La coercizione e il mondo nuovo

Giuliano Ferrara

Finito il compromesso neoilluminista e cristiano, chi saprà resistere?

Non poteva non succedere. La coercizione entra in campo. Quando era la chiesa a dettare le regole, il confine tra peccato e reato fu abolito. Il legame dottrinario con la verità come assoluto impose le sue schiavitù. D’accordo. Ora è l’ideologia di stato del correttismo a dire quel che è giusto e quel che è sbagliato. Non c’è più quello che Max Weber chiamava il politeismo dei valori. C’è altro, la prevalenza sempre più incontrollata di nuovi criteri antropologici che riformano e riclassificano l’idea di uomo e donna, di famiglia, di sesso, di procreazione e di vita: si afferma in modo sempre più obbligato, con le ideologie del gender e la gay culture e il femminismo abortista del diritto alla privacy procreativa, una visione dell’obbligo politico, e del dovere pubblico, che è nelle mani del nuovo potere integralmente scristianizzato. Non lo dico con tono scandalizzato o indignato, cerco di ragionare sui fatti, in primo luogo quelli raccontati qui da un Giulio Meotti e negati o nascosti nel vasto altrove della carta stampata e della cultura corrente. In materia di comportamenti etici, attitudini civili, libertà di opinione e di azione, adesso, è la probità intellettuale, è il repubblicanesimo come nuovo credo, è il governo come agente pubblico di una libertà senza confini, assoluta come la vecchia verità, a imporre la sua legge.

 

Fino a ieri, all’altro ieri, era vigente un compromesso determinato dal costume, da una certa obbedienza tradizionale ancora diffusa nei popoli cristiani d’occidente. Nella distinzione kantiana universalmente accettata, resisteva una sottile forma di parentela linguistica e di contenuto ontologico, riguardante l’essere delle cose e delle anime, tra peccato e reato. La carità e la misericordia, materiale teologico speciale e non ideologia pastorale, non avevano rinunciato alla funzione del giudizio. Finzione o realtà, la soluzione liberale si chiamava libera chiesa in libero stato. Una competizione tra soggetti diversi illuminata dalla sensibilità e dal rispetto consentiva una convivenza di opposti nello spazio secolarizzato e tuttavia ancora segnato dalla memoria culturale di un comune passato, che aveva nei simboli e nelle idee della religione un suo modo di testimoniare il vero o il presunto vero. Non è più così. Siamo entrati a forza, con la forza dello scambio di merci e la creatività del mondo pubblicitario e mediatico, e con i regolamenti conseguenti, in un’epoca di repubblicanesimo virtuoso. La nuova virtù è la disinibizione coatta, l’obbligo rousseauiano a essere liberi.

 

[**Video_box_2**]Non si può escludere che trovi un suo equilibrio accettabile per generazioni il mondo nuovo dell’eutanasia infantile per legge, della guerra all’obiezione di coscienza dei medici e dei farmacisti, della pornoeducazione alla disinibizione nella scuola di stato (caso Mazzucco), della limitazione dei diritti dei pro life e delle chiese nei sistemi sanitari invasi dalle tecniche di contraccezione e antinatalismo abortivo, delle complicazioni eugenetiche dell’ingegneria biologica, della selezione umana dispiegata, degli interdetti alla opinione libera, dei boicottaggi e controlli rigorosi del comportamento civile e politico (dal caso dell’isolamento di Israele alle battaglie contro la cosiddetta omofobia fino alle costruzioni ideologiche come il femminicidio o alle libertà negate di professare certe idee sul piano storico e morale). Non si può escludere. Il commissario europeo bruciato in piazza perché strega cattolica, il regista olandese morto ammazzato e non rimpianto sull’altare del correttismo filoislamista, il martirio liberale di un Pim Fortuyn ucciso da un vegano, il sindaco francese che deve celebrare il matrimonio tra persone dello stesso sesso per disposizione prefettizia, lo studente che deve scoprire il suo vero essere Lgbt con i testi della scuola unica di stato e molte altre cose ancora tra le quali l’accusa di razzismo e di ideologia fobica per qualunque variante che non sia il pensiero unico di comunità e di stato: si distende davanti a noi tutto un panorama di coercizione, di nuove interdizioni educative, di obblighi linguistici che, rotto il compromesso neoilluminista e cristiano all’opera nel lungo ciclo di conflitti e intersezioni della fine della guerra fredda e dei papati giovanpaolino e benedettino, prende corpo e status bronzeo di legge. Il cedimento di carattere della chiesa cattolica rende ancora più corposo il fenomeno della tenerezza come nuova legiferazione rigorosa per le anime dei cittadini. Va bene. Non si può escludere che sia un fenomeno passeggero, che si riesca a impostare una reazione da sentinelle in piedi, da popolo e nazione degli esclusi da un progresso non compreso e, entro certi termini, non comprensibile. Non è escluso, ma non è affatto certo. Questo mondo nuovo era già stato immaginato e raccontato dagli Huxley, e somiglia alla loro fantasia in modo inquietante.

 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.