Xi Jimping e Valdimir Putin

Russia e Cina e la tecnica dell'accerchiamento mondiale all'America

Maurizio Stefanini

Il vertice dei Brics a Fortaleza, Brasile, gli interessi delle due potenze, quell'aereo caduto al confine con l'Ucraina. Geopolitica vs economia e il gioco del giapponese del Go dove per vincere bisogna circondare l'avversario

Nel gioco di ipotesi e accuse sul volo MH17 della Malaysia Airlines, c’è anche quella dei media russi contro gli ucraini, rei di averlo abbattuto per errore con un missile (o un caccia). L’obiettivo sarebbe stato invece l’aereo presidenziale di Putin di ritorno dal VI vertice brasiliano dei Brics a Fortaleza. Il corridoio era lo stesso, dicono; l’aereo di Putin sarebbe dovuto passare alle 16,21; quello della Malaysia Airlines alle 15,44. Disinformazione, probabilmente. Ma che ci ricorda come questa nuova crisi esploda proprio mentre il presidente russo era di ritorno da una proficua incursione nell’America’s Backyard.

 

America's Backyard, il “Cortile di Casa dell’America”, è il termine usato per indicare l’ambito di interessi degli Stati Uniti in America Latina, risalente addirittura alla formulazione della Dottrina di Monroe nel 1823. Blizhneye zarubezhye, l’”Estero Vicino”, è invece il termine molto più recente che coniato dal ministro degli Esteri russo Andrey Kozyrev all’inizio degli anni ’90 in riferimento ai Paesi indipendenti che erano stati con la Russia parte della defunta Unione Sovietica. String of Pearls, “Collana di Perle”, è infine il termine lanciato nel 2005 dal Dipartimento di Stato Usa e ripreso massicciamente dalla stampa indiana per indicare la strategia cinese di assicurarsi una catena di basi e territori per blindare la rotta dalla Cina al Mar Rosso.

 

Alla geopolitica del “Cortile di Casa” sono legate le storiche recriminazioni antistatunitensi del nazionalismo latino-americano, appena risvegliate dalla sentenza della Corte Suprema di Washington che ha confermata l’obbligo per l’Argentina di pagare integralmente ad alcuni hedge funds un debito già ristrutturato. Alla geopolitica dell’“Estero Vicino” è collegato l’esplodere della crisi ucraina. Alla geopolitica della “Collana di Perle” sono legati i continui scontri marittimi tra la Cina e i suoi dirimpettai. Tre nodi che già prima dell’abbattimento del Boeing la cronaca stava facendo venire al pettine pressoché in contemporanea. Col vertice Brics di Fortaleza, ecco uscire la rivolta dei Paesi dell’Est contro la candidatura di Federica Mogherini a responsabile della Politica Estera dell’Unione Europea, la concomitanza tra nuovo scontro cino-vietnamita alle Isole Paracels, grandi manovre navali Usa-Corea del Sud, riforma costituzionale che permette al Giappone di partecipare ad alleanze militari.

 

A Fortaleza, in particolare, il sesto vertice dei Brics si è presentato addirittura come una “nuova Bretton Woods”, sia per la decisione di creare sua una nuova banca alternativa alla Banca Mondiale, sia per quella di un fondo di emergenza alternativo al Fmi. La prima, attiva dal 2016, con un capitale iniziale di 50 miliardi di dollari, 10 per ogni partner, e con mandato anche di prestare a Paesi terzi: una possibilità in cui in particolare l’Argentina cerca una garanzia contro un nuovo default. Il secondo con una dotazione iniziale da 100 miliardi, di cui 41 dalla Cina, 18 a testa da Russia, Brasile e India e 5 dal Sudafrica, per far fronte a difficoltà nella bilancia dei pagamenti o ad attacchi speculativi. L’incontro è stato anche l’occasione per un vertice congiunto tra i leader del Brics e quelli latinoamericani dell’Unasur e della Celac. Putin e Xi Jinping hanno inoltre compiuto un tour “diplomatico” in Sud America. Il primo è infatti venuto in Brasile dopo essere passato per Cuba e Argentina; il secondo per andare poi in Argentina, Cuba e Venezuela. Tutti e due cercano affari, ma Putin ha pure ottenuto promesse di basi da Cuba in cambio del condono del 90 per cento del suo debito, ha siglato un accordo nucleare con l’Argentina ed ha venduto un sistema di difesa anti-aerea al Brasile, dopo aver incassato all’Onu sulla crisi ucraina e l’annessione della Crimea il voto favorevole o astensione di gran parte dei Paesi latino-americani.

 

Anche in Europa l’influenza di Mosca sembrava in crescita, dopo che Bulgaria, Austria, Ungheria, Serbia e Slovenia avevano espresso la propria ribellione al veto dell’Ue su South Stream: il gasdotto che permette alla Russia di by-passare l’Ucraina passando per i loro territori. In qualche modo, il viaggio di Federica Mogherini a Mosca sembrava volto a mediare con le esigenze di questi Paesi. Al contrario, ora salta fuori che la mossa è stata controproducente proprio agli occhi di molti Paesi dell’Est: dei “10-11” che considerano il ministro degli Esteri italiano “troppo filo-russa” è per ora venuta allo scoperto solo la Lituania, ma sono diversi i paesi insofferenti verso la Russia. E’ il problema anche dell’India con la Cina, che da una parte partecipa in pieno alle preoccupazioni geopolitiche del gruppo di Paesi asiatici che si stanno schierando con gli stati Uniti per bloccare l’”espansionismo” marittimo cinese; dall’altra è però spinta dall’economia a restare con Pechino nel club dei Brics.

 

Economia vs geopolitica, dunque, ma non solo. Sia Henry Kissinger che Edward Luttwak hanno di recente evidenziato il modo in cui la politica estera e la strategia cinesi sembra ispirata a quel gioco da tavolo che i cinesi stessi chiamano wéiqí e i giapponesi go. Una logica che punta all’accerchiamento degli avversari, piuttosto che all’occupazione del centro, alla base invece degli “occidentali” scacchi. Ma in questo momento un po’ tutti sembrano puntare all’accerchiamento di tutti, e Cina e Russia rispondono nel “Cortile di Casa” alle sfide che secondo loro gli Usa stanno montando nell’Estero Vicino” e nella “collana di Perle”. Insomma, è un gioco su scala mondiale del go. D’altra parte, questo stesso giornale ha ricordato come l’abbattimento dell’MH17 può essere paragonato all’affondamento del transatlantico statunitense Lusitania nel 1915 da parte di un sottomarino tedesco. Wilson però non entrò nella Prima Guerra Mondiale nel 1915, ci entrò nel 1917, solo dopo che venne scoperta un trattativa dell’ambasciata tedesca a Washington con il Messico per convincerlo a attaccare da sud gli Usa per riprendersi California e Texas. Insomma, il Lusitania diede lo slogan: ma anche lì la motivazione vera era stata nella strategia del go.

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