Giro di Foglio

Tutti primi al traguardo del vino. Dopo la cronometro del rosso al Giro ecco l'Enobike

Giovanni Battistuzzi

A Oropa ha vinto Battaglin, ma tutti gli occhi erano per l’incredibile sfida per la maglia nera tra me e il prussiano. Dato che non ci siamo mai persi di vista, nonostante il banchetto che Alessandro Petacchi aveva organizzato dopo la formazione del gruppetto dei velocisti, le partite a scopa e a briscola, abbiamo dovuto giocarcela allo sprint. Arrivati a duecento metri dall’arrivo ci siamo fermati, surplace come nemmeno Maspes, un occhio al rivale, l’altro all’orologio per evitare il tempo massimo. Nessuno si è mosso.

    Quanto narrato in questo articolo è opera di fantasia. Ogni riferimento a cose, persone o fatti realmente accaduti è (quasi) puramente casuale. Nessun ciclista è stato maltrattato nella realizzazione di questo servizio.

    A Oropa ha vinto Battaglin, ma tutti gli occhi erano per l’incredibile sfida per la maglia nera tra me e il prussiano. Dato che non ci siamo mai persi di vista, nonostante il banchetto che Alessandro Petacchi aveva organizzato dopo la formazione del gruppetto dei velocisti, le partite a scopa e a briscola, abbiamo dovuto giocarcela allo sprint. Arrivati a duecento metri dall’arrivo ci siamo fermati, surplace come nemmeno Maspes, un occhio al rivale, l’altro all’orologio per evitare il tempo massimo. Nessuno si è mosso.

    Il prussiano non parla, mi guarda torvo. Io faccio lo stesso. Dato che stare immobili su di una bicicletta è noioso oltre che faticoso, il prussiano si è messo a fare le parole crociate per passare il tempo. Da non crederci, le parole crociate in Germania sono grandi come due pagine del Foglio. Mi chiama la Merkel: “Non sono le nostre ad essere grandi, sono le vostre ad essere piccole perché usiamo parole corte e ridicole incapaci di avere sottigliezze linguistiche come in Germania”. Gli dico che non ci credo, ma che va bene comunque. Mi risponde che il mio scettiscismo sarà punito da 100 punti di spread o da un’invasione di cavallette. Non mi saluta e riattacca.

    Poldo mi chiama. Mi dice che ha scoperto il punto debole del tedesco: “Ama le femministe”. Mi viene un’idea. Poldo traveste il toro Ugo da donna e lo fa passare dopo la linea dell’arrivo. Il prussiano non ci vede più, scatta, e cerca l’approccio. Quando si accorge del tranello inizia a disperarsi. Passo il traguardo al limite del tempo massimo e riconquisto la maglia nera. Il pubblico è festante.

    Neanche il tempo di farmi una doccia, che mi chiama Pigio, un mio amico. Mi fa: “Dopo la tua grande affermazione al Giro devi assolutamente venire all’Enobike a festeggiare”.

    Gli rispondo: “Sono in Piemonte, come posso arrivare in Veneto?”.

    Mi fa: “Non lo so, trova il modo, ma muoviti”.

    Chiedo ai miei fidi compagni veneti e friulani. Sono tutti concordi: si va! Poldo ha l’idea buona. Faccia di Carlo Conti sulla schiena di tutti e il toro Ugo scatenato dietro a inseguire, “altrimenti si può utilizzare l’aereo messo a disposizione dall’organizzazione per la circostanza”: il Giro infatti ha deciso di svecchiare la sua immagine e, dopo un sondaggio di Pagnoncelli, ha scoperto che la più grande passione dei giovani d’oggi è il vino. Decidiamo di prendere l’aereo. Correre con alle spalle il toro Ugo è sempre un rischio. Anche Poldo decide di venire, il toro Ugo no, ha trovato una gentilissima pezzata rossa di Oropa e vuole discutere di vegetarianesimo con lei.

