Verso Italia-Inghilterra. La parola al bar Sport Mondiale del Foglio

Piero Vietti

Consigli foglianti a Prandelli sulla formazione di sabato. Sperando che non li ascolti

Non è stata ancora tirata su la serranda del Bar Sport fogliante che già seduta al bancone c’è Marina Valensise, direttamente da Parigi. Fa caldo, una birra ghiacciata è quello che ci vuole. Il rutto libero, come vedrete, è sentito come un obbligo. Il barman riempie i bicchieri e chiede agli avventori chi schiererebbero in campo sabato sera nell’umida e amazzonica Manaus contro l’Inghilterra. Prima che possa pentirsi della domanda, arriva lo shottino di Valensise: “Facchetti, Burgnich, Mazzola… sto scherzando eh”. Qualcuno non ne è così sicuro, ma lei prosegue: “Io schiereri subito Verratti, perché qui est un mito e poi a Manaus il tasso di umidità cambia di ora in ora. Poi schiererei Pirlo, dandogli istruzioni strategiche per spezzare la gabbia albionica, e metterei di punta Super Mario previa boccia di cachaça in corpo”. Rizzini si smarca: “Ah beh, troppo presto! Io del calcio guardo solo i Mondiali, quindi sono rimasta alla formazione di 4 anni fa, e neanche la ricordo tanto bene. E poi non c’è Totti, vabbè. Ora mi studio i convocati”. Ariecco Valensise, secondo shot: “Ah scusate, dimenticavo Immobile, con un nome così non può stare fermo. Prima di leggere l’intervista di Montolivo pensavo fosse il soprannome di qualche ignoto (a me) azzurro lavativo”. E anche l’originale gag quotidiana sul cognome dell’ex attaccante granata è fatta. Rizzini è ammirata: “Marina sei preparatissima”. “E io studio eh”. Per fortuna c’è Cerasa, che mette ben 4 punti in poche righe: “L’importante è che non giochi Ranocchia. L’importante è che giochi Cassano. L’importante è che giochi Balotelli sempre. L’importante è che non giochino mezze seghe come Verratti. Vittoria dell’Italia inversamente proporzionale al numero di giocatori in campo allevati da Zemane”. Dall’alto della sua saggezza interviene Matzuzzi: “Marina, capisco che tu voglia spostare avanti il baricentro. Però nella tua disamina tecnico-tattica dimentichi la difesa. E’ lì che sono dolori. O credi che il tandem Barzagli-Chiellini sia granitico? In due non fanno mezzo Cannavaro in versione 2006!”. Parte ufficialmente il momento polemica sterile. Crippa: “Vorrei solo ricordare a Cerasa, a costo di sembrare un Corradino Mineo rompicon e fuori linea renziana, che lui è quello che sosteneva che il Palermo era la squadra più forte del mondo. Giù le mani dai gioielli di Zeman, divin boemo!”. La rissa da bar è vicinissima. Ancora Valensise: “Ma la difesa, la difesa, sempre la difesa… la migliore difesa est l’ATTACCO. Ve lo dice una combattente. E poi in definitiva la partita si vince nei primi cinque minuti, spaventando gli avversari, confondendoli, aggirandoli, inchiodandoli ai loro punti deboli. Altro che Cannavaro 2006 (quando ricordo ancora la semifinale vista da un albergo di Strasburgo)”. Il barman, che schiererebbe in campo Darmian, Cerci e Immobile e basta, spiega a Valensise che “il campionato francese è così ridicolo che giocherebbe bene persino Lo Prete, figuriamoci Verratti”. Valensise alza il gomito: “Non mi toccate Lo Prete, uno da Champions League. Qui giocano a tennis, però oggi non fanno altro che parlare dello sciamano peruviano che ha fatto un pronostico come il nostro, con finale Brasile-Argentina”. A proposito di violenza, dal fondo del bancone si alza la voce di Giuli, lapidario: “Schiererei undici De Rossi, naturalmente, correndo il rischio di vederli tutti espulsi per manifesto eccesso di agonismo. E se ci scappa una gomitata anche a Candreva non mi offendo”. Crippa sfoglia il giornale: “Dopo aver visto la Gazza azzurra ho istintivamente portato le mani in posizione scaramantica. Menagramo far scrivere Napolitano prima di giocare, invece che dopo, à la Pertini. Paura che si dimetta? Mollare il rosa per il celestino poi, come fosse finita la carta in rotativa. Fifa che Rcs chiuda prima della finale?”. Pompili, sempre sul pezzo: “Ah ma allora è per questo che la Gazzetta è azzurra oggi? Pensavo fosse un errore dei poligrafici”. Peduzzi, più avvezza ai quotidiani inglesi che al calcio, è preparatissima sulla Nazionale dei Tre Leoni: “L’esterofilia è peggio di una malattia, ma mestamente sottolineo che gli inglesi, come gli italiani, si lamentano molto delle condizioni dell’erba di Manaus (è stato usato troppo fertilizzante) ma dicono che comunque il disagio vale per tutti, quindi vinca il migliore. Sono inoltre tutti preoccupati per le condizioni di Welbeck, ma Rooney garantisce che he will be fine”. Battistuzzi ha trovato un palo a cui legare la bicicletta, entra e propone Peduzzi per la panchina azzurra. Poi sostiene che “con questa difesa balleremo samba, ma confido nel prode De Sciglio e nel prode Darmian. Ci vorrebbe san Paolino Maldini. Per il resto Pirlo tutta la vita, Verratti al suo fianco, De Rossi a far legna, poi fantasia davanti con il trio Rivera-Mazzola-Baggio. Balotelli in panchina che deve riposarsi per la prossima stagione del Milan”. Crippa corregge: “Peduzzi ha già firmato come manager dell’Arsenal appena se ne va quel bollito di Wenger. Pare abbia scelto in base al quartiere”. Apre gli occhi Brambilla, svenuto su un tavolo dall’inizio della discussione: “Per me c’è solo una cosa da guardare. L’esordio mondiale del mio paesano Marco Parolo da Gallarate. E poi è mio coscritto (1985) nonché ex compagno di liceo. Io tifo provinciale”. La birra esonda, si alzano grida inconsulte: “Viva Bramb! Viva Parolo! Viva l’Insubria libera!”. Nel caos generale c’è spazio ancora per un momento mistico di Ferraresi – “Vorrei in campo Verratti che regge una copia del Volto Santo di Manoppello, che questi sono i Mondiali del soprannaturale” – prima che Valensise faccia piombare tutti nel nonsense lanciando oscuri interrogativi filosofici: “Scusa, Parolo è nome o cognome? Se fosse nome sarebbe ancora più bello. Pensate che variazione Parolo Immobile”. Serranda. (pv)

  • Piero Vietti
  • Torinese, è al Foglio dal 2007. Prima di inventarsi e curare l’inserto settimanale sportivo ha scritto (e ancora scrive) un po’ di tutto e ha seguito lo sviluppo digitale del giornale. Parafrasando José Mourinho, pensa che chi sa solo di sport non sa niente di sport. Sposato, ha tre figli. Non ha scritto nemmeno un libro.