Vincere il Mondiale? E' una questione scientifica, dice Hawking

Maurizio Stefanini

Cesare Prandelli finirà per chiedere disperate consulenze al fisico Carlo Rubbia? Chissà, intanto nientemeno che Stephen Hawking, probabilmente lo scienziato più famoso del mondo, è sceso in campo per elaborare una Formula del Mondiale e permettere alla nazionale inglese di qualificarsi nel girone

Cesare Prandelli finirà per chiedere disperate consulenze al fisico Carlo Rubbia? Chissà, intanto nientemeno che Stephen Hawking, probabilmente lo scienziato più famoso del mondo, è sceso in campo per elaborare una Formula del Mondiale e permettere alla nazionale inglese di qualificarsi nel girone di ferro di Manaus.  E’ assieme alla squadra-materasso Costa Rica che i bianchi di Hodgson se la dovranno vedere con gli Azzurri e con quell’Uruguay che nel Mondiale del 2010 arrivò quarto classificato. Sette campionati del mondo in tre squadre, oltre a due secondi posti, un terzo e cinque quarti.

Fisico, matematico, cosmologo e astrofisico, per trent’anni titolare a Cambridge della cattedra lucasiana di Matematica già di Isaac Newton, Hawking non ha mai vinto il Nobel, ma tutti lo conoscono. Un po’, certo, per la commozione che suscita il suo impegno intellettuale, pur essendo inchiodato su una sedia a rotelle da una malattia del motoneurone che gli permette di parlare solo grazie a un software che trasforma in parole i movimenti minimi di bocca, guancia destra, sopracciglia e occhi. Ma  la sua popolarità è dovuta anche alla disinvoltura con cui si mescola alla cultura pop, non disdegnando di apparire in sit-com come “The Big Bang Theory” o addirittura in cartoni animati come “Futurama”. Interpellato da un noto bookmaker, la stessa genialità matematica già applicata a decifrare misteri come i buchi neri o l’origine del cosmo l’ha riservata adesso a uno studio sulle chance dell’Inghilterra al prossimo  Mondiale in Brasile. Anzi, gli studi sono due. Nel primo Hawking ha costruito un modello matematico su tutte le partecipazioni inglesi ai Mondiali, a partire dalla vittoria del 1966. Nel secondo ha spiegato l’arte di battere un rigore infallibile.

[**Video_box_2**]Secondo Hawking la Nazionale inglese avrebbe più possibilità di passare il turno se giocasse in maglia rossa, se adottasse un modulo 4-3-3 e, soprattutto, se avrà la fortuna di essere arbitrata da un europeo. “Gli arbitri europei sono più empatici con noi che con ballerine alla Luis Suárez”, ha spiegato in conferenza stampa il sommo genio con la voce robotica, ma con insospettabili toni da bar sport verso le note doti di simulatore del campione uruguaiano (ha usato proprio il più espressivo “ballerina” all’italiana, preferendolo al più asettico “ballet dancer”). Quanto al rosso, la scaramanzia non c’entra nulla. Secondo lo scienziato l’Inghilterra vince statisticamente più spesso con quella maglia perché il rosso “fa sentire le squadre più sicure di sé e le fa percepire anche dall’avversario come aggressive e dominanti”. Probabilmente è questa necessità degli inglesi di sentirsi più aggressivi che spiega anche il maggior successo del modulo 4-3-3, rispetto a quel 4-4-2 che è invece storicamente fatto su misura per la mentalità italiana. Ma resta la grande incognita del clima amazzonico di Manaus. “Noi inglesi giochiamo meglio in climi temperati, con altitudini basse e quando la partita inizia attorno alle 3 del pomeriggio”. Cinque gradi in più, spiega Hawking, ridurrebbero le possibilità inglesi a un magro 59 per cento. Poi c’è la formula per il rigore perfetto: mira verso l’angolo superiore destro o sinistro della porta, “l’84 per cento dei rigori realizzati entra di lì”; calcio con l’interno del piede; velocità, anche se questa, ovviamente, “non è niente senza precisione”. Poi, certo, la palla è rotonda. Anche Hawking lo ammette, ma aggiunge: “Credo che le mie previsioni siano comunque più affidabili di quelle del Polpo Paul”.

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