Sono Pazienti Questi Romani. Cinque giorni di bus deviati causa Stones

Nicoletta Tiliacos

Il giorno dopo il gran concerto degli Stones, rimbalzano commenti in libertà sull’autobus che, per la quinta volta in 5 giorni, da via delle Terme di Caracalla viene deviato in vista del Circo Massimo, per finire intruppato nel tradizionale e pittoresco tappeto di macchine sul lungotevere.

Sono Pazienti Questi Romani. Il giorno dopo il gran concerto dei Rolling Stones, rimbalzano commenti in libertà sull’autobus che – per la quinta volta in cinque giorni e per tutto il giorno – da via delle Terme di Caracalla viene deviato in vista del Circo Massimo, per finire intruppato nel tradizionale e pittoresco tappeto di macchine sul lungotevere. Sono Pazienti Questi Romani, anche se la pazienza non basta per dare un senso a quello che accade nell’Urbe. Va bene. Prima bisognava montare il palco, poi andava presidiato e protetto e infine, da ieri, bisognava smontarlo, mentre fervevano le pulizie post concerto. Tutto forse tornerà alla normalità da domani, pare, pur tenendo conto del fatto che il termine “normalità” riveste a Roma significati molto particolari, a loro volta pittoreschi e imprevedibili, così come il termine “ordinario” applicato alla manutenzione di ciò che va manutenuto, al traffico, ai servizi di trasporto pubblico, ai parchi.

 

“Settemila euro? Se ce li chiedevano magari je li davamo noi, così ce facevamo ’na figura pure mejo”, bofonchia la signora settantenne, rassegnata a raggiungere piazza Venezia a piedi in circa mezz’ora, in alternativa al “giro di Peppe” (espressione squisitamente romana che sta per “deviazione di per sé perfettamente inutile ma obbligata dalle circostanze”) su un autobus che ci metterà almeno il doppio, se tutto va bene. La signora si riferisce con perdonabile imprecisione alla ridicolissima cifra di 7.934 euro sborsati al comune dalla band inglese per l’occupazione di suolo pubblico legata al concerto. “E che, davero davero? Qui semo tutti signori, mica ce facciamo guarda’ dietro…”, rincara la dose, sornione, un altro passeggero. Pure lui scende per farsela a piedi, guardando di sbieco verso il varco chiuso di via dei Cerchi che lo separa dall’Anagrafe, dove è diretto per un documento. Ancora non sanno, i tapini assiepati sul 628 (il cui raro passaggio alle fermate, tra parentesi, è un’ennesima, pittoresca specialità romana) che il sindaco Ignazio Marino giustificherà la faccenda dell’obolo miserrimo versato dagli Stones con il fatto che le tariffe per occupare il suolo pubblico quelle sono, che si tratti del Circo Massimo a un passo dal Campidoglio e dal Palatino su cui ebbe origine la città, oppure dello sterrato di periferia a ridosso del Grande Raccordo Anulare.

 

Sono Prodighi Questi Romani. Che volete, a Roma a certe piccinerie non ci si bada. E comunque neanche Marino poteva farci nulla, così su due piedi (è incredibile quante cose non può fare questo sindaco, ogni giorno i romani ne scoprono dozzine). Poteri straordinari del primo cittadino? Non pervenuti. Lui, comunque, avrebbe già deciso di moltiplicarle per dieci, da settembre, le famose tariffe. Ma se poi i Rolling si offendevano e sceglievano un’altra città? Che fine avrebbero fatto i venticinque milioni che, stando alle assicurazioni del sindaco pedalans (basate su chissà quali allegre statistiche), sarebbero entrati con il concertone nelle casse di ristoranti, taverne, ostelli, alberghi, osterie, panetterie, bar, camion bar e ambulanti abusivi?

 

E’ che Sono Puntigliosi Questi Romani. Invece di compiacersi di quella ventata di benessere, rompono, recriminano, mugugnano. Stretti nel grato abbraccio di compagni di viaggio sudatissimi, in piedi nel bus deviato per cinque giorni cinque, con l’autista innervosito che li strattona con frenate inutili – lo farà per vivacizzare l’attesa? – quei romani tetragoni non si inteneriscono di fronte a niente. Nemmeno di fronte a certe commoventi esternazioni del sindaco, modulate tra il personale e il monumentale: “Questo sarà il terzo concerto dal vivo che vedrò dei Rolling Stones e per me è un grande orgoglio portare la storia del rock all’interno della nostra storia archeologica in uno scenario unico al mondo”, ha detto Marino a SkyTg24. Qualche giorno prima, in occasione di uno sciopero dei vigili urbani che aveva vieppiù paralizzato la città, lo stesso Marino aveva dichiarato che lui, che va a lavorare alle sette del mattino, di quello sciopero non si era nemmeno accorto (su questo preciso punto, i commenti dei passeggeri del 628 non sono onestamente pubblicabili).

 

Sono Pedanti Questi Romani. Pensano che invece degli straordinari eventi tra i ruderi (o insieme con) sarebbe il caso di prevedere la pulizia ordinaria delle strade, ruderi compresi (dopo tre concerti dal vivo dei Rolling Stones, avrà Marino l’energia per un giretto al Colle Oppio?), una decente cura del verde pubblico e un minimo di rispetto dell’agibilità di marciapiedi e di piazze trasformate in mesti suk.
Ma Sono Propositivi Questi Romani, suvvia, in alto i cuori: di quei famosi venticinque milioni incassati dagli esercizi commerciali la cittadinanza tutta vedrà ben presto i benefici effetti, è chiaro. O no?
Nicoletta Tiliacos

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