Hillary Clinton (Foto Ap)

Che flop il libro di Hillary, e quante contorsioni tattico-elettorali sull'Iraq

La coincidenza fra l’uscita del libro di memorie, con intensissimo tour promozionale annesso, e la crisi irachena offre agli spin doctor di Hillary Clinton opportunità narrative inattese.

New York. La coincidenza fra l’uscita del libro di memorie, con intensissimo tour promozionale annesso, e la crisi irachena offre agli spin doctor di Hillary Clinton opportunità narrative inattese. E’ l’occasione perfetta per chiarire la sua posizione ai tempi dell’invasione, quando sedeva al Senato, e quella ai tempi del ritiro delle truppe, quando invece guidava la diplomazia americana. Mischiando nelle dosi giuste l’anima del falco e quella della colomba si può volare agevolmente in questa precampagna elettorale con sfondo iracheno.

 

Nel corso degli anni Hillary ha fatto il percorso di tanti democratici che avevano votato a favore dell’intervento militare americano: è stata una decisione basata su informazioni false, siamo stati tratti in inganno, dunque siamo vittime e non complici della disastrosa operazione orchestrata da Bush e Cheney. In realtà Hillary a quel punto era persino a sinistra di Obama, garantisce oggi, mentre per quanto riguarda il ritiro delle truppe americane – che a ogni città conquistata dai terroristi dello Stato islamico appare sempre più pasticciato e frettoloso – aveva una posizione più interlocutoria. C’era in gioco la sicurezza nazionale e la stabilità del medio oriente, ricorda lei oggi con lo sguardo intriso di senso di responsabilità. Nella versione ufficiale di Clinton la colpa del ritiro unilaterale dei soldati americani, all’origine del vuoto politico e militare poi riempito dai peggiori attori in circolazione, è da attribuire al premier iracheno Nouri al Maliki, che non ha voluto negoziare con Washington un ritiro graduale: “Ero coinvolta nella maggior parte degli sforzi per ottenere questo risulato. Non lo abbiamo ottenuto. E in retrospettiva è stato un errore del governo iracheno”. Hillary ricorda, ma per questo preferisce passare i messaggi dietro le quinte, che lei era molto più a destra di Obama sul ritiro delle truppe. La Casa Bianca era ansiosa di chiudere il fronte, vittoria politica impagabile dopo tanti investimenti obamiani sull’espiazione dei peccati del predecessore; Hillary, invece, faceva la parte della realista che presenta obiezioni impopolari per il bene del paese. Assieme a Leon Panetta e David Petraeus – allora segretario della Difesa e direttore della Cia – ha lottato invano per tenere un po’ di truppe sul suolo iracheno. Ecco che l’avanzata dell’Isis fornisce la prova, a [**Video_box_2**]ritroso, che Obama era idealmente dalla parte giusta della storia, ma Hillary voleva fare la cosa necessaria. E il senso della necessità è ciò che distingue un leader politico da un ottimo oratore con idee impeccabilmente democratiche: questo il sottotesto.
Con il grandioso impianto mediatico montato attorno al libro si cerca di seppellire la rivelazione di Bob Gates, ex segretario della Difesa, sull’opposizione di Hillary al surge in Iraq nel 2007 per ragioni squisitamente elettorali. Si stava preparando alla campagna elettorale, non sarebbe stato opportuno sostenere la logica della stabilizzazione irachena davanti a un paese stanco della guerra.

 

Ora il paese ha negli occhi le bandiere nere dell’Isis, conviene far sapere che lei almeno a evitare tutto questo ci aveva provato e sperare che gli americani si sintonizzino sulle sue interviste. La sua “campagna presidenziale mascherata da vendita di un mattone da 656 pagine che Michiko Kakutani ha definito ‘con poche notizie’, ed era una recensione positiva”, come la definisce il columnist Roger Simon, non sta andando granché. Il libro ha venduto nelle prima settimana meno della metà delle copie che l’editore sperava, lo share delle comparsate televisive è molto basso, lei è costretta sulla difensiva a proposito di Bengasi ed è pure incappata in una polemica sul matrimonio gay. E’ il prezzo, in termini di audience, del candidato inevitabile.

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