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Mario Sechi

Il semestre di Renzi, lo scontro con le Sturmtruppen di Weidmann e Merkel, i marziani alla Farnesina

Buba. Finisce sul taccuino il giovedì 3 luglio, sembra il nome di una bambola e invece è la cara vecchia Bundesbank. Il suo boss, Jens Weidmann è un luterano nato a Solingen, nel Nord Reno-Vestfalia, cuore della Prussia ieri e della Germania oggi. Ha un messaggio per il premier italiano: “Matteo Renzi dice che la foto dell’Europa è il volto della noia, e ci dice anche cosa dobbiamo fare…”. Gong. Fuori i secondi. Passa qualche ora e alle 22 e 46 da Palazzo Chigi parte un missile terra-aria, target Berlino: “Se la Bundesbank pensa di farci paura forse ha sbagliato paese. Sicuramente ha sbagliato governo”. Il semestre europeo s’apre sul ring e per Renzi è un’occasione d’oro per capitalizzare consenso interno. Uno scontro con le Sturmtruppen è fieno (elettorale) in cascina per il domani, non si sa mai.

 

Renzi non vuol mangiare la bistecca tedesca, c’è da capirlo, preferisce la fiorentina. A dire il vero la cuoca Angela Merkel sembra avere un menù più dolce, ma intanto al ristorante volano i piatti. Ecco sabato 28 giugno alle 10 e 54 un pimpante Graziano Del Rio esibire “la grande vittoria dell’Italia” dopo il vertice di Bruxelles, mentre Maurizio Gasparri alle 13 e 43 fa il comunicato opposto: “Renzi si piega alla Germania”. Siamo fuori dal mondiale, ma è sempre Italia-Germania. Renzi entra in modalità “Wilma, passami la clava” mercoledì 2 luglio. Qualche ora prima, il capogruppo del Ppe al Parlamento europeo, Manfred Weber, ha fatto il pierino della Foresta Nera con un discorso contro l’Italia e il Club Med degli spendaccioni. Renzi non fa un plissé e si cimenta nel lancio del giavellotto: “Questo è un grande paese che ha dalla sua parte non solo la storia ma il futuro e se qualcuno pensa di venire qui a dare lezioni, ha sbagliato posto”. Craaaaac! Sono le 17 e 47, Weber non è in aula, ma qualcuno lo avverte che in Italia – piaccia o meno – è finita l’epoca del felpato duo Berlusconi-Letta. Andrà bene? Questo è un altro film, per ora sul Moleskine s’inchiostra un dibattito con la durlindana. Di sicuro, c’è un incendio in sala macchine tra Roma e Berlino e il ministro degli Esteri Federica Mogherini compare di buon mattino con due secchi d’acqua in mano venerdì 4 luglio: “C’è un filo diretto tra Italia e Germania. Io lavoro bene con il ministro degli Esteri tedesco. C’è un rapporto solido tra Renzi e Angela Merkel”. Solido. E i marziani hanno occupato la Farnesina.

 

Renzi mercoledì 2 luglio aveva ben impostato il suo intervento: una spruzzata di contemporaneità hi-tech (selfie), un tocco di mitologia greca (Telemaco), una parte di gin e Dio Salvi la Regina (per recuperare il Regno Unito), tre parti di Krugman ad alta gradazione (la crescita) e di corsa la fanfara dei bersaglieri (diamo e non chiediamo). All’ora del tè il suo discorso è ben apparecchiato, quella volpe inglese di Nigel Farage se lo beve e sfodera un “sette in pagella”. Renzi continua a ignorare Giorgio Armani, indossa la camicia bianca in Europa e ha la testa che viaggia in Italia. Il presidente del Consiglio s’attovaglia la sera a casa Vespa (“Porta a Porta”) per smontare la proposta di legge elettorale dei grillini: “Non sta in piedi” e prepara un incontro a Palazzo Chigi. Silvio Berlusconi arriva giovedì 3 luglio all’ora della colazione, poco dopo le otto. Caffè lungo, due ore. Il patto del Nazareno tiene e il certificato di sana e robusta costituzione lo firma Lorenzo Guerini, vicesegretario del Pd: “L’incontro è stato molto positivo”. Tutti coperti e allineati. E la Germania? Sta per scontrarsi con la Francia in Brasile, nel frattempo l’hegelismo finanziario di Herr Weidmann produce un capolavoro politico, dà un motivo in più a Forza Italia per affiancare Renzi. Un Alka seltzer per i malpancisti del partito del partito del Cav. Deborah Bergamini schiera le truppe al confine con il Brennero: “Se si oppone alla linea tedesca, Forza Italia lo appoggia”. E’ sveltissimo Renzi a cogliere l’attimo senza esprit de finesse di Weidmann per dargli una pettinata da week end psichedelico: “La Bundesbank non entri nel dibattito politico italiano”. Achtung!

 

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