Un futuro vegetariano e lillipuziano

Redazione

Vi ricordate la storiella del villico disperato perché il somaro gli era morto proprio quando aveva imparato a non mangiare? A ricordarcela irresistibilmente è il divulgatore scientifico Pierre Barthélémy, che nel suo blog sul Monde, due giorni fa, ha rilanciato (criticamente, va detto) la bella pensata dei filosofi eticisti S. Matthew Liao, americano, Anders Sandberg e Rebecca Roache, inglesi. Sull’ultimo numero della rivista Ethics, Policy and the Environment, i tre hanno offerto la loro ricetta per mettere fine al vorticoso consumo di risorse del pianeta.

    Vi ricordate la storiella del villico disperato perché il somaro gli era morto proprio quando aveva imparato a non mangiare? A ricordarcela irresistibilmente è il divulgatore scientifico Pierre Barthélémy, che nel suo blog sul Monde, due giorni fa, ha rilanciato (criticamente, va detto) la bella pensata dei filosofi eticisti S. Matthew Liao, americano, Anders Sandberg e Rebecca Roache, inglesi. Sull’ultimo numero della rivista Ethics, Policy and the Environment, i tre hanno offerto la loro ricetta per mettere fine al vorticoso consumo di risorse del pianeta, dato che, a loro avviso, a poco  servono le politiche di risparmio messe in campo fino a oggi per contenere il riscaldamento globale. Si tratta nientemeno che di modificare geneticamente gli esseri umani, in modo che abbiano la possibilità di vivere con meno cibo – soprattutto meno carne rossa, e all’uopo si potrebbe indurre artificialmente una forma di intolleranza – e meno acqua. L’idea, in breve, è di ottenere individui più piccoli attraverso la fecondazione in vitro (“selezionando con la diagnosi preimpianto gli embrioni geneticamente destinati a diventare adulti di piccola taglia”), in modo che a esseri meno ingombranti corrispondano cospicui risparmi di alimenti, di carburante, di risorse idriche, di stoffa per i vestiti…

    Confessiamo di aver pensato a uno scherzo, e non abbiamo del tutto escluso che, alla fine, i tre filosofi si rivelino buontemponi in vena di facezie, così come la loro proposta di programmare umani a basso consumo, manco fossero lampadine, un’esca per gonzi. Certo è che il blogger del Monde, per quanto costernato e del tutto contrario all’ipotesi alla Huxley, un certo credito di fattibilità glielo dà, e immagina un’“umanità vegetariana lillipuziana” che “si nutrirà di un vasetto di yogurt, vivrà in una casa di bambole, berrà meno, farà meno pipì, farà meno di tutto”.  I tre filosofi auspicano anche “trattamenti ormonali destinati a suscitare empatia e comportamenti altruistici”, per esempio aumentando l’ossitocina nell’organismo, e simili amenità. Sul blog di Barthélémy i commenti si moltiplicano, ed è raro che la proposta non sia presa sul serio. C’è pure chi chiama in causa Darwin e ipotizza un aiutino all’evoluzione per resistere al global warming. Ma c’è anche chi, per fortuna, dice che, più del riscaldamento globale, teme “la stupidità diffusa anche tra gli scienziati”.