I soliti sospetti

Giuliano Ferrara

Il pur semplice sospetto di una gestione personalistica di indagini delicate. Il Consiglio superiore della magistratura, Settima commissione, scrive queste parole a proposito del processo Ruby.

Il pur semplice sospetto di una gestione personalistica di indagini delicate. Il Consiglio superiore della magistratura, Settima commissione, scrive queste parole a proposito del processo Ruby. Il procuratore capo di Milano, Edmondo Bruti Liberati, doveva evitare “il pur semplice sospetto” di una gestione personalistica, cioè arbitraria o capricciosa o magari faziosa, di “indagini delicate”, come quella che ha cercato di incastrare il presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi (l’ultimo presidente italiano eletto), accusandolo di concussione e prostituzione minorile in una inchiesta che funzionò come una crociata moralistica in nome del “corpo delle donne” e come una devastazione della vita privata di un cittadino. C’è il “pur semplice sospetto”, per l’organo di autogoverno della magistratura italiana, che l’attribuzione del giro inquisitorio a Ilda Boccassini, invece che ad altri e senza spiegazioni, avesse qualcosa di “personalistico”, il peggio che si possa immaginare in uno stato di diritto in cui l’impersonalità del giudice naturale e delle procedure inquirenti dovrebbe essere dogma intoccabile, garanzia di indipendenza e di imparzialità autentica. Niente di tutto questo. La procura di Milano esce non male, malissimo, da questa tornata di divisioni interne e di indagini e processi sfuggiti al controllo di una procedura corretta e del senso comune, in nome del comune senso del pudore esibito a chioma fiammeggiante nella battaglia retrograda contro le astuzie levantine di una ragazza, un giro di amici della notte, e cene e dopocena insindacabili. C’è solo da auspicare che salti tutto il cucuzzaro da caccia alle streghe, in nome di una vera giustizia, come doveroso.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.