Altro che “House of Cards”. In Asia da anni ci si arricchisce con le serie tv

Giulia Pompili

Come la musica sudcoreana, anche le fiction a puntate generano un giro d’affari che fa impallidire le grandi produzioni americane. I gadget delle serie tv si vendono con facilità, e le grandi aziende sborsano qualunque cifra pur di apparire addosso a uno dei protagonisti, o durante un episodio.

Miss Cheon Song-yi, io ti amo. La star della tv sudcoreana, Kim Soo-hyun, ha concluso con una dichiarazione d’amore il discorso di ringraziamento agli ultimi Baeksang Arts Award, il festival del cinema e delle serie tv della Corea del sud. Ma fidatevi, non c’è niente di romantico nelle sue parole. Cheon Song-yi è infatti la protagonista della serie tv “My Love from the Star”, dove Kim interpreta l’alieno che da quattrocento anni è costretto a vivere sulla terra e che rischia di non poter più tornare a casa perché si è innamorato della sua vicina di casa Song-yi, interpretata dall’attrice Jun Ji-hyun. E deve amarla davvero, la sua compagna nella fiction, visto che la tresca a puntate ha fatto moltiplicare il patrimonio di entrambi gli attori. Il successo di “My Love from the Star” – ventuno episodi andati in onda sulla Sbs tra il dicembre del 2013 e il febbraio del 2014 e scritti dal trentottenne sudcoreano Park Ji-eun – non è una sorpresa in Corea del sud. Come per il K-pop, lo stile musicale rappresentato universalmente da Psy di “Gangnam Style”, anche le  serie tv asiatiche stanno vivendo un momento d’oro.

 

Come la musica sudcoreana, anche le fiction a puntate generano un giro d’affari che fa impallidire le grandi produzioni americane. I gadget delle serie tv, dagli accessori per telefonini alle t-shirt, si vendono con facilità, e le grandi aziende sborsano qualunque cifra pur di apparire addosso a uno dei protagonisti, o durante un episodio.  Secondo quanto riportato dall’Afp, dopo la trasmissione di “My Love from the Star” in Cina si sono moltiplicate le vendite del Galaxy Note (il cellulare usato da Song-yi), di menù a base di pollo fritto e birra (il pasto preferito da Song-yi) e di tutti i prodotti della Amorepacific, la marca coreana di prodotti di bellezza preferita da Song-yi. La vendita in Cina di creme per la pelle della Amorepacific ha subìto un incremento del 70 per cento, il rossetto usato da Song-yi nella serie è stato venduto oltre quattrocento volte di più. In rete alcuni blog dedicati danno consigli alle ragazze asiatiche per assomigliare alla protagonista: usate i cappotti, le mantelle dal taglio squadrato, gonne corte a pieghe, pantaloni skinny, maglie extralarge, cerchietti dorati. Dopo la messa in onda di una puntata nella quale Song-yi indossava un paio di scarpe Jimmy Choo da 625 dollari, il prodotto è andato sold out in Asia.

 

E le serie tv asiatiche si vendono anche all’estero. La Cina produce circa trentamila episodi di vari tv drama all’anno, la maggior parte dei quali vengono trasmessi anche in Giappone e Corea del sud. Sono per lo più produzioni storiche, che raccontano le gesta della Cina imperiale – le repliche di “Princess Pearl”, tre stagioni trasmesse a partire dal 1998, sono in programmazione pressoché ovunque in Asia, dalla Mongolia al Vietnam.

 

L’ultimo successo cinese, “The Legend of Zhen Huan” narra gli intrighi tra l’imperatore e le sue concubine durante la dinastia Qing. La serie storica cinese, 76 episodi trasmessi a partire dal 2011 e prodotti dalla Beijing Tv Art Center, è definita la risposta di Pechino a “House of Cards” (anche se, di fatto, somiglia più a un incrocio tra “Scandal” e “Desperate Housewives”). La storia segreta delle concubine dell’imperatore ha avuto un successo notevole sia in Giappone che in Corea del sud, e probabilmente sarà tradotto in inglese e trasmesso anche in America – chissà se per motivi propagandistici, così come Pechino ha fatto con “House of Cards” in Cina.
Giulia Pompili

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.