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Così il caos in Ucraina mette in crisi l'identità tedesca

Giovanni Boggero

Alcune dichiarazioni del vicecancelliere federale, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, riaccendono il dibattito sui rapporti bilaterali tra Germania e Russia. In un'intervista di mercoledì scorso con il quotidiano Rheinische Post, Gabriel, che è anche leader dell'Spd, è tornato a sottolineare che la crisi ucraina è da addebitarsi in parte agli errori commessi dall'Unione europea. "Senza voler giustificare le azioni di Mosca – ha spiegato il politico socialdemocratico – non è stato molto intelligente creare l'impressione che in Ucraina bisognasse scegliere tra l'UE e la Russia".

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    Alcune dichiarazioni del vicecancelliere federale, il socialdemocratico Sigmar Gabriel, riaccendono il dibattito sui rapporti bilaterali tra Germania e Russia. In un'intervista di mercoledì scorso con il quotidiano Rheinische Post, Gabriel, che è anche leader dell'Spd, è tornato a sottolineare che la crisi ucraina è da addebitarsi in parte agli errori commessi dall'Unione europea. "Senza voler giustificare le azioni di Mosca – ha spiegato il politico socialdemocratico – non è stato molto intelligente creare l'impressione che in Ucraina bisognasse scegliere tra l'UE e la Russia". Queste frasi non sono piaciute alla cancelliera Angela Merkel, che certo non vuole rompere con il Cremlino, ma è abituata a maneggiare con più cautela bastone e carota. Ad appena dieci giorni dalle elezioni presidenziali in Ucraina, la Cancelleria vuole evitare polemiche e cercare, grazie al coinvolgimento dell'Ocse, di creare le condizioni per un dialogo tra Kiev e i separatisti, in modo da rendere il più possibile pacifiche le operazioni di voto del 25 maggio.

    Insomma, diplomazia, diplomazia e ancora diplomazia. Questa è la posizione tedesca sulla situazione in Ucraina. Di questo avviso è anche Gernot Erler, 70 anni, socialdemocratico di lungo corso e responsabile del governo tedesco per i rapporti tra Russia e Germania. In un colloquio con Il Foglio, Erler nega che la posizione tedesca, più morbida verso Vladimir Putin, sia da ricollegerarsi anche a un allontanamento di Berlino dai valori occidentali, come sostenuto in un editoriale sul New York Times del 6 maggio scorso da Clemens Wergin, giornalista del quotidiano conservatore Die Welt, e come spiegato dallo stesso Wergin al Foglio: "L'opinione pubblica tedesca partecipa attivamente alla discussione sugli eventi in Ucraina, ma il giudizio rimane controverso – ammette Erler – L'importante però è che emerga nella società la convinzione che questa crisi può essere risolta soltanto con mezzi diplomatici". Sulle ambiguità di Berlino Erler glissa, ricordando che "il governo tedesco giudica l'intervento russo in Ucraina inequivocabilmente come un'annessione contraria al diritto internazionale. A questo rigardo non c'è quindi nessuna comprensione per le azioni russe".

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    Tuttavia, qualche giorno fa lo stesso Erler, in un'intervista con il primo canale televisivo tedesco ARD, era stato egualmente critico con il governo ucraino, sostenendo che si trattasse di "un esecutivo non del tutto legittimato", in questo modo evocando la tesi russa secondo la quale a fine febbraio a Kiev avrebbe avuto luogo un colpo di Stato. Anche qualche settimana fa, commentando le dichiarazioni del presidente del Parlamento europeo e collega di partito, Martin Schulz, secondo il quale l'Europa avrebbe prima o poi dovuto fare i conti col fatto che la Crimea appartiene ormai alla Russia, Erler si era dilungato a spiegare le ragioni storiche per le quali molti russi considerano ancora oggi gli ucraini “fratelli” e non hanno mai davvero accettato la dichiarazione di indipendenza dell'Ucraina avvenuta nel 1991. Erler spiega comunque che la scelta tedesca di ricorrere alla diplomazia sta lentamente dando i suoi frutti. Prima l'accordo del 21 febbraio tra l'ex-Presidente ucraino Viktor Yanukovich e l'opposizione, più di recente la conferenza di Ginevra e il coinvolgimento dell'Ocse, visto da Mosca come unico interlocutore neutrale, ora il tiepido riconoscimento russo delle elezioni presidenziali del 25 maggio prossimo e la nascita di una tavola rotonda in Ucraina cui siedono esponenti del governo e della società civile: "Sono tutte vittorie della diplomazia tedesca", scandisce orgoglioso.

    Sulle critiche rivolte alla Germania dallo European Council of Foreign Relations, think-tank paneuropeo che si occupa di relazioni internazionali, Erler getta acqua sul fuoco: "Di quell'intervento condivido la tesi secondo la quale vanno rafforzate le competenze analitico-scientifiche della classe dirigente tedesca sulla Russia o l'Europa dell'Est. Il governo federale si è impegnato nel 'patto di coalizione' a questo proposito. A prescindere dalle differenze esistenti allo stato attuale, dobbiamo continuare  il partenariato con la Russia nel medio-lungo periodo. A questo scopo abbiamo bisogno di esperti nei campi della politica, della scienza e della società civile".

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