Controriforme

Amici interessati

Francesco Agnoli

I cattolici tornano in politica? In che modo, con quali obiettivi? Se ne discuteva prima che i partiti esalassero gli ultimi respiri e prima che il movimento di Grillo divenisse, stando ai sondaggi, così forte. Se ne discute a maggior ragione ora, che rimane da colmare un vuoto, in cui si vuole infilare, per dirne una, il mondo che fa capo a Repubblica e all’ingegner De Benedetti.
Qualcosa di nuovo, forse, lo auspicano anche certi poteri, come quelli rappresentati dal Corriere della Sera.

    I cattolici tornano in politica? In che modo, con quali obiettivi? Se ne discuteva prima che i partiti esalassero gli ultimi respiri e prima che il movimento di Grillo divenisse, stando ai sondaggi, così forte. Se ne discute a maggior ragione ora, che rimane da colmare un vuoto, in cui si vuole infilare, per dirne una, il mondo che fa capo a Repubblica e all’ingegner De Benedetti. Qualcosa di nuovo, forse, lo auspicano anche certi poteri, come quelli rappresentati dal Corriere della Sera. Questo giornale, con il suo direttore Ferruccio de Bortoli, sta svolgendo da tempo la funzione di levatrice: accompagna e guida, o tenta di guidare, nella direzione voluta, il nuovo soggetto ormai imminente. Con una certa, se ci è permesso, leggerezza elefantiaca che ha spinto per esempio Assuntina Morresi, recentemente, ad invitare il Corrierone a farsi i fatti suoi, ché i cattolici non hanno bisogno del tutore, tanto più se interessato.

    Quali sono le mosse del Corriere? Anzitutto il giornale di Via Solferino agisce ormai da tempo in una direzione: abbattere il governo di Formigoni in Lombardia (e nel contempo far naufragare la possibilità che Formigoni diventi un leader del futuro centrodestra post berlusconiano).
    Per farlo si ricorre a tutto. Lusi, Penati, Vendola, Errani, e tutti i governatori e politici colpiti da scandali, sembrano interessare ben poco: il fuoco è puntato quasi esclusivamente sul politico ciellino, con l’intento di screditare sia lui che l’intero movimento di cui è membro (non capo, né ideologo, né “profeta”). Eppure, se osserviamo con un po’ di obiettività i fatti, risulterebbe un po’ difficile credere che il problema dell’Italia sia oggi la regione meglio amministrata del paese!
    Ma Formigoni va spazzato via, se possibile, lo ripeto, infangando un movimento cattolico che ha, agli occhi di un certo mondo laicista, gravissime colpe: quella ad esempio di non essere fatto di cattolici da segrestia. I ciellini, infatti, e lo dico da esterno, sono uomini come gli altri, e per questo non immuni dal peccato né originale né personale (come invece gli immacolati gruppi di potere che stanno dietro a Corriere e a Repubblica). Però sono anche persone, molto spesso, che incarnano un cattolicesimo vitale, attivo in politica, nel sociale, in campo professionale ecc. Non possano vantare solo politici influenti, come Formigoni o Lupi, ma, per esempio, anche astrofisici di fama mondiale come Marco Bersanelli, riviste di valore come Tempi e Tracce, medici e professionisti di prim’ordine, organizzazioni di volontariato come il Banco alimentare e l’Avsi, scuole e cooperative… La loro forza politica e la loro forza culturale infastidiscono coloro che si ritengono, illuministicamente, detentori del potere e della conoscenza, e che quando può servire amano scagliarsi contro alcuni tipici difetti dei movimenti, anche ecclesiali, fingendo di non essere essi stessi per primi parte di élite economiche, lobbistiche o quant’altro, chiuse, autoreferenziali e senza alcuna legittimazione popolare.

    Via Solferino e la corte al cardinal Scola
    La volontà di radere al suolo, con una campagna di stampa infamante, Formigoni e anche il mondo che lo sostiene, non solo dal governo della Lombardia, ma dalla politica in generale, fa il paio con la corte spietata che il Corriere fa al cardinale Angelo Scola, eminente uomo di chiesa e di cultura, che ha momentaneamente sostituito vecchi amici come don Verzé e il cardinale Martini, per anni vezzeggiati e coccolati per le loro posizioni palesemente eterodosse, antiromane e non cristiane. Per questo fa un po’ specie vedere il cardinal Scola intervistato dal Corriere, invitato nella sede del quotidiano, spinto, quasi, oserei dire, a prendere anch’egli le distanze, in modo pubblico, da Cl. Ora, infatti, se è vero che Scola fa molto bene a togliersi di dosso l’etichetta di ciellino, quasi fosse il vescovo solo di alcuni e non di altri, è anche vero che forse farsi suggerire troppo certe prese di posizione da taluni ambienti di potere può essere molto pericoloso. In fondo, la prefazione di Ferruccio de Bortoli all’ultimo libro del cardinale, “Famiglia, risorsa decisiva”, come pure qualche altro favorevole occhieggiamento, non servirà gran che alla conversione dei milanesi alle virtù familiari che il Corriere, quando può, combatte, in modo suadente e mellifluo. Oltre ad attaccare Formigoni, cercando una sponda involontaria, ma forse ingenua, nel cardinale di Milano, il Corriere, come si accennava, vorrebbe farsi tutore e garante del prossimo partito dei cattolici (o quello che sarà). Per questo, sapientemente, dà spazio a personalità cattoliche, con una solo clausola: che imparino a prendere le distanze, in qualche modo più o meno chiaro, dai “principi non negoziabili”. Il messaggio, per quanto cifrato, è chiaro: noi vi diamo spazio, ma se e solo se imparate a dire, su certi temi, quello che vogliamo noi. Cosa pensi il Corriere sui valori non negoziabili è facile capirlo ricordando la sua posizione su legge 194, legge 40, matrimoni gay ecc. Quanto all’attenzione per i più deboli e poveri, altro principio carissimo ai cattolici, beh, forse il salotto miliardario del Corriere ha, anche in questo caso, altri interessi e altre vedute.