Speciale online 19:35

Dopo il caso Snowden il jihad islamico è sempre più 2.0

Redazione

Lo scorso 19 gennaio, intervistato da “Meet the press” della Nbc, il deputato repubblicano Mike Rogers, presidente della Commissione permanente per l'intelligence, ha messo in guardia sulle conseguenze del caso Snowden nella guerra al jihad islamico. "Al Qaeda ha cambiato i propri sistemi di comunicazione e questo mette a rischio la sicurezza dei nostri soldati impegnati sul campo", ha ammonito Rogers. I danni causati dalla talpa che diffuse i programmi di sorveglianza di massa di Stati Uniti e Gran Bretagna, sino ad allora secretati, richiedono "miliardi e miliardi di dollari" per nuovi investimenti al fine di ammodernare le comunicazioni telematiche delle forze armate americane.

    Lo scorso 19 gennaio, intervistato da “Meet the press” della Nbc, il deputato repubblicano Mike Rogers, presidente della Commissione permanente per l'intelligence, ha messo in guardia sulle conseguenze del caso Snowden nella guerra al jihad islamico. "Al Qaeda ha cambiato i propri sistemi di comunicazione e questo mette a rischio la sicurezza dei nostri soldati impegnati sul campo", ha ammonito Rogers. I danni causati dalla talpa che diffuse i programmi di sorveglianza di massa di Stati Uniti e Gran Bretagna, sino ad allora secretati, richiedono "miliardi e miliardi di dollari" per nuovi investimenti al fine di ammodernare le comunicazioni telematiche delle forze armate americane. Un processo lungo e dispendioso già in atto, come confermato da Mike Morell, ex vicedirettore della Cia intervenuto a “Face the Nation” della Cbs. "Già in agosto, quando ho lasciato il mio incarico, ci siamo accorti che i nostri avversari stavano cambiando approccio dopo le rivelazioni [di Snowden]. Immagino che i miei ex colleghi stiano lavorando per risolvere anche questi problemi". Preoccupazioni condivise dall'Mi6 e dal governo britannico, i quali ritengono che gruppi terroristici in Afghanistan, Asia meridionale e Medio Oriente stiano meditando nuovi metodi per criptare il proprio flusso di informazioni sulla base dell'esperienza maturata col caso Snowden. Le rivelazioni della talpa americana hanno causato "enormi danni" alla sicurezza britannica, ha detto lo scorso novembre al New York Times il capo dell'Mi5, i servizi segreti interni della Gran Bretagna, Andrew Parker.

    Al Qaeda si è quindi messa all'opera per mettere al sicuro i propri sistemi di comunicazione, come testimoniato dal magazine in lingua inglese Inspire. La rivista, distribuita dal 2010 come strumento di propaganda jihadista, ha come scopo quello di reclutare adepti per sostenere, a vario titolo, la guerra contro l'occidente. In Gran Bretagna basta detenere una copia della rivista per rischiare di essere incriminati. In un recente volume di Inspire, come riportato da un recente rapporto del Middle East Media Research Centre, ricorrono le linee guida che i militanti islamisti dovrebbero seguire per garantire la sicurezza delle proprie comunicazioni. L'autore dell'articolo pubblicato da Inspire è Nicholas Tausant, un ventenne californiano (già arrestato dalla polizia americana per aver ideato un piano per far saltare in aria la metropolitana di Los Angeles). "Mujahidin Secrets", ovvero "i segreti del combattente", è il nome del programma ideato e consigliato da Tausant ai lettori.

    [**Video_box_2**]La descrizione dei sistemi di criptaggio, molto dettagliata, include anche apprezzamenti per Snowden, Manning e Assange, le talpe che hanno smascherato l'ipocrisia americana, secondo Tausant. "Se coloro che commettono blasfemia contro l’Islam hanno il diritto di esprimersi, perché quelle di Manning, Assange, Snowden e Hammond non rientrano nella libertà di espressione?", si chiede il giovane. Gli Stati Uniti sarebbero quindi dei bugiardi che spiano i loro stessi cittadini: "Obama ha mentito riguardo al programma Nsa", scrive su Inspire Abu Abdillah Almoravid, perché "diceva di non spiare il suo popolo. Ma ognuno ha la sua ora, e quella dell'Nsa è arrivata con Snowden quando ha rivelato i segreti oscuri della "Agenzia senza segreti". Lo scorso 9 aprile su al Sahab, la casa di produzione che ha diffuso diversi video messaggi di al Qaeda, ha pubblicizzato una sorta di dibattito aperto tra i lettori e Maulana Asim Umar, capo della Commissione pakistana per la Sharia'a: gli interessati a rivolgere domande, avrebbero potuto spedirle in urdu, arabo, inglese o pashtu. Tra i temi sollevati durante la discussione, molti vertevano sugli indirizzi e-mail più sicuri per poter comunicare dopo il caso Snowden. "Safe-mail assicura la massima sicurezza", ha suggerito Umar.

    Non solo sistemi di criptaggio. I gruppi jihadisti sono sempre più attenti a nuovi mezzi di comunicazione per coordinare le attività e favorire lo scambio di opinioni all’interno delle “comunità” di combattenti e simpatizzanti. Tra questi, lo Stato islamico dell'Iraq e del Levante (Isis) è tra i più attivi. Oltre allo sviluppo e alla diffusione di un software alternativo per il criptaggio dei messaggi telematici (denominato “Asrar al Ghuraba'a”), l'Isis ha anche sviluppato una app per Android disponibile su Google Play. Si chiama "Fajr al Bashra'ir ("Alba della buona novella"). L'applicazione fornisce al combattente tutte le ultime informazioni sulla situazione sul campo in Siria e Iraq. Gli sviluppatori sono palestinesi e sulla pagina di Google Play hanno descritto così il software messo a disposizione e già scaricato, secondo le statistiche sulla pagina, da quasi mille utenti: "Grazie a Dio, che benedice noi e lo Stato islamico e ha guidato i nostri sforzi per difenderlo e sostenerlo, questo è il minimo che possiamo offrire a questo grande progetto, che è stato ideato solo per sostenere la religione di Allah e riportare la sua legge nel mondo".  I commenti alla pagina sono stati estremamente entusiasti. Tra questi spiccano quelli di sheikh Abu Sa'd Al 'Amili, jihadista salafita, e Abu Malik Shaiba al Hamad, combattente dell'Isis con oltre 30 mila seguaci su Twitter.