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Le elezioni secondo Grillo

Redazione

Se si eccettuano alcune stravaganze come la preferenza negativa, il meccanismo di voto proposto dal Movimento 5 stelle non ha nulla di straordinario. Si tratta di un sistema proporzionale corretto dall’attribuzione dei seggi in ogni singolo collegio, senza recupero nazionale dei resti.

[**Video_box_2**]Se si eccettuano alcune stravaganze come la preferenza negativa, il meccanismo di voto proposto dal Movimento 5 stelle non ha nulla di straordinario. Si tratta di un sistema proporzionale corretto dall’attribuzione dei seggi in ogni singolo collegio, senza recupero nazionale dei resti. E’ il sistema vigente in Spagna, dove ha prodotto una serie ininterrotta di governi monopartitici che quando non disponevano di una maggioranza assoluta da soli ottenevano il sostegno delle minoranze regionaliste. Con qualche correzione – che non sarebbe difficile concordare, a cominciare dalla riduzione del numero dei membri delle Camere, e magari un aumento del numero delle circoscrizioni che così sarebbero più piccole – il sistema elettorale proposto dal M5s potrebbe anche risultare in grado di definire in modo stabile il ruolo di maggioranza e di minoranza dei partiti (o delle eventuali liste di coalizione). Già così com’è, se vi si proiettassero i risultati delle ultime elezioni europee, conferirebbe una consistente maggioranza al Pd e la maggioranza assoluta se ci fossero candidature condivise con altre formazioni minori. Naturalmente non è ragionevole proiettare su elezioni nazionali che decidono del governo l’offerta elettorale che si è presentata alle consultazioni europee, in cui nessuno dei partiti si è aggregato in coalizione con altre formazioni. Per questa ragione è lecito il commento di chi sottolinea che con questo meccanismo non c’è la sicurezza di avere, il giorno dopo il voto, una precisa definizione di chi governa e di chi è all’opposizione. In realtà, però, si avrebbe un’indicazione netta di chi deve stare al governo, visto che, con una maggioranza relativa di voti più o meno della dimensione di quella prevista dal patto del Nazareno, per evitare il ballottaggio ci si dovrebbe avvicinare moltissimo alla maggioranza assoluta dei seggi.

 

Un altro aspetto che va esaminato è il carattere non esplicitamente bipolaristico del meccanismo, che però corrisponde a una ripartizione reale dell’elettorato delle più recenti consultazioni. D’altra parte il fatto che nel meccanismo grillino la distanza tra la prima formazione e quelle che la seguono ha un ruolo decisivo (quanto più è grande questa distanza, più probabile è la trasformazione di una maggioranza relativa di voti in una assoluta di seggi) rappresenta una spinta oggettiva alla costruzione di coalizioni tendenzialmente competitive.

 

Se messa sul tavolo come ipotesi su cui confrontarsi, senza pretese leonine e senza furbizie fuori luogo, l’ipotesi del M5s presenta pregi e difetti che possono essere esaminati e nel caso corretti. Se invece ha solo una funzione tattica allo scopo di dilazionare riforme indispensabili, farà la fine che merita una manovra di questo tipo, indipendentemente dal merito della proposta specifica.

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