Allarme, tocca lavorare! Curiosi lamenti dei sindacalisti nell'éra Renzi

Redazione

“Grida Cgil. Da settembre ottanta sindacalisti toscani saranno costretti a tornare al loro posto di lavoro nella pubblica amministrazione”.

La notizia è talmente drammatica da richiedere il richiamo in prima pagina, colonna uno, sul Tirreno di Livorno: “Allarme Cgil. Da settembre ottanta sindacalisti toscani saranno costretti a tornare al loro posto di lavoro nella pubblica amministrazione”. Segue l’intera pagina dieci. Insomma, non bastasse la concertazione gettata nel cestino, il renziano “se avremo i sindacati contro ce ne faremo una ragione”, lo sciopero della Rai passato a Palazzo Chigi e nel paese come l’acqua sul marmo, ecco gli ottanta cigiellini toscani riavviati tristemente al duro e forzato lavoro delle scrivanie pubbliche. Vittime di questa nuova “torsione della democrazia”, per dirla con il segretario generale Susanna Camusso, rappresentata dal taglio di metà dei permessi sindacali inserito nel decreto sulla Pubblica amministrazione. Camusso dà la linea e la periferia si mobilita, in testa la rossa e democratica Toscana, forse non paga del bagno appena subìto proprio a Livorno. “Quella di Renzi – denuncia così Antonio Lazzaro, segretario regionale della Cgil-Funzione pubblica – è una chiara e precisa vendetta contro il sindacato”.  Ci sarà “uno stravolgimento”, è in pericolo “il sostegno agli insegnanti precari costretti a compilare le domande per le graduatorie”. Compilazione “delicatissima” che richiede il tutoraggio Cgil attraverso “la presenza sul territorio”: venti uffici in Toscana solo nel settore scuola.

 

Quelli della Uil prendono le distanze, dicono che non cambia nulla visto che danno consulenze volontarie, magari fuori dall’orario di lavoro. Ma la Cgil non ci sta: tocca lavorare. Almeno al 50 per cento. Un destino che riguarda in Italia 2.500 sindacalisti, quasi tutti dirigenti, che finora hanno beneficiato dei distacchi percependo la retribuzione piena. Costo per lo stato, 100 milioni. Renato Brunetta, già simbolo di repressione con i suoi tornelli, da ministro c’era andato più soft, tagliando del 15 per cento. “Con Renzi e la Madia abbiamo un salto di qualità”, scandisce Michele Gentile, coordinatore nazionale Cgil statali. “C’è un attacco alle funzioni che la Costituzione assegna al sindacato”. E dunque felici i tempi quando la Cgil mobilitava precari e docenti uniti nella lotta, tutti sul tetto di Architettura a Roma dove li raggiungeva Pier Luigi Bersani (quello sì era un segretario); e la Camusso passava da lì alla photo opportunity confindustriale con Emma Marcegaglia, nel mentre che diffidava governo e Pd dall’accordo alla Electrolux, “una ricetta suicida per il paese”. Oggi invece Susanna invoca “il metodo Electrolux per l’Alitalia”. Ma Renzi a Palazzo Chigi non la chiama e non la fila. Che davvero tocchi lavorare?