Dizionario non banale sulla Thatcher

L come Lady

William Ward

Apartheid - Margaret Thatcher, ex premier britannico scomparso lunedì a 87 anni, si è sempre opposta alle sanzioni contro il regime sudafricano, e avendo detto in una battuta (presa fuori contesto) che “l’Anc è un ente terroristico” si è inimicata tutti i liberal del mondo. Ma così non viene raccontato il suo ruolo, concreto e discreto, nel garantire la transizione dal regime bianco a quello democratico attuale. In un libro da poco pubblicato, il suo ambasciatore a Pretoria negli anni Ottanta, Sir Robin Renwick, racconta che la Thatcher si era quasi divertita a far indignare i benpensanti con la sua apparente accondiscendenza nei confronti dei boeri: in realtà, dietro le quinte ha fatto pressioni molto efficaci sull’inflessibile presidente Botha – e poi il più possibilista De Klerk – perché fosse liberato al più presto Nelson Mandela, fosse legittimato il Partito comunista sudafricano, e l’Anc.

    Apartheid - Margaret Thatcher, ex premier britannico scomparso lunedì a 87 anni, si è sempre opposta alle sanzioni contro il regime sudafricano, e avendo detto in una battuta (presa fuori contesto) che “l’Anc è un ente terroristico” si è inimicata tutti i liberal del mondo. Ma così non viene raccontato il suo ruolo, concreto e discreto, nel garantire la transizione dal regime bianco a quello democratico attuale. In un libro da poco pubblicato, il suo ambasciatore a Pretoria negli anni Ottanta, Sir Robin Renwick, racconta che la Thatcher si era quasi divertita a far indignare i benpensanti con la sua apparente accondiscendenza nei confronti dei boeri: in realtà, dietro le quinte ha fatto pressioni molto efficaci sull’inflessibile presidente Botha – e poi il più possibilista De Klerk – perché fosse liberato al più presto Nelson Mandela, fosse legittimato il Partito comunista sudafricano, e l’Anc. Il Sunday Times ha persino ritratto la Thatcher con una t-shirt con la scritta “Free Nelson Mandela”. Dopo la liberazione, e pur mantenendo le sue riserve sulla politica thatcheriana riguardo alle sanzioni, Mandela non ha mai smesso di ringraziare la Thatcher “per essere stata l’artefice del suo rilascio” e per “tutto quello che aveva saputo fare per l’emancipazione della maggioranza dei sudafricani”.

    Boadicea - Detta anche Boudicca, era la regina degli Iceni, un popolo particolarmente bellicoso, che ai tempi degli antichi romani abitava nel territorio a est di Londinium, già capitale della colonia albionica. Boadicea è famosa per avere invaso Londinium e averla saccheggiata, guidando la sua micidiale biga, con i coltellacci che spuntavano dalle ruote. Più che alla regina Vergine, Elisabetta I, gli spin doctor di Thatcher si rifacevano alla memoria collettiva degli inglesi sulla regina degli Iceni per dare legittimità storica alle feroci battaglie contro “il nuovo impero romano”, ossia Bruxelles.

    Coiffeur - A differenza della regina Elisabetta, che porta lo stesso identico taglio di capelli da oltre quarant’anni (per non confondere le idee, dicono a Buckingham Palace) la testa della Thatcher ha subìto graduali modifiche fino a quando non ha assunto le sembianze di una corona aurea, impenetrabile e inossidabile. Non ha mai cambiato parrucchiere fino alla fine della sua vita, e proprio lui è diventato un caro amico, fonte preziosa per comprendere “gli umori del popolino”: spesso Margaret scriveva appunti da riciclare in un secondo momento. Non potendo portare il suo coiffeur con sé in Iran nel 1978, la Thatcher chiese all’ambasciatore a Teheran “la disponibilità di un buon parucchiere locale” che sapesse “utilizzare le Carmen rollers” – i famosi bigodini usati dalle donne inglesi. L’acconciatura è stata battezzata in seguito “the Harrods Helmet”, un elmetto da guerra per le ricche borghesi che fanno shopping da Harrods.

    Denis - Il marito che spesso passa per essere un po’ un giullare, era in realtà il più fedele dei consiglieri, dopo Sir Keith Joseph. Ha fatto della sua apparente “coglionaggine” un’arma politica, per poter aiutare meglio la moglie.

