Brasile-Germania, semifinale Mondiale (foto LaPresse)

Niente sorprese al Mondiale: in semifinale ci sono le squadre più forti

Pierluigi Pardo

Manca sempre qualcosa, alle piccole. Questa è la morale di un Mondiale bellissimo, che illude chiunque di potercela fare e poi risistema le gerarchie in modo classico. La Germania, il Brasile, l'Argentina e l'Olanda. Sono andate tutte avanti, tra patemi e vittorie di misura, equilibrio e sfumature che fanno la differenza.

Manca sempre qualcosa, alle piccole. Questa è la morale di un Mondiale bellissimo, che illude chiunque di potercela fare e poi risistema le gerarchie in modo classico. La Germania, il Brasile, l'Argentina e l'Olanda. Sono andate tutte avanti, tra patemi e vittorie di misura, equilibrio e sfumature che fanno la differenza. Ci regalano due semifinali bellissime, classic football. In quattro fanno dieci mondiali vinti e ventuno finali giocate.

 

Nessuna sembra perfetta e tutte possono farcela. La Germania è stata meno brillante che nel 2006 e nel 2010 ma stavolta sembra pronta. Intanto ha stabilito il record di quarta semifinale consecutiva al Mondiale. Continuità. Ha sbarellato contro le africane (Ghana e Algeria) e goduto contro le europee (Portogallo travolto e Francia disinnescata). Ha panchina lunga e buona condizione fisica. Dopo lo sforzo con l'Algeria mezza squadra era influenzata. Al Maracanà, contro Deschamps, non si è notato. Muller è l'uomo chiave ma comanda il collettivo. Schweinsteiger e Kroos danno energia in mezzo, Klose ha raggiunto Ronaldo a 15 gol nelle fasi finali del Mondiale e fa sempre paura. In alternativa c'è Schurrle. Il portiere è un mostro. Il migliore tra i tanti fenomeni qui in Brasile. La difesa regge e a volte (Hummels con la Francia), vince pure le partite.

 

Contro di loro ci sarà un Brasile diviso tra ansia da prestazione e psicodramma Neymar, con il carisma di David Luiz che adesso più che mai, senza Thiago Silva dietro, dovrà regolare la fila. Stavolta David sarà capitano anche di nome, oltre che di fatto. Con il Cile ha segnato d'astuzia e sfondato la porta nello shoot-out finale. Contro la Colombia l'ha toccata piano su punizione, rovinando la serata a Ospina, il portiere avversario. Piange e ride molto, tira fuori la lingua, spinge la torcida. Con quei due fuori, tocca a lui prendere per mano i compagni. E pazienza se non è un fenomeno tattico. Arrivati a questo punto la differenza la fa l'anima. E lui ne è provvisto.

 

L'Olanda sta ancora festeggiando, la giornata di ieri è finita alle due di notte sul lungomare di Ipanema con cento persone davanti all'albergo ad aspettare il pullman e accogliere l'eroe più improbabile della partita più pazza. Chi ha fatto palo? Sneijder. E chi traversa? Van Persie, con la deviazione di Tejeda, all'ultimo minuto dei regolamentari. E chi ancora traversa? Sempre Wes, indemoniato anche nei supplementari. Morale, dopo 120 minuti di battaglia e legni, con il contropiede di Costarica che poteva far male, si è alzato dalla panchina Timothy Michael Krul, un signore che vive a Newcastle e risolve problemi, come il  Mr. Wolf di Tarantino. Idea di Van Gaal, studio dei videotape e provocazioni ai tiratori avversari. Il risultato è stato eccellente. Li ha intuiti tutti e quattro, ne ha parati due. Ruiz e Umana hanno finito in lacrime. Il sogno di Costarica è andato in pezzi, come il vetro di certi smartphone sul marciapiede. Ora il colore arancio è a meno due dal trionfo e dopo le delusioni finali del '74 in Germania, del '78 in Argentina e quattro anni fa in Sudafrica, tutto sembra possibile.

 

All'orizzonte c'è però Lionel Messi. Su di lui la tensione del continuo confronto con Maradona e l'etichetta di giocatore a metà, strepitoso nel Barca, meno decisivo con la Seleccìon. Bobagem, come dicono qui. Boiate, lo sappiamo. Ma Leo deve dimostrarlo in campo con i fatti. Fin qui è andato alla grande ma adesso non conta. Il calcio è questione di dettagli, occasioni che passano, giornate speciali in cui si fa la storia. Mercoledì a San Paolo, ad esempio. Mancherà Di Maria, un quasi Neymar per il peso dell'assenza. Intanto la difesa tiene (ed è un miracolo a guardare i nomi) e, in attesa di Aguero e Lavezzi, si è sbloccato Higuain. In Argentina cantano a squarciagola, mettono paura al Brasile, vogliono sentirsi predestinati ed essere il loro peggiore incubo. Hanno talento per riuscirci e i loro santini appesi all'armadietto nello spogliatoio: Kempes e Maradona.

 

Su quegli degli altri ci sono rispettivamente il calcio ballato di Garrincha, Pelè, Romario e Ronaldo, la weltanschauung tedesca fatta di organizzazione e forza fisica, nel calcio e nella vita, dalla signora Merkel a Rummenigge e l'allegria fricchettona degli olandesi. Un mix di fantasia individuale e forza collettiva, che Van Gaal sta adattando allo spirito, pragmatico dei tempi. Ognuno, in questa settimana enorme e grandiosa avrà il suo spirito guida, a guidare il cammino. E non esserci, fa ancora più male.

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