universo di tutte le altre, quelle non comprese nei diciassette meravigliosi doni delle superbelle. Che sono, secondo l’estensore di quest’elenco (un uomo, non si sa quanto bello, si hanno solo diciassette prove della sua intelligenza), più felici, più entusiaste, meno lamentose, meno ossessionate dalla cellulite, più capaci di far sentire un uomo speciale (le belle arrivano sempre in ritardo, ma non è un difetto, non è maleducazione, perché quel ritardo l’hanno utilizzato per farsi ancora più belle, cosa che le altre, con tutta la buona volontà, non sono in grado di fare), più gentili (come la bellissima che disse a Woody Allen, in discoteca: “Sparisci sgorbio”) e non parlano mai degli ex fidanzati, anche se ne hanno avuti tantissimi. Le ragazze super, a differenza delle altre, non hanno bisogno di nascondersi dentro un paio di jeans, di provarsi mille magliette piangendo davanti allo specchio, uscendo di casa arrabbiate con il mondo perché i pantaloni fanno la fisarmonica sulle ginocchia: loro si infilano un vestito e sono perfette. E cucinano, ah quanto cucinano bene. A metà fra Biancaneve che canta agli uccellini e la pubblicità di una cucina componibile negli anni Cinquanta, il catalogo delle belle ragazze attraenti compilato da un uomo (l’unico indizio è che non è “magro naturale”, quindi ama le belle atletiche, che fanno sport per restare in forma) spiega che queste donne fatate sono sempre felici di incontrarlo, entusiaste delle cose che dice, dei posti in cui sceglie di portarle, incoraggianti senza essere aggressive, gentili con i genitori. A letto sono una bomba, e bevono con moderazione (anche se l’unica spiegazione è che siano sempre ubriache). Punto numero diciassette: non si prendono mai sul serio. Perché, a essere serie, direbbero all’elencatore folle: sparisci, sgorbio.

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  • Annalena Benini
  • Annalena Benini, nata a Ferrara nel 1975, vive a Roma. Giornalista e scrittrice, è al Foglio dal 2001 e scrive di cultura, persone, storie. Dirige Review, la rivista mensile del Foglio. La rubrica di libri Lettere rubate esce ogni sabato, l’inserto Il Figlio esce ogni venerdì ed è anche un podcast. Ha scritto e condotto il programma tivù “Romanzo italiano” per Rai3. Il suo ultimo libro è “I racconti delle donne”. E’ sposata e ha due figli.