Finita la marcia su Rapallo / 1

Il terremoto c'è, onore a Renzi, ma riguarda anche l'identità del suo partito

Ritanna Armeni

Va bene c’è il terremoto, Renzi non ha solo vinto, ma ha stravinto e questo ha già cambiato moltissimo del quadro politico. E’ inutile dire che sono solo elezioni europee e contano poco nelle scelte nazionali. Stupidaggini. Sono elezioni e in queste elezioni un partito ha preso il quaranta per cento, come la Dc ai vecchi tempi, più che qualunque altra formazione politica  negli ultimi decenni. E ha conquistato quindici punti in quindici mesi. Renzi può essere simpatico o antipatico (a me non piace, ne diffido intimamente) ma è riuscito in questa impresa.

    Va bene c’è il terremoto, Renzi non ha solo vinto, ma ha stravinto e questo ha già cambiato moltissimo del quadro politico. E’ inutile dire che sono solo elezioni europee e contano poco nelle scelte nazionali. Stupidaggini. Sono elezioni e in queste elezioni un partito ha preso il quaranta per cento, come la Dc ai vecchi tempi, più che qualunque altra formazione politica  negli ultimi decenni. E ha conquistato quindici punti in quindici mesi. Renzi può essere simpatico o antipatico (a me non piace, ne diffido intimamente) ma è riuscito in questa impresa. Adesso come tanti, mi chiedo che cosa farà dopo questo risultato ma, soprattutto che farà del Pd. Il terremoto riguarda, infatti,  anche l’identità del partito del presidente del Consiglio che, del resto, di sommovimenti ne ha già subiti parecchi.

    Quando parlo di identità del Pd non mi riferisco agli equilibri interni, oggi francamente irrilevanti, e neppure ai pericoli di nuove rottamazioni, anch’esse trascurabili, ma alla sua collocazione, a ciò che rappresenta o meglio, che può rappresentare nel panorama italiano ed europeo.
    [**Video_box_2**]
    In questo quaranta per cento di voti c’è sicuramente il vecchio Pd, quello che ha resistito alla prima rottamazione, ci sono molti voti giovani, ci sono i voti provenienti da un centrodestra deluso, quelli dei grillini spaventati, ci soni i voti utili di chi in altre circostanze avrebbe scelto un’altra formazione politica, quelli di chi sta nei sindacati e di chi li detesta, di chi pensa che Renzi sia il naturale erede di Berlusconi e di chi inneggia a una nuova e più moderna sinistra. Insomma un bel pot pourri, un miscuglio davvero sorprendente di idee e di aspettative. Ma  si tratta di un volto indefinito, privo di una sia pur provvisoria identità. Qualcuno ha già paragonato il partito di Renzi alla vecchia Dc: interclassismo, tendenza a una modesta, ma concreta, redistribuzione del reddito, laica prudenza sui temi etici. Non credo. La Dc era comunque schierata da un parte precisa del mondo dei blocchi e poteva gestire insieme redistribuzione e conservazione e quindi l’interclassismo, perché il paese viveva un periodo di sviluppo e di crescita. Renzi si muove in un altro panorama economico e sociale. Molto, ma molto più difficile e complesso.

    Ma il Pd del quaranta per cento sta scomodo anche nell’alveo pur ampio del socialismo e della socialdemocrazia europea, che oggi subisce crisi profonde, appare incapace di uscire dalle sue difficoltà, ma mantiene una sua differenza formale dai blocchi conservatori nazionali ed europei. E anche dalle formazioni  di sinistra radicale, ecologiste, femministe, che, di volta in volta le si affiancano. Questo partito del quaranta per cento non ha una identità che possa coincidere con le socialdemocrazie. Forse può ricordare il Partito democratico americano, ma l’Italia non è l’America. E’ anomalo, spurio, oggi  ciascuno può sperare di trovarci quel che desidera. Ma fra qualche giorno? qualche settimana? Allora a questo insieme di passioni, paure, illusioni, certezze, entusiasmi occorrerà pur dare un volto. Ecco, mi chiedo che volto sarà.