Un momento del processo di oggi tenuto al Cairo nei confronti di Peter Greste (a destra), Baher Mohammed (sinistra) e Mohammed Fahmi (centro). (Foto Ap)

Un tribunale egiziano condanna i giornalisti di al Jazeera

Redazione

Sette anni a Peter Greste e Mohammed Fahmy per diffondere notizie faziose per conto dei Fratelli musulmani. Ieri Kerry aveva chiesto a Sisi di intervenire.

Due giornalisti di al Jazeera detenuti da mesi in Egitto sono stati condannati a sette anni da scontare nel carcere di massima sicurezza. Il tribunale del Cairo che li ha giudicati li ha accusati di riportare false notizie per conto dei Fratelli musulmani. I verdetti sono stati comminati dal giudice Mohammed Nagui Shehata nei confronti del giornalista Peter Greste e del produttore Mohammed Fahmy; Baher Mohammed, membro della troupe, è stato condannato ad altri tre anni per possesso di munizioni al momento della cattura. Mohammed teneva con se un proiettile che, a suo giudizio, aveva trovato e raccolto da terra durante le proteste della Fratellanza di quei giorni. Greste, 48 anni, australiano, è un cronista di grande esperienza internazionale, avendo lavorato per anni in Sud Africa, Afghanistan, Somalia, Messico, Bosnia e Medio Oriente anche per Reuters e Bbc.

Altri dieci giornalisti stranieri di al Jazeera sono stati condannai a 10 anni in absentia. Secondo l'accusa, la troupe dell'emittente [**Video_box_2**]del Qatar avrebbe diffuso notizie faziose in difesa dei Fratelli musulmani, già dichiarati fuorilegge dal governo dopo la caduta del presidente della Fratellanza musulmana Mohammed Morsi avvenuta nell'estate del 2013. I giornalisti erano in carcere da dicembre e per lungo tempo presso il carcere di Tora nessuna accusa formale era stata avanzata nei loro confronti. Secondo la difesa, l'accusa ha fabbricato prove false e senza alcun fondamento pur di far condannare i giornalisti, tra cui anche un video musicale del cantante australiano Gotye, salvato su un cellulare che, secondo il procuratore, apparteneva a Greste.

Al processo erano presenti gli ambasciatori di Gran Bretagna, Canada e Australia dopo che ieri il segretario di Stato americano John Kerry, giunto al Cairo per una visita di poche ore, aveva incontrato il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi rinnovando l'invito a una maggiore attenzione alla libertà di espressione e ai diritti umani. Ma nel corso della stessa visita, Kerry  ha anche annunciato il via libera al pacchetto di aiuti finanziari che gli Stati Uniti hanno sbloccato nei confronti dell'Egitto, per una somma che si aggira intorno ai 650 milioni di dollari. "Vogliamo cooperare con al Sisi. Certo, ci sono dei problemi, ma lavoreremo per risolverli", aveva detto ieri Kerry dopo l'incontro il presidente egiziano. Ora resta ancora aperta l'ipotesi di un perdono da parte di al Sisi nei confronti dei giornalisti condannati. Un'ipotesi che comunque è tutta da confermare. Sabato scorso, intanto, altri 183 egiziani sono stati condannati a morte dopo un processo che, secondo diversi osservatori, non ha garantito gli standard minimi di tutela degli imputati.