    Arrivati a Vittorio Veneto, provincia di Treviso, ad un passo dalla mia Conegliano, siamo accolti da boati e applausi, cori da stadoi e mortaretti di benvenuto. Siamo stupiti. A Poldo scappa una lacrimuccia. Ci stupiamo ancora di più quando un’orda di giovani inizia a correrci incontro, festosi e entusiasti, bicchieri alla mano. Troppa grazia, dice Poldo.

    C’è un problema però.

    La gente ci supera e inizia ad accerchiare un energumeno che brandisce una tanica di vino rosso. Poldo ci rimane assai male. Enrico Gasparotto no, e segue il flusso di gente. Faccio anch’io lo stesso.

    Mi chiama Mauro Vegni, direttore del Giro d’Italia, e mi dice: “Fantastica cosa l’Enobike, il prossimo anno la riproponiamo al Giro, solo una cosa: come funziona?”.

    Chiedo agli organizzatori. Mi dicono che è una manifestazione non competitiva, almeno a livello di tempo: è più che altro una gara di resistenza che unisce passioni. In Veneto infatti lo sanno tutti che amiamo due cose: il ciclismo e il vino. Infatti in osteria ci si va sempre in bici, perché in questo modo si ha più sete. E’ tutto molto bello. Mi richiama Mauro Vegni: “c’è un problema. Se non conta il tempo non la possiamo riproporre al Giro d’Italia”. E’ molto amareggiato. Gli propongo di riproporre il metodo utilizzato per la cronometro Barbaresco-Barolo: tre corse in una e tasso alcolico minimo di 2 g/l: per chi non rispetta le regole, squalifica. Dice che lo farà senz’altro. Chiudo con Vegni e il cellulare squilla ancora. È Marco Bandiera, mi dice che dato che non conta il tempo anche lui ed Enrico Gasparotto hanno iniziato a gareggiare: sono corridori di fondo. Credo faranno benissimo. Alla SebastianVettel si assumono solo grandi campioni. I due attaccano subito la salita del Prosecco per poi continuare a pestare duro con il rosso. Bravi. Stanno inoltre pensando di fermarsi qui per qualche giorno sfruttando il fatto che il Giro arriverà a Vittorio Veneto mercoledì. Mauro Vegni gli dà il via libera. Gasparotto è molto contento e festeggia innaffiando tutti di rosso.

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    Trovo il presidente onorario autoproclamatosi.

     

    Scopro inoltre che l’Enobike è ormai un evento globale e che arrivano da ogni parte del mondo per parteciparvi e non più solo Paul Gascoigne, membro onorario, nonché boss-ombra della manifestazione. Lo trovo sorridente e mi dice: “Non credere alla stampa, quando sparisco in realtà non sparisco, ma vado in missione nel mondo per organizzare Enobike”. Mi da un cinque e se ne va. Incontro un gruppo di indiani, nel senso di nativi americani, anzi nativa americane, venute direttamente dal Missisipi. Non sono le uniche non autoctone. C’è anche uno scozzese e qualche toscano.

     

    Poldo si è innamorato di una ragazza molto carina. Ha iniziato a strimpellare con la chitarra canzoni d’amore in dialetto, versi strappalacrime, parole che si fanno amare. Dopo mezzora di amorosi intenti, la scoperta che la tizia è di Palermo lo butta giù. Decide di ripiegare sul rosso e segue Gascoigne. Spariscono. Sono andati sicuramente a organizzare un’altra Enobike.

    E’ spiacevole farlo sapere. Ma gli organizzatori hanno fissato l’arrivo in salita. Scopro con sorpresa che gli organizzatori sono in realtà fratelli e discendenti tutti del marchese de Sade. Mi allontano facendo finta di niente.

    Ilfoglio.it seguirà con alcune uscite settimanali il Giro d'Italia ospitando la "cronaca" di viaggio del nostro inviato dal blog Girodiruota (che invece sarà aggiornato quotidianamente).

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