Nicolas Sarkozy (Foto Ap)

Quanti scandali a Parigi

Informatori mediocri e sim clandestine. Sarkozy subisce la “garde à vue”

David Carretta

L’ex presidente in stato di fermo a Nanterre. Il suo network negli apparati di Francia vacilla. I soldi da Gheddafi.

Strasburgo. La “garde à vue” di Nicolas Sarkozy rappresenta una svolta nei numerosi scandali giudiziari che coinvolgono l’ex presidente francese e lascia intravedere un livello di dilettantismo e approssimazione sorprendente per un uomo che è stato al cuore del potere in Francia per oltre un decennio. Ministro dell’Interno dal 2002 al 2004 e dal 2005 al 2007, inquilino dell’Eliseo per i successivi cinque anni durante i quali ha continuato a coltivare le sue relazioni con gli apparati di polizia, servizi segreti e alta magistratura, Sarkozy è rimasto incastrato in una serie di intercettazioni telefoniche, che hanno portato alla luce una mediocre rete di informatori. Questo è bastato, dopo la convocazione ieri mattina nell’Ufficio anticorruzione di Nanterre, per il fermo giudiziario di Sarkozy: è stato rilasciato in nottata, dopo un fermo di 14 ore in una cella guardato a vista e a disposizione dei magistrati. In “garde à vue” sono finiti anche gli altri protagonisti della presunta rete: l’avvocato di Sarkozy, Thierry Herzog, e i due alti magistrati della Corte di cassazione, Gilbert Azibert e Patrick Sassoust. Dopo aver trascorso due anni a frugare nei meandri di Sarkolandia, i procuratori potrebbero aver scovato qualcosa di grosso per prendere una decisione senza precedenti: nella storia della Quinta Repubblica, mai un ex presidente aveva subìto l’umiliazione della “garde à vue”. Altrimenti, la loro inchiesta rischia di trasformarsi in una formidabile rampa di lancio per il ritorno di Sarkozy, vittima delle persecuzioni giudiziarie e pronto a salvare la Francia da François Hollande.

 

Le origini della “garde à vue” vanno ricercate nelle intercettazioni telefoniche condotte all’inizio dell’anno dai magistrati Serge Tournaire e René Grouman, mentre indagavano sui presunti finanziamenti illeciti del colonnello Muammar Gheddafi alla campagna presidenziale di Sarkozy del 2007. Ascoltando le conversazioni tra l’ex presidente, il suo avvocato, il giudice di Cassazione Azibert e gli ex ministri dell’Interno Claude Guéant e Brice Hortefeux, è emerso che Sarkozy cercava di conoscere lo stato di avanzamento delle varie inchieste che lo coinvolgevano, in particolare lo scandalo Bettencourt (l’ereditiera che avrebbe passato buste di contanti all’Ump per le presidenziali 2007) e Tapie (l’ex uomo d’affari che ha ottenuto un risarcimento dallo stato di centinaia di milioni di euro). Sapendo di essere intercettato, Sarkozy aveva comprato una sim sotto falso nome: invano, visto che i magistrati hanno continuato a origliare le sue conversazioni, mentre il maldestro tentativo della sim intestata a Paul Bismuth ha innescato l’accusa di “violazione del segreto istruttorio”. Se le intercettazioni non hanno rivelato nulla di sconvolgente sui milioni di Gheddafi, i magistrati ritengono che ci sia stato “traffico di influenza” perché Sarkozy, in cambio delle informazioni da dentro la Cassazione, avrebbe promesso ad Azibert un aiutino sulla sua candidatura al Consiglio di stato del Principato di Monaco.

 

Da Karachi ai finanziamenti elettorali

 

La rete di informatori di Sarkozy non ha funzionato al meglio. L’ex presidente non è stato in grado di far dichiarare illegittimo dalla Cassazione l’uso delle sue agende presidenziali. E non è nemmeno riuscito a garantire una pensione dorata come consigliere di stato a Montecarlo ad Azibert che, umiliato dall’inchiesta, in marzo avrebbe tentato il suicidio. Per contro, pur non avendo ancora trovato la “pistola fumante”, i magistrati sono riusciti a imporre una “garde à vue” politica permanente. Il nome di Sarkozy compare nelle inchieste sui finanziamenti libici, sulle retro-commissioni legate all’attentato di Karachi, sul risarcimento nell’arbitrato Tapie-Crédit Lyonnais, sui sondaggi pagati dall’Eliseo. I giudici hanno in mano anche gli archivi e le registrazioni clandestine effettuate dall’ex consigliere dell’Eliseo, Patrick Buisson. L’ultimo scandalo in ordine di tempo riguarda le false fatture milionarie della società di comunicazione Bygmalion all’Ump durante la campagna presidenziale del 2012. Buona parte dell’Ump ha denunciato l’accanimento della giustizia contro Sarkozy. Per l’eurodeputato Philippe Juvin, è “curioso” che la giustizia lo convochi “ogni volta che si evoca il suo ritorno”. Ma l’incertezza sul suo destino giudiziario fa di Sarkozy un candidato a rischio ineleggibilità: non è al riparo da una condanna che potrebbe impedirgli di presentarsi alle presidenziali del 2017.