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Per due minuti l'Atletico manca il colpaccio in Champions. Vince il Real, giusto così

Jack O'Malley

A Rai Sport direbbero che il risultato con cui il Real Madrid ha battuto l'Atletico Madrid nel primo derby in finale di Champions League della storia è bugiardo. Il 4-1 per i Blancos in realtà è giusto, ed è maturato fin troppo tardi rispetto a quanto visto in campo. Non lo scopriamo oggi che il calcio è sport fottutamente bello, perfido e ironico. A due minuti dalla fine dei 5 minuti di recupero l'Atletico Madrid stava conducendo 1-0, Simeone ringhiava felice verso il suo pubblico ripetendo il cliché del mister tutto cuore che gli riesce benissimo e i tifosi della parte povera di Madrid non credevano a quel che stava succedendo: sei giorni dopo avere vinto la Liga sul campo del Barcellona stavano per alzare al cielo la prima Coppa dei Campioni della loro storia. Due minuti, due fottutissimi minuti e l'orgasmo calcistico e cittadino sarebbe stato completo.

    A Rai Sport direbbero che il risultato con cui il Real Madrid ha battuto l'Atletico Madrid nel primo derby in finale di Champions League della storia è bugiardo. Il 4-1 per i Blancos in realtà è giusto, ed è maturato fin troppo tardi rispetto a quanto visto in campo. Non lo scopriamo oggi che il calcio è sport fottutamente bello, perfido e ironico. A due minuti dalla fine dei 5 minuti di recupero del secondo tempo l'Atletico Madrid stava conducendo 1-0, Simeone ringhiava felice verso il suo pubblico ripetendo il cliché del mister tutto cuore che gli riesce benissimo e i tifosi della parte povera di Madrid non credevano a quel che stava succedendo: sei giorni dopo avere vinto la Liga sul campo del Barcellona stavano per alzare al cielo la prima Coppa dei Campioni della loro storia. Due minuti, due fottutissimi minuti e l'orgasmo calcistico e cittadino sarebbe stato completo.

    Da pazzi. Da pazzi. Quanto cazzo amo questo sport. Era finito tutto. E invece. #ChampionsLeague

    — Jack O'Malley (@jack_omalley) 24 Maggio 2014

    L'1-1 di Sergio Ramos ha – naturalmente – cambiato tutto. C'è da dire che l'Atletico aveva messo in campo la versione Subbuteo della squadra dal 20' del secondo tempo, rinuanciando non solo ad attaccare, ma anche a muoversi. Roba che l'autobus di Mourinho è poco, in confronto. In vantaggio per sbaglio, grazie a una spizzata fuori misura di Godin che sorprendeva un Casillas così confuso da far pensare che lo Special One avesse ragione a tenerlo fuori squadra, i Colchoneros avevano atteso i crampi con la consapevolezza di un condannato a morte che aspetta l'ineluttabile destino: sperando che l'evento venisse rimandato il più possibile.

    Crampi, anyone? #ChampionsLeague

    — Jack O'Malley (@jack_omalley) 24 Maggio 2014
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    Il Real, smesso di giocarsela in campionato, stava preparando questa finale da settimane. La squadra di Simeone aveva avuto appena sei giorni, passati per lo più a cercare di rimettere in piedi con lo scotch (non il whisky, quello forse avrebbe funzionato meglio) Diego Costa, il bomber brutto ma efficace già promesso al Chelsea. Cazzata, dato che Diego Costa dopo 8 minuti ha chiesto un cambio, facendo saltare i piani del Cholo e togliendogli la possibilità di un cambio in più nel secondo tempo che forse avrebbe fatto comodo. Come detto, una vittoria grazie a una spizzata sbagliata e zero tiri in porta non poteva durare. Così è stato. Ammetto che le scorte di birra e brandy – necessarie per sopravvivere a una finale tra due spagnole giocata in Portogallo, puro horror – stavano inziando a scarseggiare quando l'1-1 dei Blancos ha proiettato l'agonia fisica dell'Atletico ai supplementari.

    Onore a Simeone e ai suoi ragazzi. Erano arrivati a due minuti dalla coppa grazie a una spizzata sbagliata. Non poteva durare.

    — Jack O'Malley (@jack_omalley) 24 Maggio 2014

    Superato indenne il primo tempo, la squadra di Simeone si è sciolta nel secondo: Bale, che nei minuti regolamentari aveva scavato un paio di solchi nell'area avversaria ciabattando clamorose palle gol segna di testa il gol del 2-1 dopo un'azione da test dell'antidoping di Di Maria. Il 3-1 di Marcelo fa finalmente esultare di gusto Ancelotti in panchina – che pare abbia battuto il record di chewing gum masticati a bordo campo, strappandolo a Ferguson – e il 4-1 di Cristiano Ronaldo su rigore consegnano agli archivi un risultato niente affatto bugiardo. Certo, forse sarebbe stato bello che i "poveri" battessero i "ricchi", dimostrando che il cuore sopperisce al portafogli. Il calcio non funziona così da una ventina d'anni almeno, almeno a questi livelli. Anche perché il cuore, in questa finale, ce lo ha messo di più il Real. Cheers, mister Ancelotti. La Decima del Real porta il tuo nome. E non è poco.

    Carlo Ancelotti è un grande. Cheers

    — Jack O'Malley (@jack_omalley) 24 Maggio 2014