    Elephant - Uno dei nomignoli della Thatcher, in stile coloniale ma ironico, era “The Great White She-Elephant” (elefantessa), un’invenzione di Alan Clarke nei suoi celebri diari.
    Father - Una delle piccole bugie che la Thatcher ha raccontato su se stessa era che suo padre Alfred Roberts fosse un povero droghiere. Forse lo era da giovane, ma essendo un ottimo imprenditore, era diventato piuttosto benestante. A lei, però, faceva più comodo la versione “austerity”.

    Gay - Thatcher è sempre stata criticata (segue dalla prima pagina)
    per aver avallato il famigerato “Article 28”, la clausola che bandiva ogni tentativo di “propaganda a favore dello stile di vita dell’omosessualità nelle scuole”. Per quanto si trattasse di una misura draconiana (che comunque piaceva a parte dei socialconservatives), era una mossa mirata a bloccare il potere di quella che allora era la nuova tendenza della sinistra radical chic e politically correct in forte crescita. Più che limitare le libertà personali di una parte importante degli elettori, voleva colpire una corrente culturale più che politica, che nei media e nelle amministrazioni locali stava facendo di tutto per bloccare una qualsiasi iniziativa del governo Tory. Per i leader del movimento gay organizzato (oggi come allora, negli anni 80), Peter Tatchell e l’attore Sir Ian McKellen, ogni cosa che facesse il premier era da condannare in modo pavloviano. Ma per molti “confirmed bachelors” (“celibi accaniti”, termine eufemistico ironico dell’epoca) di idee più moderate, la Thatcher era invece una specie di icona: spesso era chiamata “Our Lady of the Austerity Measures”, come se fosse una Madonna. Nel suo staff politico c’erano molti giovani gay la cui vita sentimentale seguiva con l’interesse di una zia benevola. Thatcher sapeva fare appello alle sensibilità gay, e lo fece con spudorata regolarità. All’epoca del dibattito in Parlamento per decriminalizzare l’omosessualità promosso dal laburista Leo Abse, a differenza di molti suoi colleghi la Thatcher si espresse a favore della tesi emancipatoria.

    Handbag - Tutti sanno quanto sono famose le sue borsette rigide di vernice in genere nera – spesso di Ferragamo – (un esemplare in buone condizioni è stato battuto recentemente all’asta per 100 mila sterline andate in beneficenza). Il verbo “to handbag” è stato coniato dai suoi detrattori per mettere in evidenza la sua cattiveria. Ma pochi sanno che all’interno della famosa handbag c’erano molti appunti autografi – quasi dei pizzini – con informazioni utili per stendere gli avversari politici. Come una specie di gazza ladra, la Thatcher collezionava i dettagli delle conversazioni, come quelle con il parrucchiere, per comprendere le “bread and butter issues”.

    Italians - La Thatcher non amava molto i politici del nostro paese, non apprezzava i sofismi gesuitici di Giulio Andreotti né il decisionismo di Bettino Craxi. Soprattutto malsopportava Ciriaco De Mita, che trovava “provinciale e grossolano”: s’ostinava a chiamarlo “De Maita” (all’inglese) per irritarlo. Amava molto Carla Powell, moglie del suo consigliere per gli Affari esteri Charles Powell, che l’ha vestita per anni, e che ha organizzato la visita in Vaticano qualche anno fa per incontrare Ratzinger.

    Jews - Forse perché si sentiva outsider anche lei, forse perché suo padre politico era l’ashkenazi Sir Keith Joseph, la metodista Thatcher si circondava di ministri, amici e consiglieri dalle radici ebraiche. Già a partire dal suo primo governo nel 1979, diede l’incarico ministeriale a sette ebrei, compreso il capo di gabinetto David Wolfson. Successivamente, il cancelliere Sir Nigel Lawson e il ministro dell’Interno Sir Leon Brittan furono figure chiave dei suoi governi. Si diceva che gli ebrei “non erano solo il popolo eletto da Dio, ma anche il popolo eletto della Thatcher”. Piccante la battuta del vecchio leader conservatore, l’aristocratico Sir Harold Macmillan: “Ai miei tempi, il governo tory era pieno di ‘Old Etonians’: ormai sono tutti ‘Old Estonians’ (ebrei scappati dall’Estonia)”.

