La terza donna

David Carretta

Non ci sono soltanto Valérie e Julie. Durante la conferenza stampa di martedì all’Eliseo, François Hollande ha svelato l’esistenza di una terza donna che intende sedurre nelle prossime settimane. A Bruxelles è con l’austera cancelliera tedesca Angela Merkel che il presidente socialista intende tradire i suoi elettori in Francia e i suoi sostenitori all’estero, cui aveva promesso di diventare il leader del fronte anti Merkel per rendere più solidale l’Unione europea.

    Strasburgo. Non ci sono soltanto Valérie e Julie. Durante la conferenza stampa di martedì all’Eliseo, François Hollande ha svelato l’esistenza di una terza donna che intende sedurre nelle prossime settimane. A Bruxelles è con l’austera cancelliera tedesca Angela Merkel che il presidente socialista intende tradire i suoi elettori in Francia e i suoi sostenitori all’estero, cui aveva promesso di diventare il leader del fronte anti Merkel per rendere più solidale l’Unione europea. Per “il rilancio dell’Europa” servono “iniziative innanzitutto tra Francia e Germania”, ha spiegato Hollande, calcando i passi del suo predecessore Nicolas Sarkozy che, dopo un avvio burrascoso con Merkel, aveva fatto della relazione privilegiata con la cancelliera il pilastro della sua dottrina europea. Hollande ha annunciato tre iniziative bilaterali: “Una convergenza economica e sociale” tra i due paesi, un coordinamento “per la transizione energetica” con la creazione di un colosso delle rinnovabili stile Airbus e “una coppia franco-tedesca che possa agire per l’Europa della Difesa”. Ma l’ambizione è tornare al motore franco-tedesco della costruzione europea, quello dei grandi accordi precotti a Berlino e Parigi che gli altri partner devono ingoiare. Il 19 febbraio, in un vertice bilaterale, “la cancelliera e io porremo un principio”, ha detto Hollande: “I nostri due governi si coordineranno preventivamente su tutti i grandi progetti. Questa dinamica franco-tedesca ci permetterà di rilanciare l’idea europea, all’indomani delle elezioni per l’Europarlamento”. E’ la debolezza della Francia ad aver provocato la svolta merkeliana di Hollande. Era già accaduto con Sarkozy: nel 2010, l’ex presidente aveva scelto di mettersi in scia di Merkel per evitare che i mercati associassero la Francia alla periferia. Nel 2014, con la ripresa in vista, Hollande spera che la Germania possa trainare l’economia francese fuori dal guado. Ma il ritrovato europeismo di Hollande serve anche a frenare una quarta donna: Marine Le Pen, il cui Front national potrebbe diventare il primo partito alle elezioni europee.

    Secondo Hollande, “rafforzando di più l’Europa si proteggerà di più la Francia”. La Commissione europea applaude, ma restano da convincere i francesi e perfino il suo Partito socialista, entrambi profondamente divisi sul tabù della sovranità nazionale. Lo stesso Hollande non è uscito dall’ambiguità che caratterizza i suoi posizionamenti europei dal 2005, quando la spaccatura interna al Ps di cui era segretario portò alla vittoria del “no” nel referendum sul trattato costituzionale dell’Ue. Serve “un governo della zona euro”, ma Hollande non ha citato la possibilità di modificare il trattato, come chiede Berlino.

    La cancelliera Merkel intanto è soddisfatta dalla svolta social-liberale del presidente francese. Per il vicepresidente del gruppo della Cdu al Bundestag, Andreas Schockenhoff, le misure economiche annunciate da Hollande sono un “chiaro cambio di paradigma” dopo che “si era posizionato contro la politica di stabilità del governo tedesco e contro la politica di austerità”. Elmar Brok, europarlamentare vicino a Merkel, spiega al Foglio che la “leadership comune franco-tedesca non è credibile”, se “le performance economiche della Francia sono deboli”. Le riforme di Hollande sono “nell’interesse della Germania, perché così non saremo più nella posizione di fare tutto da soli” in Europa. Agli occhi di Berlino però, il Partito socialista appare come l’ostacolo principale alle conversioni di Hollande. Il socialismo dell’offerta – tagli alla spesa e alle tasse, con le imprese che sostituiscono lo stato come motore dello sviluppo economico – è indigesto alla sua maggioranza. Se Hollande vuole “rimettere la Francia sulla via del successo economico, deve avere il coraggio di un cambiamento radicale di direzione”, ha detto  Schockenhoff alla radio berlinese Rbb. “La questione è sapere se la sua maggioranza in Parlamento lo seguirà. Ora (Hollande) deve dar prova di leadership”.