Così il Cio ha instaurato a Londra il regime del Terrore olimpico

William Ward

Non è da tutti, soprattutto in Europa, vantare nel proprio passato l’assenza totale di regimi totalitari. Per questo i britannici sono molto orgogliosi delle loro secolari tradizioni liberaldemocratiche e – forse a ragione – intravedono in Bruxelles e Unione europea una sorta di nuovo Reich. Tale ipersensibilità si doveva scontrare per forza con il grande circo degli imminenti Giochi, tanto che a Londra è evidente come il grande sogno olimpico si stia rivelando un incubo totalitario. In perfetto stile inglese, si era cominciato a esorcizzare la trasformazione della città con l’ironia, ma ora l’insofferenza per la militarizzazione della City non fa ridere nessuno.

    Non è da tutti, soprattutto in Europa, vantare nel proprio passato l’assenza totale di regimi totalitari. Per questo i britannici sono molto orgogliosi delle loro secolari tradizioni liberaldemocratiche e – forse a ragione – intravedono in Bruxelles e Unione europea una sorta di nuovo Reich. Tale ipersensibilità si doveva scontrare per forza con il grande circo degli imminenti Giochi, tanto che a Londra è evidente come il grande sogno olimpico si stia rivelando un incubo totalitario. In perfetto stile inglese, si era cominciato a esorcizzare la trasformazione della città con l’ironia, ma ora l’insofferenza per la militarizzazione della City non fa ridere nessuno: truppe e uomini della sicurezza dappertutto, elicotteri e furgoni, la nave più grande della Royal Navy, la HMS Ocean, che vigila sulla città, fino alle postazioni antiaeree sui tetti dei palazzi più alti.

    Le corsie degli autobus e dei taxi sono state “sequestrate” e trasformate in “Official Olympic Lanes”, riservate cioè (pena forti ammende) a tutti i membri della “famiglia olimpica” – irritante eufemismo che significa che le limousine dei dirigenti delle principali aziende multinazionali sponsor di Londra 2012, dalla McDonald’s alla Dow Chemical, quelle che scorrazzano mogli, amanti, wags, figli e amici ora hanno la priorità assoluta sul traffico normale per le prossime tre settimane. I londinesi hanno prontamente ribattezzato queste corsie “Zil Lanes”, in onore alle auto blu del regime sovietico, che avevano una corsa riservata solo per i membri del partito. Persino il simbolo olimpionico, che orgoglioso e gigante pende sull’iconico Ponte della Torre e alla stazione St Pancras International, è un simbolo iperprotetto: il Comitato olimpico ha ingaggiato trecento agenti speciali sparsi in tutto il paese che vigilano sull’uso abusivo dei cinque cerchi e delle locuzioni “London 2012”, “Olympic” e “Games”.

    Un macellaio nella contea di Dorset aveva addobbato la sua vetrina disegnando i cerchi olimpici con delle salsicce: è stato multato, sorte simile a quella di Joy Tomkins, una signora 81enne che aveva ricamato la scritta “London 2012” sul vestito di una bambola che vendeva alla festa della parrocchia per beneficenza: lei è stata soltanto avvertita, alla prossima scatterà la multa. Il noto coreografo David Bintley aveva intitolato un suo nuovo spettacolo per il Regio Teatro di Birmingham “Faster, Higher, Stronger”, ma appena sono state stampate le locandine ha ricevuto una chiamata dal Comitato olimpico che gli ordinava di cambiare il titolo, dal momento che il suo era un plagio del motto ufficiale del Cio, “Citius, Altius, Fortius”. Il nuovo regime di Terrore olimpionico sorveglia anche il non corretto impiego dei logo degli sponsor (“Brand Fascism”, dicono a Londra): la Adidas ha chiesto e ottenuto che nessuno degli atleti o dei volontari che verranno ripresi dalle tv nei prossimi venti giorni possano indossare scarpe sportive di altre marche in pubblico. Cosa che si potrebbe forse capire se Adidas regalasse le scarpe ai volontari, che invece sono costretti a comprarsele personalmente. La McDonald’s (che ha creato all’interno del villaggio olimpico la sua più grande succursale al mondo) ha preteso che nessun altro tipo di patatine (nemmeno quelle artigianali degli storici fish & chips shops) sia venduto in un raggio di due miglia dalla “Olympic Zone”, a Stratford, est di Londra. E poco importa che gli sponsor abbiano contribuito con appena un miliardo e centomila sterline (contro i dieci miliardi dei contribuenti inglesi) per organizzare i Giochi: a loro tutto (o quasi) è permesso, agli altri no (si è arrivati a impedire alle 75.000 piccole e grandi aziende che hanno partecipato alla costruzione logisitica dell’evento di pubblicizzare la cosa per i prossimi dodici anni).

    Media e cittadini inglesi sono indignati, ma fino alla conclusione dei Giochi devono stare buoni: sarà il Cio a dettare le regole di vita per le prossime tre settimane. Finché è permesso, si fa ironia sulla pomposa cerimonia della fiamma olimpica, portata in giro per il paese dai tedofori: molti fanno notare che questa prassi fu inventata da Hitler per l’Olimpiade di Berlino nel 1936. A sfottere la torcia ci hanno pensato Patsy e Edina, le due star di una famosa sitcom della Bbc, “Absolutely Fabulous”: hanno sequestrato la preziosa fiamma, e si sono fatte immortalare mentre ci accendono le loro sigarette. Eresia. E forse una multa olimpionica in arrivo.