    Kindness - In questi giorni, la canzone dal musical “Mago di Oz”, “Ding Dong, the Witch is Dead”, si canta nelle strade di alcune città britanniche. Ma chiunque abbia mai lavorato con lei, ricorda l’empatia e la generosità nei confronti di chi aveva bisogna di consolazione della Thatcher. Persino Tony Benn nota in uno dei suoi diari che ai funerali di un suo collega dell’ala sinistra del Partito laburista, Eric Heffer, non solo la “strega” si presentò, ma quando Benn la ringraziò, lei scoppiò a piangere: “E’ sempre una tragedia quando muore un politico con delle convinzioni solide”, disse.

    Lips - Celebre è la battuta di François Mitterrand: “Ha le labbra di Marilyn Monroe e gli occhi di Caligola”. La Thatcher sapeva incutere terrore con lo sguardo freddo, ma il più delle volte sapeva civettare benissimo, spesso con del bel rossetto rosso sulle labbra.

    Morality - La leggenda metropolitana vuole che la Lady di Ferro fosse bacchettona. Ma non solo ha sposato felicemente un uomo divorziato nel 1955 (quando faceva ancora scalpore), ma non ha mai inveito contro i suoi ministri, deputati o assistenti quando si sono trovati in imbarazzo per fatti piccanti che riguardavano la loro vita privata. Fu il suo successore John Major, piuttosto, ad avere la pessima idea di lanciare la campagna moralizzatrice “Back to Basics” nel 1995, un errore che la Thatcher non avrebbe mai fatto.

    Negotiations - Non era sempre così inflessibile nel non trattare con gli avversari: come nel caso dell’Ira e dell’Anc, anche con i minatori la Thatcher seppe trattare, quando era politicamente conveniente. Nel 1981, il sindacato dei minatori minacciò uno sciopero troppo forte da contrastare, e la Thatcher cedette alle pretese degli scioperanti. La volta successiva, quando sapeva di avere le forze giuste, fece guerra totale al leader Arthur Scargill.

    Overseas - La Thatcher non amava molto andare all’estero, non tanto per scarsa curiosità ma perché ci voleva troppo tempo, che si poteva impiegare meglio in patria. Mandava volentieri i suoi ministri al suo posto. Trovava poi i capi stranieri talmente esasperanti che preferiva non doverci trattare di persona.

    Penny - E’ la moneta di base del sistema sterlina, che fino al 1969 era grande quanto un dollaro d’argento con la Britannia seduta su un leone con lo scudo portante l’Union Jack. Quando la Thatcher inveiva contro “i burocrati di Bruxelles, “I won’t give you one penny more”, non pensava a quei miseri penny odierni (detti ormai “p”) ma a quei magnifici pezzi storici denominati ufficialmente con la “d”, come denarius, dal latino.

    Queen - Spesso si vocifera dei rapporti tesi tra le due first lady britanniche degli anni Ottanta. In realtà non è mai trapelato nulla che dimostri la presunta antipatia, perché Elisabetta, come la Monica Vitti ne “La ragazza con la pistola” di Mario Monicelli, è “un pezzo di mammo”, e quindi non si sa. E’ probabile che la sovrana le avesse consigliato cautela con i minatori nel 1983, ed è quasi sicuro che, quale capo del Commonwealth, le avrà anche ricordato di non spezzare il consenso dei cinquanta e passa stati indipendenti opponendosi all’Apartheid in Sudafrica. Per mettere fine a ogni malinteso, Elisabetta e il marito Filippo saranno presenti ai funerali, un omaggio personale quasi senza precedenti. Un certo timore reverenziale nei confronti della monarca l’aveva la Thatcher, che amava farle una riverenza profonda. Si racconta che a un ricevimento a Buckingham Palace la premier si era presentata con un abbigliamento pressoché identico a quello della regina: la Thatcher allora mandò un suo assistente a chiedere al ciambellano della regina se fosse il caso di tornare a casa a cambiarsi subito. “Ma non si preoccupi”, fu la risposta, “la regina non prende mai nota di ciò che indossano i suoi sudditi”.

