Bce: "Riforme strutturali necessarie per il rilancio dell'economia"

Redazione

Dal bollettino mensile il monito: "I paesi dell'area euro non devono vanificare i progressi conseguiti nel riequilibrio dei conti pubblici"

"Al fine di consolidare le basi per un'espansione economica sostenibile e per finanze pubbliche sane, i paesi dell'area euro non devono vanificare i progressi conseguiti nel riequilibrio dei conti pubblici e nei prossimi anni dovranno avanzare sul cammino delle riforme strutturali". Ad affermarlo è la Bce nel bollettino mensile. "Importanti riforme strutturali - sottolinea l'Istituto di Francoforte - hanno potenziato la competitività e la capacità di aggiustamento dei mercati nazionali del lavoro e dei beni e servizi. Restano tuttavia da affrontare sfide significative". Il risanamento di bilancio, rileva la Bce, "va impostato in modo da favorire l'espansione economica; le riforme strutturali devono puntare a promuovere gli investimenti privati e la creazione di posti di lavoro".

 

Le riforme strutturali, sottolinea in un articolo specifico contenuto nel bollettino mensile, "possono determinare notevoli guadagni in termini di occupazione e di prodotto attraverso svariati canali". Intervenendo ad esempio sui sistemi pensionistici, in particolare sul fronte dei prepensionamenti, e su quelli di assistenza alla disabilità, nonché insistendo maggiormente sull'attivazione dei disoccupati mediante misure mirate alla permanenza nel mercato del lavoro, quali iniziative di formazione e servizi per l'occupazione più efficienti, "si ottiene un incremento della partecipazione al mercato del lavoro e dell'occupazione, con un conseguente rialzo della crescita potenziale". In aggiunta, un processo di contrattazione dei salari più flessibile, sostiene la Bce, "accresce la reattività delle retribuzioni al ciclo economico e agli andamenti della produttività, rendendole potenzialmente più commisurate alle specifiche condizioni ed esigenze delle singole imprese".

 

Inoltre, rileva ancora, "un grado inferiore di tutela dell'occupazione e una maggiore concorrenza nei mercati dei beni e servizi possono dar luogo ad abbinamenti più efficienti tra lavoratori e imprese, migliorare l'allocazione delle risorse e favorire la ristrutturazione delle economie, sostenendo così la produttività e la crescita e contribuendo a un calo della disoccupazione strutturale. Sia le simulazioni basate su modelli sia gli studi empirici indicano perlopiù un impatto positivo delle riforme strutturali sul prodotto, sui consumi, sugli investimenti e sull'occupazione".

 

Tipicamente, nelle simulazioni con modelli dinamici stocastici di equilibrio generale le riforme sono modellizzate come diminuzioni delle maggiorazioni salariali e dei prezzi oppure come incrementi dell'offerta di lavoro. "In genere -sottolinea la Bce- le simulazioni che analizzano riforme che riducono alla media dell'Ue o dell'Ocse i livelli di maggiorazione mettono in luce un aumento del pil e dell'occupazione di diversi punti percentuali nelle economie meno flessibili. L'introduzione di pacchetti di misure più radicali, che assumano ad esempio come obiettivo gli standard dei paesi dell'Ue in cui si registrano le dinamiche più positive o degli Stati Uniti, "potrebbe determinare una crescita del pil a due cifre in un'ottica di lungo periodo, come tendono a evidenziare le ricerche empiriche condotte su più economie".

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