Il giorno del debutto

La lista Monti mette le carte in tavola, e trova una sinistra curiosa

Alessandra Sardoni

Ci sarà un segnale di attenzione di Mario Monti al movimento di Luca di Montezemolo e Andrea Riccardi che ne hanno fatto il suo brand? Gira intorno a interrogativi così la vigilia dell’evento lungamente preparato da ItaliaFutura, le Acli, il segretario della Cisl Bonanni, piccoli think tank liberisti e insomma quella che si può definire la società civile tendenzialmente centrista, ma diversa da Casini. I numerosi retroscena che davano Monti improvvisamente tentato da candidatura e lista – a prescindere dalla verosimiglianza e dalle convenienze del suddetto (in pole position per qualunque ruolo) – hanno riacceso le speranze dei firmatari del Manifesto “Verso la Terza Repubblica” che oggi alle 15 si riuniranno negli Studios cinematografici ex De Paolis a Roma

    Roma. Ci sarà un segnale di attenzione di Mario Monti al movimento di Luca di Montezemolo e Andrea Riccardi che ne hanno fatto il suo brand? Gira intorno a interrogativi così la vigilia dell’evento lungamente preparato da ItaliaFutura, le Acli, il segretario della Cisl Bonanni, piccoli think tank liberisti e insomma quella che si può definire la società civile tendenzialmente centrista, ma diversa da Casini. I numerosi retroscena che davano Monti improvvisamente tentato da candidatura e lista – a prescindere dalla verosimiglianza e dalle convenienze del suddetto (in pole position per qualunque ruolo) – hanno riacceso le speranze dei firmatari del Manifesto “Verso la Terza Repubblica” che oggi alle 15 si riuniranno negli Studios cinematografici ex De Paolis a Roma: l’idea che Monti invii una qualche forma di messaggio, sia pure tenendosi sulle generali. La questione del resto era “under consideration” a Palazzo Chigi, intorno alle 17, proprio mentre il presidente del Consiglio e i presidenti delle Camere varcavano il portone del Quirinale per trovare la quadra sulla data delle elezioni. E se la quadra sarà trovata sul 10 marzo, indicato in serata dal Quirinale come “data appropriata” per le regionali, ciò che per ora è stato solo ipotesi potrebbe iniziare a chiarirsi.

    A prescindere dalle scelte dell’interessato, come è noto resta il montismo la frontiera, il contenuto sul quale si orienta la galassia dei cattolici che si riconosce nelle Acli e nel ministro fondatore della comunità di Sant’Egidio. Ed è sul montismo che il movimento in procinto di diventare lista si confronta e si intreccia anche con l’ala liberal e veltroniana del Pd. E con cattolici come Dario Franceschini che sul Foglio di ieri lanciava appelli inclusivi a Montezemolo. Un territorio tutto da esplorare a cominciare dalle presenze targate Pd in platea quando lo scrittore Edoardo Nesi darà la parola a LCdM aprendo la giornata evento (Riccardi concluderà). Ci saranno in primo luogo i veltroniani diventati renziani come Stefano Ceccanti, Paolo Gentiloni, Giorgio Tonini. Tutti malinconicamente convinti che quella Cosa, quel mix di cattolici e liberal, “doveva essere fatta dentro il Pd”. (segue dalla prima pagina)
    “Le Acli – dice Ceccanti – si erano sempre divise tra Margherita e Ds e ora stanno fuori dal Pd, e per la prima volta al posto loro abbiamo Diliberto”. Paolo Gentiloni dichiara per Montezemolo & C. “attenzione e simpatia” e sogna “un’area centrale a due cifre che possa trasformarsi in un alleato del Pd”. Per Walter Verini, “Verso la Terza Repubblica” è un bacino perfino più interessante dell’Udc, “ha un’accezione sociale” non di ceto politico in senso stretto. Ma non è solo questione di dichiarazioni e di commenti. Ci sono i rapporti personali, quello ottimo di Veltroni con Riccardi fin dai tempi del Campidoglio. E poi le affinità che collegano accademici e intellettuali dell’area renziana del Pd con quella di ItaliaFutura. Grattando appena la superficie, si scoprono poi gli ottimi rapporti tra Andrea Romano e i renziani Francesco Clementi e Giuliano da Empoli. Tutto segnala che i lavori sono in corso e che i laboratori sono fluidi, anzi liquidi. Liquidità peraltro amplificata dal problema destinato a emergere, in tutta la sua evidenza plastica, dagli interventi di oggi pomeriggio: l’assenza del leader, del volto, del nome.

    L’argomento usato anche in tv dagli esponenti di ItaliaFutura per ridare conto dell’assenza è che si tratta di società civile, di un movimento che parte dal basso. Ma che si tratti del vero punto debole è ammissione frequente off the record. “Montezemolo ha rinunciato a rivendicare la leadership e l’eventuale candidatura a premier per generosità” ha detto a La7 Andrea Romano. Quasi sicuro invece, sostengono i firmatari del Manifesto, che LCdM si candidi in Parlamento, presumibilmente al Senato. Ma l’idea che al posto del “chi” ci sia un “cosa” cioè l’agenda Monti non convince quanto a efficacia. E Corrado Passera? Negli studios ex De Paolis che ospitano la convention il ministro non ci sarà perché – dicono in zona ItaliaFutura – “è uno che vuole fare il mazziere, non si fida se le carte le danno altri”, mentre lo staff spiega che è stato invitato ma preferisce non partecipare alla nascita di un movimento legato a forze politiche già esistenti. “Chiediamo a Monti il massimo endorsement possibile senza esserci”, dice Piercamillo Falasca, alla testa della piccola ma agguerrita associazione ultraliberista Zeropositivo. E’ forse la frase più significativa del pomeriggio di Montezemolo.