Renzi, facce Tarzan! Il lato uozzamerican del premier che dà il cinque

Salvatore Merlo

I democristiani si muovevano con la leggerezza e il silenzio di animali prudenti, Silvio Berlusconi indossava ancora il doppiopetto ma faceva le corna negli incontri internazionali, adesso Matteo Renzi si affacia in maglietta bianca dal balcone di Palazzo Chigi e batte il cinque agli spettatori dopo la parata del 2 giugno, “gimme five”. Dice Carlo Freccero: “Renzi è il moderno arcitaliano, l’evoluzione geneticamente modificata di Berlusconi e di Alberto Sordi. E per questo ci piace da impazzire. Altro che Grillo: il vero partito populista è il suo”.

    I democristiani si muovevano con la leggerezza e il silenzio di animali prudenti, Silvio Berlusconi indossava ancora il doppiopetto ma faceva le corna negli incontri internazionali, adesso Matteo Renzi si affacia in maglietta bianca dal balcone di Palazzo Chigi e batte il cinque agli spettatori dopo la parata del 2 giugno, “gimme five”. Dice Carlo Freccero: “Renzi è il moderno arcitaliano, l’evoluzione geneticamente modificata di Berlusconi e di Alberto Sordi. E per questo ci piace da impazzire. Altro che Grillo: il vero partito populista è il suo”. E per Freccero “il modello di Renzi è una specie di America, così come lui pensa che sia l’America”, dunque piena di acrobatiche anglo-masticature da metodo Shenker: Jobs Act, Smart City, “junior” pronunciato “giunior”, e infine “dammi il cinque”, “gimme five”, come nei ghetti della periferia americana, come i simil rapper italiani che ciondolano nei quartieri borghesi di Milano. “E’ un geniale paraculo, questa è la verità”, ride Freccero. “Renzi è come dev’essere un politico, o come dev’essere una grande stella del cinema pasciuta di seduzione, o un campioncino della musica pop. Ma all’italiana, all’arcitaliana”. E infatti Renzi non ha trasgressioni, dice Freccero, “è scout, è cattolico, è ben rasato, porta la maglietta della salute. Ed è orecchiabile. E’ tutto un ritornello ottimista. Lui è come Jovanotti”, quello che, appunto, agli inizi degli anni Novanta, cantava in quasi americano: gimme five all right / gimme five all right / when you fell dynamite / Jovanotti’s on the mike.
    [**Video_box_2**]
    I vecchi democristiani erano evoluti, noiosi e fingevano la passione con un linguaggio pur sempre tormentato (ma per ragioni sintattiche), che rivelava un fondo bamboleggiante. E invece, dice Freccero, Renzi affacciato al balcone, senza orbace e senza fez, ma pure senza grisaglia dc, è il perfetto primo ministro dei tempi nuovi nei luoghi più vecchi: insensibile alla segreta bellezza del tempo, al potere che si alimenta di mistero e di distanza. “Lui accorcia tutto, si rende accessibile fin dalla prossemica, che in lui è libera, fin dai gesti piacioni, dalla maglietta bianca che sta a dire ‘sono come voi’, alla cravatta che per lui non è un dettaglio divino ma una scomoda convenzione”: infatti l’annoda male, se la sfila appena può, poi l’accartoccia nella tasca della giacca. E dunque Renzi si veste come un cowboy, “o come Fonzie”, sorride Freccero, “ma ovviamente non sa mungere una vacca”, aggiunge. “Immagino come si vestirà, o che farà, durante i mondiali che stanno per iniziare. Se dovessero andare bene sarà il suo trionfo”. Canottiera davanti alla tivù? “Renzi è plastilina, si trasforma, come Zelig, a seconda del pubblico. A Trento, con Marchionne, era in cachemire. Con Napolitano è in cravatta. Alla partita della nazionale può anche stare in canottiera, se gli serve. Come quei politici delle serie televisive americane, lui è costantemente impegnato nella costruzione del consenso, di nuove maggioranze ad hoc. Dentro e fuori dal Parlamento. E lo fa anche così. Con la maglietta da tronista. Dando il cinque alla uozzamericana, circondato com’è dai giornalisti, e dai fotografi, che spesso intorno a lui hanno l’aria dei perfetti maître, confidenziali, rispettosi e un po’ inclinati”. Ha scritto su Twitter Dario Di Vico, dal Festival dell’economia di Trento: “Prosegue il ping pong di battute tra Renzi e Mentana, chi vince sfida Crozza in finale”. Ed ecco l’auspicio di Freccero: è pure ora che Renzi dimostri cosa sa fare, che trasformi in arte di governo la famosa passione per l’effimero, per il virtuale e per le figurine della modernità.

    • Salvatore Merlo
    • Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.