Una manifestazione contro gli Ogm della Coldiretti (Foto Ap)

Perché lo yogurt dovrebbe spaventarci più di un Ogm. Libro da leggere

Annalisa Chirico

La parola “Ogm” fa paura, nell’immaginario collettivo. Allucinazioni propagandistiche, targate l’una Coop e l’altra Greenpeace.

Gli Ogm mettono più paura dello yogurt. Eppure lo yogurt, al pari del pane lievitato e della birra, non ha alcunché di “naturale” ma è il frutto di una biotecnologia, seppure rudimentale, chiamata fermentazione. La parola “Ogm” fa paura, nell’immaginario collettivo evoca immagini orripilanti come la fragola-pesce con la polpa innervata da una lisca pungente o il pomodoro con un feto “in grembo”. Allucinazioni propagandistiche, targate l’una Coop e l’altra Greenpeace, che fanno leva sul sentimento e ripudiano la scienza. Il binomio “Scienza e sentimento” è il titolo di un pamphlet uscito nel 2008 a firma dello scrittore e agronomo Antonio Pascale. Nel filone dei tecnici divulgatori s’inserisce pure l’ultimo libro di Roberto Defez intitolato “Il caso Ogm” (Carocci editore, 148 pagine, 2014). L’autore dirige il laboratorio di biotecnologie microbiche all’Istituto di bioscienze del Cnr di Napoli, il suo è il profilo dello scienziato combattente che non ci sta a restare in addomesticato silenzio mentre il Paese imbocca la via dell’anti-scienza. Defez rivendica il ruolo pubblico dello scienziato, sebbene ciò comporti più grane che promozioni di carriera. Da anni il sito www.salmone.org da lui animato è una sentinella sulle ultimissime notizie in fatto di Ogm, ricerca e innovazione tecnologica. Il salmone risale i fiumi controcorrente. Nel film “Underground” di Emir Kusturica il resistente iugoslavo Petar ‘Il Nero’ trascorre vent’anni sottoterra ignorando che la Seconda guerra mondiale sia finita da un pezzo fin quando un giorno l’esplosione di un carro armato apre un varco verso l’esterno. Defez vuole battere in breccia il muro dei falsi miti per riportare la luce del Sole.

 

Dal ’96 gli Ogm fanno parte della nostra alimentazione. Nel 2004 un documento pubblicato da Nomisma dimostra che circa un kg dei tre consumati giornalmente da una vacca da latte deriva da soia Ogm. Risultato: Grana Padano, prosciutto di Parma e Parmigiano reggiano usano mangimi geneticamente modificati. L’intero parco zootecnico europeo impiega il 95 per cento di soia extraeuropea che nel 2013 deriva per il 79 per cento da Ogm. Contro il mantra che naturale è buono Defez mette in guardia dai veleni tanto naturali quanto letali per l’essere umano, e ribalta il canone pseudoambientalista: gli Ogm sono assai più enviroment-friendly della variegata congerie di prodotti chimici impiegati contro erbacce e parassiti. Nel mondo 18 milioni di agricoltori coltivano Ogm su una superficie pari nel 2013 a 175,2 milioni di ettari. Gli Stati Uniti, seguiti dal Brasile, sono paese leader con 70 milioni di ettari destinati alle colture transgeniche (il 40% del totale). Lo scorso giugno l’Ue ha deciso di lasciare agli stati membri la libertà di scegliere come regolarsi, pregiudizi permettendo. Il nostro paese, dove chiudono 40mila aziende agricole ogni anno, e dove il pomodoro San Marzano e il riso Carnaroli sono destinati all’estinzione senza l’aiuto dell’ingegneria vegetale, il governo, sotto tutela Coldiretti, ha ribadito il no totale per la gioia dell’industria chimica.

 

E che dire del sottoterra culturale, o meglio sentimentale, puntellato dalle intemerate di Adriano Celentano (il  morbo della mucca pazza? Colpa degli Ogm), dagli sproloqui di Vandana Shiva (i suicidi dei contadini indiani? Colpa degli Ogm), dalla sortita tribunizia di Beppe Grillo sui 60 ragazzi morti per choc anafilattico “perché non sapevano, erano allergici al pesce e mangiavano il pomodoro Ogm”?  Fino agli anni ‘90 Italia e Francia erano paesi leader nelle sperimentazioni in pieno campo di Ogm, prestigiosa era la nostra scuola di genetica agraria, quella degli Strampelli e degli Scarascia Mugnozza. Oggi invece è buio. A schiacciare il pulsante “off”, ultimi in ordine di tempo, sono stati i ministri De Girolamo-Orlando-Lorenzin. Ecco, tenete a mente questi nomi e poi scorrete la lista degli scienziati difensori inascoltati delle ragioni dell’innovazione e dello sviluppo: Levi Montalcini, Dulbecco, Rubbia, Veronesi, Hack, Garattini, Cattaneo. L’ambientalista Patrick Moore s’inventa il tour europeo per finanziare la campagna no-profit a favore del Golden Rice, l’“Ogm a fini umanitari”, contro la fame nel mondo. Greenpeace brucia quasi 4 milioni di euro perché ha scommesso sul ribasso dell’euro. Evviva lo yogurt.