Speciale online

Repubblica e quegli intellettuali contro la modernità

Manuel Peruzzo

E' stata una settimana di rivendicazioni nostalgiche. A partire dalle dichiarazioni al Salone del Libro del ministro ai Beni e alle Attività Culturali, Dario Franceschini, il quale ha detto: "Tutte le TV […] hanno fatto tanti danni in questi anni alla lettura che adesso devono risarcire”. Ma questa settimana è stata la prova che quel vezzo culturale, quello di considerar l'intrattenimento come una perdita di tempo, come una rozza attività per gente semianalfabeta, succube e incapace di decidere, si è aggiornato. Il bersaglio polemico non è più la vecchia televisione ma: "i nuovi media", che ormai non sono più nuovi da un pezzo, ma vallo a spiegare a chi li rifiuta.

    E' stata una settimana di rivendicazioni nostalgiche. A partire dalle dichiarazioni al Salone del Libro del ministro ai Beni e alle Attività Culturali, Dario Franceschini, il quale ha detto: "Tutte le TV […] hanno fatto tanti danni in questi anni alla lettura che adesso devono risarcire”. Come? Non nei soliti sussidi di stato, ma: “Facendo più trasmissioni che presentino libri, facendo pubblicità alla lettura. I personaggi della fiction italiana […] fanno di tutto, ma non ce n'è mai uno che abbia un libro in mano e non c'è mai una libreria inquadrata". Quindi per Franceschini il crollo delle vendite e della lettura in Italia è da imputare a Don Matteo che non frequenta la Feltrinelli, e non a quella legge Levi che ha bloccato il tetto di sconti sui libri, per far un esempio.

    La classica critica attorno all'industria culturale che negli anni Quaranta i francofortesi rivolgevano alla televisione al cinema e alla musica, presuppone anche che la si abbia, una industria culturale. Sarà per questo che il Franceschini polemico ricorda più quegli intellos che non hanno il televisore. Come Franca Pilla, moglie di Ciampi, che nel 2001 diceva: "E' una televisione deficiente. Leggete, lo dico sempre ai miei nipoti", o Elsa Monti che, intervistata da Chi, alla domanda se guardasse la tv col marito, rispose: “Mio marito mai. Adesso, verso mezzanotte, guarda la rassegna stampa. Programmi di intrattenimento no, mai”.

    Così Mara Venier e Fabio Fazio si sono subito riempiti le trasmissioni di libri, per non far brutta figura. Ma questa settimana è stata la prova che quel vezzo culturale, quello di considerar l'intrattenimento come una perdita di tempo, come una rozza attività per gente semianalfabeta, succube e incapace di decidere, si è aggiornato. Il bersaglio polemico non è più la vecchia televisione ma: "i nuovi media", che ormai non sono più nuovi da un pezzo, ma vallo a spiegare a chi li rifiuta. E' stato un crescendo di aggressività.

    Prima, Michele Serra ha scritto una vera lettera al falso se stesso per lamentarsi del suo doppio online non richiesto ("Su quella pagina, ormai da anni, si riversano pensieri gentili e/o insulti orribili che non potranno avere mai risposta, almeno non da me: per il semplice fatto che non sono io"). Serra nel migliore dei casi pensa che gli utenti, che gli rivolgono insulti o complimenti, lo immaginino lì a gestirla, come se quando uno insulta Barbara D'Urso poi pensa che lei leggerà ogni singolo messaggio. Ecco, forse lo fa anche, come fa Serra, però se la tua immagine è pubblica non puoi cancellarti da internet, perché la gente orrenda che ti sta insultando rimane lì, solo che tu non la vedi. Serra vorrebbe fare come i bambini: chiudere gli occhi sperando di essere invisibile al mondo. Poi ci scrive un editoriale.

    [**Video_box_2**]Eppure era solo un fan che aveva inopportunamente aperto una pagina su Facebook per celebrarlo, e Serra, ingrato, se ne è lamentato nella sezione Cultura di Repubblica, aggiungendo che non è questione di ideologia ma di libertà nel non esserci. Proprio come quelli che se li fotografi pensano che gli rubi l’anima (Fabio Volo negli inserti culturali vi sembra ancora inopportuno?).

    Su Twitter, Vittorio Zucconi ha dato dei vecchi ai grillini (“Un moVimento di giovani e di incapienti. Infatti, ecco la pubblicità di ieri sul blog di Grillo: Rolex e dentiere."). Perché? Perché nel blog di Grillo appariva pubblicità in cui gli si offrivano prodotti per anziani. Quel che non sa Zucconi – direttore del sito di Repubblica – è che le pubblicità sono tarate da AdSense di Google sull’utente, in base alla sua età e alle ricerche, tra i vari parametri, quindi rolex e dentiere erano indirizzate a lui.

    Ma non è finita qui. Sabato sera, su RaiTre, la rete della gente per bene, Gramellini diceva "profilo tweet". Capita di sbagliarsi, ma una volta corretto da Fazio ("Twitter, Twitter!"), lui ha risposto con un: "Eh queste cose le sai meglio tu". (Ha aperto di recente un account e il tweet più personale è il primo: “Buongiorno”).

    Che gli intellettuali fossero contro la modernità ce ne eravamo accorti da un po’. Per i più distratti ci sono i continui attacchi di Repubblica a tutto ciò che riguarda internet a ricordarlo. Come quando Scalfari, in un editoriale su l’Espresso dal titolo programmatico: “E’ internet la causa dell’ignoranza”, scriveva: "Uno dei problemi maggiori di questi ragazzi è che sono soli. Lo sapete che si sentono soli? E dove vanno a cercare compagnia? Internet. Sanno tutto di internet ma non conoscono gli esseri umani".

    O Ilvo Diamanti che per colpire il Movimento 5 Stelle colpisce tutti coloro dotati di connessione wifi: "La sfiducia digitale che ci rende infelici" e “In quanto nella Rete, dunque, si instaurano relazioni dirette, ma non empatiche. Cioè, si agisce e reagisce lontano dagli altri. Perché gli altri non sono lì, insieme a te, davanti a te”. Per fortuna, verrebbe da dire.

    Curzio Maltese commentando Franceschini ha scritto: "Diciamola tutta, la televisione è ormai uno dei più efficaci ed entusiastici fattori di analfabetizzazione degli italiani". Dovrebbe aggiornarsi: i social network sono uno dei più efficaci ed entusiastici fattori di analfabetizzazione degli italiani.