Federica Mogherini (Foto Ap)

Diplomazia europea in coppia

Mogherini è sommersa di critiche, ma conta sull'aiuto di Steinmeier

David Carretta

Il ministro degli Esteri tedesco sostiene la candidatura italiana (con furbizia). Le critiche della stampa e il fronte dell’est.

Strasburgo. Alla vigilia di un Vertice europeo che dovrebbe portare alla nomina del successore di Catherine Ashton come Alto rappresentante per la politica estera, Federica Mogherini e Frank-Walter Steinmeier sono in missione in medio oriente per tentare di negoziare una tregua a Gaza. I ministri degli Esteri di Italia e Germania hanno agende di viaggio diverse, ma la loro sintonia è nota, c’è stata fin da subito, da quando Mogherini è arrivata alla Farnesina, e si è consolidata durante la crisi ucraina. Il principale obiettivo della coppia è pilotare la politica estera dell’Unione europea sulla base di una dottrina cara a entrambi: neutralità e dialogo, preservando gli interessi economici dei rispettivi paesi. Steinmeier è uno dei grandi sponsor della candidatura di Mogherini per l’incarico di Alto rappresentante, nonostante le critiche di alcuni giornali tedeschi che riconoscono il vento di cambiamento nella diplomatica italiana ma ne sottolineano anche l’inesperienza. In queste ore poi la politica filorussa perseguita dall’Italia sulla scia di Steinmeier rappresenta il principale ostacolo all’ascesa di Mogherini al vertice della diplomazia europea. La Polonia e i tre paesi baltici hanno iniziato a muoversi per bloccare la possibile nomina di Mogherini che potrebbe arrivare già domani.

 

In medio oriente, Mogherini e Steinmeier incontreranno il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, e il presidente dell’Anp, Abu Mazen. Per l’italiana, “è inaccettabile la minaccia che Hamas pone alla sicurezza di Israele, con il costante lancio di razzi su obiettivi civili”, ma “è ogni giorno più pesante e intollerabile il bilancio delle vittime palestinesi”. Per il tedesco, “la paura di attacchi con razzi è orribile”, ma “il numero di morti è insostenibile e la sofferenza dei civili feriti è straziante”. Italia e Germania sono con Israele (chiedono che i razzi vengano fermati subito), ma senza essere contro i palestinesi. Sono con i palestinesi, ma senza essere contro Israele. E’ lo schema “né con Mosca, né con Kiev” testato in Ucraina. Condanne della violenza, minacce di sanzioni individuali, appelli al dialogo, così Mogherini e Steinmeier hanno rallentato le iniziative del fronte antirusso.

 


L’arrivo di Mogherini alla Farnesina è stato una doppia benedizione per il socialdemocratico Steinmeier. Erede del putinismo di Gerhard Schröder durante il suo primo passaggio agli Esteri tra il 2005 e il 2009, Steinmeier si era ritrovato isolato all’inizio delle proteste del Maidan. A febbraio, quando Radoslaw Sikorski annunciò una missione a sorpresa a Kiev in sostegno alla piazza ucraina, Steinmeier decise in tutta fretta di organizzare una missione europea a tre, imbarcando sul suo aereo il francese Laurent Fabius, per evitare che il collega polacco potesse indirizzare l’Ue verso un esito antirusso. La mediazione del trio Sikorski-Steinmeier-Fabius produsse un cessate il fuoco di breve durata: 24 ore prima della fuga di Yanukovich in Russia, il cambio di regime e l’escalation con Mosca. Fu quell’episodio a convincere Steinmeier della necessità di trovare un alleato per uscire dal suo isolamento. E galeotto fu un passaggio aereo da Bruxelles a Berlino, che il ministro degli Esteri tedesco offrì a Mogherini il 17 marzo scorso per recarsi al primo bilaterale tra il premier Matteo Renzi e la cancelliera tedesca Angela Merkel.

 

Mogherini è una buona alleata per Steinmeier anche negli equilibri politici interni alla grande coalizione. Merkel ha adottato una posizione più dura con Vladimir Putin, che ha spinto i capi di stato e di governo dell’Ue a sbloccare le sanzioni contro la Russia nonostante lo stallo tra i loro ministri degli Esteri. Accadde anche nel Vertice del 26 e 27 novembre scorsi, quando l’Ue lanciò alla Russia un ultimatum di tre giorni, poi ignorato sia da Mosca sia dai ministri europei. Il Financial Times ieri sottolineava che il “l’ostacolo a sanzioni più dure contro la Russia” non è Merkel, ma l’Italia. Alcuni deputati europei cristiano-democratici mettono in dubbio le credenziali di Mogherini: “Rischia di essere un’altra Ashton – spiega al Foglio uno di loro – Manca di esperienza, nel momento in cui l’Ue fronteggia molteplici crisi ai suoi confini”. Un giudizio condiviso dalla Süddeutsche Zeitung, che ha chiesto un profilo più agguerrito. L’est europeo vorrebbe Sikorski, ma tra pubblicazione di conversazioni imbarazzanti e antiputinismo, il polacco appare ormai fuori dai giochi. La bulgara Kristalina Georgieva – commissaria per gli Aiuti umanitari, atlantista convinta, con un passato alla Banca mondiale – sembra l’avversaria più temibile. Ma se i capi di stato e di governo, per trovare un equilibrio politico-geografico nelle relazioni con la Russia, affideranno la presidenza del Consiglio europeo a un uomo dell’est – come l’ex premier estone Andrus Ansip –  Mogherini ha la strada spianata per diventare la nuova Ashton.

 

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