"Nessuna rivoluzione", il papato secondo il parroco Bergoglio

Matteo Matzuzzi

L'intervista concessa da Francesco al quotidiano catalano La Vanguardia offre molti spunti interessanti. il punto di vista del Papa su fondamentalismi, povertà e gestione della Chiesa. E una difesa di Pio XII

Eccezion fatta per la confusione tra Mina e Iva Zanicchi (il Papa attribuisce "Zingara" alla prima e non all'ex conduttrice di Ok il prezzo è giusto, l'intervista concessa da Francesco al quotidiano catalano La Vanguardia offre molti spunti interessanti. Innanzitutto, il Pontefice getta lo sguardo sui cristiani perseguitati, preoccupazione che lo assilla quotidianamente: "So molte cose di queste persecuzioni, che non mi pare prudente raccontare. Ci sono luoghi in cui è proibito avere una Bibbia, insegnare catechismo o portare una croce. Sono convinto che la persecuzione contro i cristiani oggi sia più forte che nei primi secoli della chiesa. Oggi ci sono più cristiani martiri che in quell'epoca". La colpa è anche del fondamentalismo, la cui "struttura mentale è violenza nel nome di Dio. La violenza nel nome di Dio è una contraddizione, non corrisponde alla nostra epoca, è qualcosa di antico", dice il Papa. Una contraddizione che, "con una prospettiva storica anche i cristiani, a volte, hanno praticato". Un esempio? "La guerra dei Trent'anni, violenza nel nome di Dio. Oggi è inimmaginabile".

 

[**Video_box_2**]Rispondendo a una domanda su quale sia la sua dimensione ideale, Francesco dice di sentirsi, allo stesso tempo, parroco e papa. Quella del parroco – spiega - "è la dimensione che più mostra la mia vocazione", al punto da "spegnere la luce per non spendere troppi soldi", cosa da parroco. Al contempo, però, "sentirmi Papa mi aiuta a fare le cose con serietà. I miei collaboratori sono molto seri e professionali. Ho gli aiuti necessari per compiere il mio dovere". In ogni caso, è bene "non giocare al Papa parroco, perché sarebbe da immaturi. Quando arriva un capo di Stato, bisogna riceverlo con la dignità e il protocollo che merita. E' vero che con il protocollo ho i miei problemi, però devo rispettarlo". Non vuole essere definito rivoluzionario, Bergoglio: "Per me la grande rivoluzione è andare alle radici, riconoscerle e vedere cosa hanno da dire al giorno d'oggi", spiega, certo che "il modo per fare cambiamenti reali sia partire dall'identità. Non si può – infatti – fare un passo nella vita se non partendo da quello precedente, senza sapere da dove si viene, qual è il proprio nome, qual è il proprio nome culturale o religioso". E lo sguardo deve essere rivolto ai poveri e agli ultimi, con umiltà, come insegna il Vangelo: "Povertà e umiltà sono al centro del Vangelo, e lo dico in senso teologico, non sociologico. Non si può comprendere il Vangelo senza la povertà, che a ogni modo va distinta dal pauperismo. Io credo – ha aggiunto il Papa – che Gesù voglia che i vescovi siano servitori, non prìncipi". Spiegato di non avere "alcun progetto personale, nessuna illuminazione" per il futuro, Francesco ha ricordato che prima di essere eletto al Soglio di Pietro aveva già avviato i preparativi per abbandonare la carica di arcivescovo di Buenos Aires, avendo già compiuto i canonici settantacinque anni d'età: "Avevo una stanza riservata in una casa di riposo per sacerdoti anziani, a Buenos Aires. Avrei lasciato l'arcivescovado alla fine dell'anno scorso e avevo già presentato la rinuncia a Papa Benedetto. Avevo scelto una stanza e avevo detto: voglio venire ad abitare qui. Lavorerò come prete, aiutando nelle parrocchie". Non esclude la possibilità, un giorno, di rinunciare anch'egli al pontificato: "Benedetto ha aperto una porta, ha fatto un gesto molto grande. Io farò lo stesso che ha fatto lui: chiederò al Signore di illuminarmi, perché mi dica cosa devo fare. Me lo dirà di sicuro".

 

Un aspetto toccato dal Papa nell'intervista alla Vanguardia riguarda Pio XII. A bordo dell'aereo che lo riportava a Roma dopo il viaggio recente in Terra Santa, Bergoglio aveva detto che, non essendoci il miracolo canonicamente previsto, la beatificazione di Pacelli non può essere considerato un tema all'ordine del giorno. Su tutto, come da anni accade, l'ombra dei silenzi veri o presunti durante la Seconda guerra mondiale. Al quotidiano catalano il Papa fa, in modo molto più completo, il punto della situazione: "L'apertura degli Archivi porterà molta luce. Su questo tema ciò che mi preoccupa è la figura di Pio XII. Sul povero Pio XII è stato tirato fuori di tutto. Bisogna però ricordare che prima si guardava a lui come al grande difensore degli ebrei. Ne ha nascosti molti. Nella sua camera da letto sono nati quarantadue bambini, figli di ebrei e di altri perseguitati rifugiatisi lì. Non voglio dire che non abbia commesso errori – anche io ne commetto tanti – però il suo ruolo deve essere letto nel contesto di quel tempo. Mi prende un po' di orticaria esistenziale quando tutti se la prendono contro Pio XII e la chiesa e si dimenticano le grandi potenze".

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.