Francia, prove tecniche di eutanasia

Redazione

Il presidente francese Hollande può, una volta tanto, dirsi soddisfatto. La conferenza di cittadini (diciotto persone considerate rappresentative dell’intera popolazione) incaricata di fornire un parere sull’aggiornamento della legge Leonetti sul fine vita, si è dichiarata favorevole, ieri, all’introduzione del suicidio assistito per persone in grado di intendere e di volere e dell’eutanasia (da autorizzarsi dopo un confronto tra i parenti dei pazienti e una commissione medica) per malati terminali non in grado di esprimere la propria volontà.

    Il presidente francese Hollande può, una volta tanto, dirsi soddisfatto. La conferenza di cittadini (diciotto persone considerate rappresentative dell’intera popolazione) incaricata di fornire un parere sull’aggiornamento della legge Leonetti sul fine vita, si è dichiarata favorevole, ieri, all’introduzione del suicidio assistito per persone in grado di intendere e di volere e dell’eutanasia (da autorizzarsi dopo un confronto tra i parenti dei pazienti e una commissione medica) per malati terminali non in grado di esprimere la propria volontà. Il parere ribalta le conclusioni del rapporto Sicard (ex presidente del Comitato di bioetica francese), che invece sostiene la necessità di promuovere le cure palliative e rigetta ogni ipotesi di eutanasia e di modifica della legge.

    La notizia arriva mentre si torna a parlare di un “caso Englaro” francese. Al trentasettenne Vincent Lambert, ricoverato da quasi cinque anni all’ospedale di Reims, dopo un incidente che lo ha ridotto in stato di minima coscienza, per 31 giorni era stata sospesa l’alimentazione artificiale su decisione dei medici, d’accordo con la moglie. I genitori di Lambert avevano però ottenuto dal tribunale l’ordine di nutrirlo di nuovo: Vincent dorme, si sveglia, piange, sorride, segue con gli occhi le persone. Nessuno può essere autorizzato a ucciderlo, dicono i genitori. Questo avveniva a maggio. L’ospedale ha ora riavviato la “procedura di fine vita”, e un gruppo di esperti e di medici è stato di nuovo riunito per valutare la situazione. Uno di loro, il neurologo e bioeticista Xavier Ducrocq, ha dichiarato che a Lambert non può essere applicato il protocollo di distacco dell’alimentazione, perché “non è in fin di vita. Il suo stato non richiede cure palliative, ma una struttura specializzata nell’accoglienza di pazienti con gravi handicap”. Il medico ha aggiunto che dietro una pretesa “collegialità” (la stessa che aveva escluso i genitori di Lambert e aveva ammesso la moglie) si nasconde una “mascherata” per giustificare una decisione presa da lungo tempo, da eseguirsi con “un atto d’omissione – l’interruzione dell’alimentazione – quando una buona parte della famiglia vi si oppone e nessun nuovo evento medico è intervenuto”.