    Railways - Alcuni settori sono rimasti in mano allo stato: la Sanità, le Poste e le Ferrovie. Avendo intuito ciò che avrebbe accettato il popolo, la Thatcher calcolò che le Railways andavano lasciate allo stato, anche perché era troppo complicato privatizzarle. Ci ha provato il successore Major, con pessimi risultati.

    Society - Una delle più grandi bugie raccontate a sue spese era che non avesse una “social conscience”, che se ne fregasse dei meno abbienti. La frase a lei attribuita “there is no such thing as society” era in realtà la prima parte di una frase che continuava così: “Ma ci sono uomini e donne di buona volontà, e degli enti volontari e caritatevoli che dimostrano la solidarietà e l’amore per il prossimo”. Il famoso concetto dei “piccoli plotoni” del suo eroe ideologico Edmund Burke sul volontarismo, che rimane al cuore della classica ideologia conservatrice.

    Terrorism - Nota per aver “lasciato morire Bobby Sands” e gli altri scioperanti dell’Ira, in realtà la Thatcher aveva un atteggiamento molto più flessibile nei confronti degli attori politici violenti. Non solo aveva firmato i coraggiosi Accordi di Hillsborough nel 1985 (che davano per la prima volta voce in capitolo al governo di Dublino negli affari del nord), ma teneva aperti canali riservati di negoziato con quelli dell’Ira, che pensavano fosse meglio far morire i propri bravi piuttosto che scendere a patti con l’odiata Thatcher.

    Underwear - Uno dei modi con cui la Thatcher ha voluto dimostrare di essere “come le altre donne” è stato nella scelta della biancheria intima. Nonostante suo marito fosse un uomo piuttosto ricco, e il suo stipendio da leader della nazione le permettesse ben altra qualità di lingerie, ha sempre voluto comprarsi tutto da Marks & Spencers, il magazzino delle casalinghe (al contrario della sovrana, che essendo una maggiorata e avendo bisogno di biancheria speciale, si serve presso la prestigiosa Rigby & Peller).

    Valour - Recita la massima shakespeariana: “Discretion is the Better Part of Valour” (la discrezione è il tratto migliore del valore), ma anche in questo la Thatcher ha voluto fare il contrario. “For Valour” è la lapidaria iscrizione sulla Victoria Cross, la massima onorificenza militare britannica e del Commonwealth. Lei ha sempre voluto associarsi a quei valori di coraggio estremo.

    Whips - Nel sistema parlamentare di Westminster, i capigruppo di ogni partito sono assistiti dai “whips” – le fruste – dei funzionari che, forti dei poteri punitivi nei confronti dei deputati ribelli, sono temutissimi, anche dal premier del momento. Durante i tre governi della Thatcher, l’unica volta nella storia parlamentare britannica, i whips avevano paura di lei, non viceversa.

    XXX - Nel 1982, la Thatcher creò Channel Four, seconda rete tv commerciale, con una costituzione autonoma rispetto alla Bbc, per “essere creativi”. E’ diventata da subito la rete favorita dei radical chic, di tutti quelli che detestavano la sua politica. Lo storico Paul Johnson ha bollato il direttore generale di Channel Four “Pornographer in Chief” della nazione. Contenuti XXX e antithatcheriani? Margaret se ne infischiava: è la libertà di espressione, bellezza.

    Youth - La Thatcher non ha mai avuto empatia con i giovani, fatta eccezione per il figlio Mark (ma non per la sorella gemella Carole, che trattava male). Ma ha fatto da talent scout nel 1984 quando un sedicenne “Young Conservative” di nome William Hague fece un discorso al congresso annuale di partito. Le piacque molto, e lo prese sotto la sua ala. Oggi Hague è ministro degli Esteri.

    Zimbabwe – Uno dei primi trionfi di politica estera furono gli accordi di Lancaster House, che nel 1980 diedero l’indipendenza allo stato “ribelle”: la Thatcher scese a patti con il leader indipendentista marxista Robert Mugabe, con il quale aveva un cordiale e realista rapporto lavorativo. Lui ha sempre apprezzato la chiarezza con la quale lei – una principiante sugli affari esteri all’epoca – seppe coordinare un equo accordo diplomatico bilaterale fra Londra e Harare.